// di Francesco Cataldo Verrina //
Un disco dove tutte le composizioni hanno lo stesso titolo, ossia «Bugiardi» differenziate da un numero progressivo, nello specifico da 1 a 11, aspira di certo ad essere un concept originale, almeno nella sua rappresentazione estetica e formale. In verità, «Bugiardi» di Gaetano Duca, giovane chitarrista e compositore di talento, è un una sorta di avvincente racconto sonoro in undici capitoli, legati dall’affiatamento di validi musicisti che interagiscono sul terreno di una fusion jazz a larghe maglie. Per l’occasione il quartetto di base, Gaetano Duca and Friends, è stato ampliato da una robusta brass section e da alcune proficue special guest.
Dalla confluenza di anime ed esperienze differenti nasce album che si sostanzia attraverso un meticciato sonoro fatto di stili molteplici, i quali agiscono sul piano inclinato di uno smooth jazz locupletato da impennate funkified e da rifinite improvvisazioni jazzistiche, dove piccole tentazioni jazz-rock si vaporizzano in un habitat creativo nel quale pullulano sonorità soulful ricche di melodia, sicuramente frutto del background dei vari strumentisti coinvolti nel progetto. in qualche maniera essi incarnano al contempo l’anima siciliana e partenopea, nonché la magmaticità dell’Etna ed il sopito borbottio del Vesuvio. Detto in soldoni, Gaetano Duca si è avvalso del sostegno di un ottimo ensemble: Dario Paolo Picone piano e tastiere, Gaetano Diodato basso elettrico, Mario Nasello contrabbasso, Vittorio Riva Nico, Roccamo e Cristian Falzone batteria, Santino Montesano voce solista, Enzo Tamburello sax alto e tenore, Filippo Piscitello tromba e Tonino Piscitello trombone.
L’opener «Bugiardi 1» è un ottimo esempio di fusion leggera dal sapore anni Ottanta, che ricorda vagamente i Mezzoforte, a metà strada tra smooth jazz e urban-funk. «Bugiardi 2» possiede i tratti somatici di una ballata mid-range progressiva, spalmata su una piattaforma soulful dall’andamento itinerante, dove la chitarra intarsia piacevoli melodie fornendo un fluido contrappunto armonico ai fiati. «Bugiardi 3» ha un imprinting più rock che rimanda ai Weather Report: la struttura ritmico-armonica appare tesa e insistente ed il modulo espressivo della chitarra tagliente e deciso. «Bugiardi 4» approda quasi sul confine di un crossover-funk, vicino alla disco dei primi anni Ottanta, con un groove magnificato dai brevi ed ostinati riff della sezione fiati, mentre la chitarra del band-leader guarda altrove scompaginando il ripetitivo flirt tra i brass e la sezione ritmica. «Bugiardi 5» è un’intensa soul-pop song interpretata da Santino Montesano con voce «nera» e graffiante.
«Bugiardi 6» diventa la vetrina perfetta per la chitarra, la quale si misura su un terreno decisamente più fusion, a metà via tra Pat Metheny e Bill Frisell. «Bugiardi 7» è l’apoteosi dello smooth, dove tutto il convoglio procede in maniera rilassata, quasi ambient, bypassando gli strappi scattosi dei fiati. «Bugiardi 8» assume le caratteristiche di un commento sonoro cinematografico, discorsivo e dilatato, su cui chitarra e pianoforte riversano fiumi di melodia a presa rapida. «Bugiardi 9» è un ruvido poema funkified magnificato dalla brass section, a cui le corde di Gaetano Duca fanno da linea guida. «Bugiardi 10» è un altro modello ben compilato di jazz fusion con la chitarra che agisce sempre da protagonista. In conclusione «Bugiardi 11», rappresenta sicuramente uno dei momenti più suggestivi dell’intero concept, forte di un impianto melodico pungente, intrigante e con un elevato gradiente di «cantabilita».
«Bugiardi» di Gaetano Duca, registrato tra Napoli ed Enna, è un album che guarda di tanto in tanto nello specchietto retrovisore, versando qualche piccolo tributo, con ritenuta d’acconto, nelle casse della tradizione jazz-fusion, ma con uno sguardo sempre teso verso la contemporaneità della musica, attraverso un suono nitido e di forte impatto emotivo ed aurale, tra sensi e fisicità, capace di vellicare perfino il palato dell’audiofilo più esigente.
