// di Marcello Marinelli //

Ci sono un canadese, un turco, un italiano e una ballerina……sembrerebbe l’inizio di una barzelletta sulla nazionalità che andavano molto di moda un tempo, credo ancora vadano di moda le barzellette che iniziano così, ma non è una barzelletta, è il resoconto di un concerto. L’italiano è Ludovico Einaudi al pianoforte, il canadese al violino è Hugh Marsh, il turco è Mercan Dede al ney (strumento a fiato tradizionale turco, una specie di flauto diritto) e alle “diavolerie” elettroniche, la ballerina, anzi una gran danzatrice è Tanya Evanson afro-canadese. Il posto è l’auditorium, che sta diventando ormai meta fissa delle mie peregrinazioni notturne musicali. I compagni di viaggio sono “Bob”, chiamato da me anche ‘Robbertino’ che mi ha proposto la seratina, e che conosce da tempo Mercan Dede, e ha anche alcuni suoi dischi, essendo lui appassionato di musica turca, oltre che egli stesso musicista e Sandro detto anche “Sandrino”, aperto a qualsiasi esperienza musicale, mi piace per questa sua curiosità musicale e umana. La serata è pungente per il freddo, all’auditorium molte signore in pelliccia per il concomitante concerto ad inviti di Lucio Dalla ed un quartetto d’archi. Noi non siamo stati invitati, ma chissenefrega, noi vogliamo sentire l’italiano, il turco, il canadese e la ballerina (beh, la ballerina la vogliamo guardare e non sentire, l’avevate capito o ve devo spiegà tutto??). La tangenziale è intasata dal traffico prenatalizio, quindi io e Sandrino arriviamo tardi all’appuntamento con Bob, che già ha comprato i biglietti, e che ci aspetta in trepidante attesa, dopo aver parcheggiato il suo scooter.

Il nostro ritardo provoca l’attesa dietro le quinte, perché essendo un concerto di musica “ambient”, nel senso più esteso del termine, non bisogna disturbare a concerto iniziato. La musica è soffusa come le luci, grande concentrazione e grande predisposizione al viaggio interiore cosmico planetario, quindi si entra in una pausa del concerto, che essendo i pezzi strutturati in forma di suite, potrebbe ritardare l’ingresso anche di mezzora, perché questa sera i pezzi si sa quando iniziano, ma non si sa quando finiscono, possono durare anche decine e decine di minuti, allora le graziose steward dell’auditorium ci fanno entrare anche se il pezzo ancora non è finito, anche loro si rendono conto che l’attesa potrebbe durare all’infinito. Con una di loro ci scambiamo impressioni su questo tipo di concerti che sono adatti ad un pubblico di “flesciati” come si esprime la graziosa fanciulla, io rispondo che l’accezione di “flesciati” è una predisposizione dell’animo umano, anche del suo, visto che mi afferma che la musica la fa piangere, quindi avanti tutta con il viaggio in itinere e con i flashes all’orizzonte. Entriamo al buio, la sala è piena, l’atmosfera rarefatta e rilassata. All’inizio mi sembra troppo rarefatta e rilassata, forse di primo impatto anche un po’ troppo melensa, ma mi ricredo nel giro di qualche minuto. I musicisti cominciano a mietere musica, come grano a luglio, Einaudi svolazza con il suo pianoforte acustico, di classica formazione, si combina bene con il violino del canadese, gran virtuoso dello strumento ad arco e con le diavolerie elettroniche del turco che fa schioccare le dita e con il loro riverbero crea ritmi di varia natura, ritmi contaminati, oriente!!!???? Occidente!!!????, chissà!!!!!!, le distanze spaziali colmate.

Strumenti etnici tradizionali come il ney, e strumenti avveniristici, come sequencer e campionatori, annullano il tempo…. passato!!!!!???? Futuro!!!???? Chissà! un tempo qualsiasi di un’ignota localizzazione. Non so quanto di improvvisato ci sia, o quanto di programmato, ma la miscela è meglio di quella che mettevo nella mia vespa Piaggio 125 modificata a 175, perché de quei tempi dovevamo modificà tutto e dovevamo “annà più forte”, ma “dove dovevamo annà più forte, ‘n se sa. Poi all’improvviso dopo un po’ di concerto, si affaccia la ballerina Tanya Robinson, coperta da una tunica larga, con addosso anche una specie di mantello, io sono lontano dal palco e di più di questo non posso dire, circa il suo abbigliamento. Con passi felpati e con piedi scalzi, mentre il turco, il canadese e l’italiano, continuano imperterriti nelle loro scorribande sonore, raggiunge molto lentamente il centro del palco, non si capisce cosa voglia fare la ballerina. I movimenti sono lenti e compiuti in vista di qualcosa, ma di che???? Cosparge il pavimento di una polvere bianca, a me sembra una specie di borotalco, certamente non cocaina, sarebbe un uso improprio Con i piedi sparge la polvere tutt’intorno, sempre con quella calma, che è la virtù dei forti prepara il suo happening, che ancora non svela. Si svela un po’ alla volta la ballerina di incerta nazionalità, è serafica, non va di fretta la ragazza, noi non abbiamo fretta, quindi siamo in completa sintonia. Io nel frattempo mi sono sdraiato nella poltroncina, mi sarei volentieri disteso a terra con un sacco a pelo, con dei cuscini, diciamo che l’ambiente adatto per questo concerto sarebbe stato quello con dei grandi tappeti e con tanti cuscini, come il bellissimo bar a Sidi Bou Said in Tunisia e magari con un narghilè nelle vicinanze.

