// di Kater Pink //
È finalmente disponibile intutti gli store digitali e sulle piattaforme di streaming ‘IN A BAROQUE MOOD’, il nuovo album del pianista e compositore Massimo Carrieri, prodotto da Sergio Cossu per l’etichetta Blue Serge. Il disco, registrato e mixato presso il Sorriso Studios di Bari, racchiude la rivisitazione in chiave moderna di otto composizioni, di Claudio Monteverdi, Cipriano de Rore, Georg Friedrich Händel, Tarquinio Merula, due di Henry Purcell e due di Johann Sebastian Bach. “E’ un disco che avevo in mente di fare da tempo” – spiega il musicista– “E’ un progetto che nasce dal desiderio di coniugare i due percorsi musicali che maggiormente hanno condizionato la mia attività artistica: il primo in età giovanile, vicina per studi ed esperienze al mondoclassico, il secondo maturato successivamente, in cui mi sono avvicinato alle “altre musiche”, al jazz e alla musica improvvisata.
Un trait d’union quindi tra passato e presente.Due mondi apparentemente lontani che in realtà convergono in diversi punti, uno su tutti la prassi improvvisativa, abilità già in uso nella musica antica e che in questi spartiti trova ampio spazio di fusione con la modernità”. E aggiunge: “Sulla base di questo presupposto ho registrato alcuni titoli di compositori di età barocca e tardo rinascimentalee li ho interpretati secondo una mia visione, influenzata da sonorità e soluzioni di stampo prettamente jazzistico, cercando comunque di rimanere sempre equilibrato e rispettoso tra la partitura originale e il mio apporto ‘contemporaneo’”. A impreziosire il progetto c’è un cameo del trombettista Giovanni Falzonein “Canzonetta spirituale sopra alla nanna” di Tarquinio Merula (traccia n.8), che contribuisce a creare un flusso di note tra gli spazi di una melodia rarefatta e avvolta in un’atmosfera decisamente mistica.
“IN A BAROQUE MOOD”
1) Lascia ch’io pianga (G. F. Händel) 4:22
Celebre aria tra le più apprezzate e conosciute del periodo barocco. Una melodia dolce e riconoscibile che trova il suo punto di forza nella semplicità, qui lasciata volutamente esprimere in tutta la sua leggerezza con un’interpretazione piuttosto fedele all’originale. Piccoli interventi armonici, l’aggiunta di qualche “tensione” e una libera improvvisazione sul tema, la avvicinano a sonorità più moderne e la rendono particolarmente godibile.
2) Preludio II in Do min – Impro (J. S. Bach) 3:18
La musica di Bach non ha bisogno di presentazioni. Nel suo DNA vive un codice che la rende universale, moderna, aperta. In questa interpretazione del celebre preludio non si è andati a riprodurlo come regola vuole (non avrebbe avuto senso, visto le innumerevoli eccellenti esecuzioni già disponibili) bensì lo si è preso in prestito per una libera improvvisazione nella quale si sono mantenuti l’armonia di base (già potente di suo), l’enfatizzazione di note caratterizzanti, il movimento della melodia dettata dai “voicing” e della linea di basso. Un composizione caratterizzata da un certo dinamismo ritmico, qui messo ancor più in evidenza dalla scelta di scomporre la cellula originale che diventa spunto per il materiale improvvisativo, mostrando di fatto la versatilità di questa geniale partitura.
3) Ancor che col partire (C. de Rore) 3:50
In origine un madrigale a 4 voci, nel processo di elaborazione lo si è adattato per solo pianoforte, eliminando il testo e aggiungendovi una breve introduzione. Il brano è stato quindi riarmonizzato avvicinandolo a sonorità più prettamente jazzistiche e contemporanee, con un’interpretazione in stile “rubato”. La melodia si arricchisce di abbellimenti e note di “contorno” ed è a volte supportata da accordi in stile “jazz ballad”, in una rivisitazione che rimanda alla grande lezione di Bill Evans.
4) Music for a While (H. Purcell) 5:06
“Music For a While” è un’aria per voce (di solito soprano o tenore), clavicembalo e viola da gamba.
Basata su uno schema ripetuto, la melodia è sostenuta da una linea di basso ascendente alla quale, in questa rivisitazione, è bastato aggiungere un leggero tocco “swing” per fargli assumere le connotazioni di un vero e proprio “walking bass” (classica tecnica del contrabbasso jazz). Muovendosi su armonie già di per sé moderne, la melodia viene a tratti armonizzata per ”block chord”, che con l’aggiunta di leggere tensioni, un andamento tipicamente swing e l’assolo dai richiami be-bop, la avvicinano di fatto a sonorità più mainstream.
5) Sì dolce è il tormento (C. Monteverdi) 4:04
Celebre aria per soprano e basso continuo, dove note e parole convivono in simbiosi perfetta. In termini moderni la si potrebbe definire una “canzone” vera e propria, scritta nella classica forma A-A-B-A.
L’alternarsi degli accordi, ora maggiori, ora minori, genera una linea armonica rarefatta e sospesa, una rivisitazione pianistica che seppur liberata dal testo, mantiene quasi inalterato l’impianto originale. Il brano ha dalle connotazioni a tratti volutamente “pop”, così come fu probabilmente pensata all’epoca.
6) Lamento di Didone (H. Purcell) 5:26
Il “Lamento di Didone” è senza dubbio una delle più belle ed emozionanti pagine della storia della musica, qui trattato con il tutto dovuto rispetto, che certe partiture ispirano.
Melodia e armonia sono state volutamente lasciate intatte nella loro piena liricità e potenza emotiva, cercando nella nuova versione pianistica la stessa forza dell’impianto originale. Il tessuto armonico rigoroso e ostinato impiantato nella tonalità minore, la melodia struggente e delicata, ben si prestano, senza particolari aggiunte o artifici, alla natura romantica del pianoforte che come fosse una voce ne riproduce l’animo e le inquietudini interiori.
7) Preludio XII in Fa min – Impro (J. S. Bach) 3:53
Come nel brano precedente, l’approccio a questo preludio è consistito nello scavarne le potenzialità e riproporlo in una chiave di lettura differente. Il tessuto armonico è così ricco di risonanze, ritardi e accordi alterati che non necessita di particolari interventi; si è cercato piuttosto un lavoro di sottrazione che esaltasse l’architettura della composizione bachiana. Il ricco materiale a disposizione diventa linfa vitale per una esecuzione estemporanea in cui abbandonarsi al flusso naturale delle note; l’uso del pedale ne enfatizza le dissonanze e amplifica la suggestione, complice la tonalità minore che ne sottolinea l’ambientazione intima e notturna.
8) Canzonetta spirituale sopra alla nanna (T. Merula) – feat. Giovanni Falzone
8:33
Come si evince dal titolo, la composizione originale è un’ammaliante ninna nanna tipica del XVII° secolo. L’elaborazione della partitura originale, scritta per soprano e basso continuo, ha riguardato l’aspetto interpretativo e di arrangiamento del brano, pur lasciando intatta la melodia e l’ostinato ritmico/armonico ora interamente affidati al pianoforte. La novità arriva dall’aggiunta della tromba di Giovanni Falzone che, dopo una breve incursione introduttiva, improvvisa liberamente tra gli “spazi” concessi dalla melodia. L’uso in questo caso di un linguaggio di “rottura” prettamente jazzistico, crea un contrasto timbrico di grande effetto, spiazzante e inusuale, dall’atmosfera decisamente mistica.
