// di Francesco Cataldo Verrina //

LA CARRIERA DI JOE HENDERSON: UN ENIGMA AVVOLTO IN UN MISTERO.

Joe Henderson per lungo tempo è stato tenuto in disparte ed i riconoscimenti nei suoi confronti sono stati assai tardivi. Ancora oggi rimane tra i sassofonisti jazz meno conosciuti dalla massa fra i nomi di spicco degli anni 60. In quel periodo fu fortemente apprezzato soprattutto dai colleghi e dai produttori discografici. Dal 1963 al 67 il suo sax tenore è in primo piano almeno in una ventina di album della Blue Note. Alcuni di questi dischi stabilirono le nuove coordinate dell’hard-bop e potrebbero essere tranquillamente inclusi in qualsiasi Top 100 Jazz; molte di quelle session definirono, inoltre, la futura direttrice di marcia dell’etichetta di Lion. Purtroppo il numero di album di catalogo usciti con il suo nome come leader era stato piuttosto esiguo, con l’aggravante che parecchi di questi vennero immessi sul mercato in un secondo tempo. Così, negli anni ’70, mentre il jazz subiva la sua crisi più nera a livello di popolarità, molti musicisti, tra cui Joe Henderson, dovettero migrare verso altri lidi. I più attenti ai mutamenti notarono subito la sua presenza nella sezione fiati dei «Blood Sweat and Tears». La fortuna gli arrise a metà degli anni ottanta: l’incontro con la Red Records e con il produttore Sergio Veschi fu decisiva. L’eco del successo dei suoi dischi realizzati con l’etichetta italiana, indusse la Verve a metterlo sotto contratto. Il tanto agognato riconoscimento che Joe Henderson attendeva in patria giunse con gli album, «Lush Life», «So Near So Far» e «Double Rainbow» i quali diedero nuovo slancio e vigore alla sua carriera aggiudicandosi un Grammy ciascuno. Il tutto ebbe inizio, però, in una calda notte italiana…

Registrato il 9 luglio 1987, al Genova Jazz Festival di Villa Imperiale, «An Evening With Joe Henderson» racchiude l’essenza stessa del jazz, dove l’elemento cardine è l’improvvisazione. Frutto di un’unica data senza prove, l’album documenta l’incontro fra Joe Henderson sax tenore, Charlie Haden basso e Al Foster batteria, protagonisti di un concerto memorabile, uno di quei momenti magici in grado di portare l’asticella del jazz molto in alto, a prescindere dalle epoche, e dalle situazioni.

Racconta Marco Travagli, già organizzatore di festival e rassegne musicali in varie città, nonché animatore delle notti jazz genovesi: «Noi del Duke Ellington Club lo conoscevamo molto bene da tempo. Sapendo del nostro particolare rapporto con Joe Henderson (aveva suonato più volte al nostro festival e persino nel nostro piccolo club) Sergio Veschi ci chiese di contattarlo per sapere se fosse disponibile a registrare per la Red. L’occasione fu il concerto in trio (in esclusiva europea) con Al Foster e Charlie Haden che avevo fissato andando a casa di Joe a San Francisco. Al Foster era in tour con Herbie Hancock ed il management di quest’ultimo fece di tutto per impedirgli di venire a Genova, ma lui aveva dato la sua parola, costringendo ad un «day off» il gruppo del pianista. Joe avrebbe dovuto esibirsi il giorno seguente con un’orchestra dei migliori musicisti italiani, ma un improvviso temporale ci costrinse ad annullare tutto. Dopo l’esperienza positiva del concerto di Genova Joe si accordò la Red Records anche per la pubblicazione di un album in studio pubblicato con il titolo di The Standard Joe».

Parliamo di uno degli eventi live in trio pianoless più riusciti della storia del bop post-moderno. Pur essendo uno di quegli album tecnicamente definiti «slick», ossia non preparati, inattesi che sgorgano improvvisamente come una chiazza di petrolio, mette in luce i talenti di tre eccellenti musicisti, i quali, dopo le prime battute, non tardano a trovare il punto di confluenza esatto per lo sviluppo di un’architettura sonora precisa e simmetrica: l’approccio armonico di Joe Henderson, imperniato su un’originalità esecutiva non comune e capace di allargare e stringere le maglie a seconda del momento e delle circostanze, attraverso profonde discese ed acuminate risalite, offre alcune performance davvero stimolanti, sostenuto dalle retrovie dal serrato apporto ritmico di Charlie Haden e Al Foster.

L’album si sviluppa attraverso quattro lunghe tracce, legate da un perfetto humus sonoro e restituite quasi come un sincronico concept: «Ask Me Now» di Thelonious Monk, che va oltre i 14 minuti, «Serenity» è presa dal personal songsbook di Joe Henderson, «Beatrice» di Sam Rivers ed «Invitation» di Bronisław Kaper». Una curiosità: John Scofield definì questo album come la sua bibbia, dicendo: «Una volta ascoltato, capirai il perché. An Evening with Joe Henderson è lassù insieme a tutto ciò che hanno fatto John Coltrane e Sonny Rollins». Ad onor del vero, sembra davvero che Joe Henderson, in questo set, avesse avocato a sé i demoni creativi di Trane e del Colosso. E qui c’è un aneddoto: negli anni ottanta, ho avuto l’onore di partecipare ad una cena in occasione di Umbria Jazz e di essere seduto accanto a Joe Henderson, persona disponibile, ironica, modesta, ma consapevole. Quando gli chiesi: «ma tu ti senti davvero, come molti sostengono, una specie di raccordo tra stile di Sonny Rollins e quello di John Coltrane?». Mi guardò quasi sorpreso dicendomi: «vuoi che ti paghi la cena? Loro sono in alto nell’Olimpo del jazz, io sono qui accanto a te con una birra in mano». In quel suo «loro sono in alto nell’Olimpo del jazz», c’è tutta la filosofia e la riconoscenza di Joe Henderson, l’unico che sia stato in grado di sintetizzare simultaneamente il modulo espressivo coltraniano e rollinsiano, addivenendo ad uno stile estremamente personale ed inconfondibile, tanto che oggi tutti noi possiamo collocare lo stesso Henderson, senza tema di smentita, proprio in quel sancta sanctorum del jazz mondiale.

Prodotto da Alberto Alberti e Sergio Veschi per la Red Records, «An Evening With Joe Henderson» è un album cult, un must have per qualunque collezionista jazz che si rispetti. Oggi, il set completo è stato rimasterizzato e ristampato su un doppio album in vinile 180 e prodotto dalla nuova Red Records di Marco Pennisi.

Disponibile a partire dal 5 amggio 2023.