// di Gianluca Giorgi //

ELYSIAN SPRING – Glass Flower (1969 ristampa 2019)
Registrato nel 1969, all’epoca stampato privatamente in sole 500 copie da un gruppo di studenti fan della band ed ora ristampato per la prima volta in LP dal Le Très Jazz Club, con all’interno un inserto che documenta la storia di The Elysian Spring e la registrazione del disco. È un album inclassificabile, musica fantastica che supera i contorni jazz, un vero capolavoro. Oltre ai classici strumenti jazz come batteria, basso, pianoforte e sassofono, troviamo, flauto e vibrafono a rendere questo disco più etereo.Un “Capolavoro” perduto.

Mtume Umoja Ensemble – Alkebu-Lan Land Of The Blacks (Live At The East) (Strata East 1972 ristampa 2016 2lp)
Spiritual jazz iper-afro che oscilla tra l’inventiva d’avanguardia e la follia del free jazz. L’ensemble è guidato da James Mtume, un percussionista che in quel periodo suonava regolarmente con Miles Davis, Buddy Terry, Sonny Rollins, Pharoah Sanders e altri. Ha pubblicato due album come leader, per poi lasciare il mondo del jazz alla fine degli anni ’70, per intraprendere una carriera di discreto successo come artista di modern soul e disco. Entrambi i dischi sono ottime rappresentazioni del free-jazz newyorkese del 1970 e, tra i migliori che mostrano le possibilità di ensemble ampi. È un disco live registrato a New York nell’agosto del 71, in cui c’è il suono dell’Africa più nera, invocazioni sciamaniche dalle voci di Bey, Wilson e Micheaux e la forza ancestrale dei riti delle tribù nomadi africane. Fra i musicisti tra altri troviamo Stanley Cowell al piano e Gary Bartz ai sax. Un disco stupefacente che tramortisce l’ascoltatore, una tempesta ululante scatenata sul mondo. Quella che ne viene fuori è una delle musiche afroamericane più intellettuali di quel periodo. Album di difficile reperibilità e con prezzi relativamente elevati. Sempre Strata Records, etichetta che va assolutamente riscoperta.

PETER ZUMMO, Deep Drive (2019)
Peter Zummo (1948) è un trombonista e produttore americano, che ha esplorato la musica d’ensemble, al confine tra musica da camera classica e free jazz. Proviene dall’avanguardia newyorkese, ha lavorato con Arthur Russell, i Lounge Lizards ed altri ed il suo primo album è del 1985. In questo lavoro Zummo, insieme al sestetto, crea un “open form” di composizioni e performance dal vivo in cui unisce elettronica, strumenti live, voci processate, collage e spoken words. La musica di Deep Drive è stata registrata nel 2014, quando Zummo ha guidato un tour nel Regno Unito. Una serie di registrazioni sul campo, di istantanee, sfide melodiche e ritmiche fra Zummo ed il gruppo, poi selettivamente modificate e mixate dallo stesso Zummo.Bel disco nel suo genere, anche se di non facile ascolto. Veramente stupenda la prima traccia, “Prepare For Docking”, di 14 minuti.

BadBadNotGood, IV (2016 2lp)
I Badbadnotgood sono un gruppo canadese di base a Toronto, autori di una musica fusion moderna, in cui il jazz elettroacustico, ispirato dalle innovazioni degli anni ’70, si incontra e si fonde con l’hip hop e con la sperimentazione elettronica. Il gruppo è stato fondato nel 2010 dal tastierista Matthew Tavares, dal bassista Chester Hansen e dal batterista Alexander Sowinski e debutta con un album omonimo nel 2011. Nel 2016 il gruppo diventa quartetto, con l’ingresso di un sassofonista e fa uscire questo quarto album. Il disco apporta dei cambiamenti, già dalla copertina non più in bianco e nero, ma sopratutto nel suono, frenano gli impulsi da jam-band a favore di un suono più vellutato, un effervescente “lounge del 21° secolo”. Un album interessante e vario, comunque coraggioso, con qualche passaggio meno incisivo o troppo standardizzato; un lavoro che si ascolta molto bene senza mai diventare tappezzeria sonora. Il disco spazia tra brani originali e cover, intrusioni in un ampio spazio di sonorità (hip hop, space funk, gangsta-soul, sprazzi di kraut) e collaborazioni varie, fra cui spicca il sassofonista Colin Stetson. Un buon disco che riesce a trovare il giusto equilibrio tra tradizione e modernità con uno stile personale, così da potersi spingere in versanti più avant e ibridi di una cosa chiamata “jazz” o meglio ancora “nu-jazz”. Comunque un disco di riferimento nel nuovo panorama jazz e arrivato alla terza ristampa su vinile.

Nostalgia 77, The Loneliest Flower in the Village (2023)
Sono passati diversi anni dall’ultimo disco dei Nostalgia 77, gruppo musicale di Benedic Lamdin e punto di riferimento della scena nu jazz negli anni 2000. Benedic ha sempre offerto cose interessanti, alcune volte schizofreniche, che spaziano da composizione di canzoni, colonne sonore, escursioni nel soul e, in questo caso nel jazz. Artista molto interessante sorprendentemente rimasto ai margini. Nostalgia 77 è stato, negli ultimi 20 anni, il lavoro eclettico del produttore britannico Ben Lamdin, con cui ha esplorato i suoni del jazz, del soul e della musica elettronica. L’idea, per questo nuovo lavoro, doveva essere quella di una piccola riunione in studio piuttosto che un grande progetto di registrazione di un album. Lamdin si riunisce con il collaboratore e arrangiatore di lunga data Riaan Vosloo per pubblicare probabilmente il miglior album del progetto fino ad oggi, The Loneliest Flower In The Village, uscito sulla sempre incredibile Jazzman Records. Questa registrazione di 9 tracce (6 su vinile e non si capisce il perché, manca anche la title track) fonde insieme perfettamente groove, jazz profondi spirituali, melodie ossessionanti e influenze sudafricane. L’album presenta un mix di brani originali e una serie di cover straordinarie, tra cui “Dakar” di Chris McGregor, “Ishmael” di Abdullah Ibrahim e “Love in Outer Space” di Sun Ra. In ogni caso un ottimo disco di jazz puro e semplice, con molti collaboratori di lunga data (Ross Stanley, Riaan Vosloo, James Allsopp, Tim Giles) e una bella jam session. Un po’ spirituale, con un suono molto caldo e con un grande Interplay fra flauto e sassofono, comunque, lasciando molto spazio anche al pianoforte. Un album valido, non destinato a rivoluzionare il mondo del jazz, ma la band ha sicuramente una grande coesione e suona davvero bene.