Tanya nella sua completa comunione con il mondo, noncurante del tempo, comincia a muovere le sue braccia e il suo corpo, facendo roteare le sue membra, in senso antiorario, fa dei strani movimenti circolatori, sicuramente una ballerina particolare. Questi lenti movimenti in linea con la musica anch’essa molto lenta e ipnotica, ritmi ciclici da perlustratori di anime. Tanya allora comincia ad aumentare con l’aumentare del battito musicale i suoi movimenti rotatori. La mano destra con il palmo rivolto all’insù verso il cielo, la mano sinistra invece con il palmo rivolto all’ingiù, verso la terra e il capo reclinato. La nostra danzatrice, perché di danza si tratta, inizia a girare come una trottola, con grazia ed eleganza, anche con una sensualità che rifugge dal però da qualsiasi riferimento al corporeo, si lo so è difficile da capire, ma è una sensualità che per il momento è soprannaturale. In questo suo continuo roteare le figure cambiano in continuazione, ora braccia alzate, ora braccia allargate, ora braccia racchiuse, movimenti sinuosi, capo rivolto al cielo, rivolto in basso, di lato, e questo ciclico roteare permea tutte le sue movenze, che hanno qualcosa di ancestrale, di atavico, di preistorico. Ora finirà con questo roteare, le girerà la testa, penso io fra me e me, in preda al viaggio mentale che sto compiendo con tutti i presenti. Siamo un unico evento, con Tanya che ci guida nel suo continuo circolo nella perdita della coscienza. Sono già svariati minuti che ha cominciato a girare e di smettere neanche a parlarne.

Passano i minuti ma Tanya non si ferma, sarà indemoniata???, noooooo, perché è alla ricerca di Dio, il suo Dio e in questo momento il suo dio è anche il mio, il nostro Dio, perché la sua ricerca di Dio è bella da vedere e da percepire………….ironia della sorte, mentre scrivo di qyuel fantastico concerto-happening sto ascoltando Diana Krall nell’interpretazione bellissima di un classico dei classici “I’ve got you under my skin”, è proprio sotto la mia pelle che si nascondono le bellezze spirituali che mi regala Tanya con il dolce e mistico roteare e Diana con la sua interpretazione della famosa “ballad”………Tanya ormai in preda ad una trance mistica ha collegato la terra al cielo, e noi con lei ci siamo avvicinati a Dio , al soprannaturale, non so bene a cosa ci siamo avvicinati, ma a qualcosa ci siamo avvicinati. Potrebbe anche levitare in questo momento ed elevarsi, ma rimane l’elevazione ascetica, il suo corpo continua a girare ancorato sulla terra, è un gran momento spirituale, e c’è tanto bisogno di spiritualità e di trascendenza, e anche se personalmente non professo nessuna religione, ho bisogno di andare al di là della materialità, ne ho assoluto bisogno e con Tanya e i suoi compari stasera faccio il pieno di cultura dell’anima trascendente. Tanya non potrebbe resistere a livello psico fisico se non fosse legata ad una disciplina del corpo e delle mente, legata ad una forte motivazione spirituale, sembra collegata con un motore ai piedi per quanto gira, con costanza e con determinazione, restando dritta al baricentro del suo corpo. Dopo all’incirca mezzora di danza circolare, si ferma e ritorna sulla terra e il turco l’abbraccia, come se si fosse risvegliata dalla trance, anzi non come, si è risvegliata dalla trance. È un bell’abbraccio da vedere, come tutti gli abbracci, mi piacciono gli abbracci, è bello abbracciare, venire abbracciati e vedere abbracci, è un bel segno di comunione l’abbraccio, quanto me piace l’abbraccio e quanto sento le persone vicine con l’abbraccio, si colmano distanze e si riduce lo scarto con la vita che sfugge.

Tanya è una derviscia rotante dell’ordine dei Sufi, una comunità mussulmana di mistici nata intorno al 1200, che tramite questa danza rituale si avvicinava ad Allah, una danza turca, anche se il suo fondatore Gialal Ad-Din Rumi è conteso, a livello di nascita dalla Turchia, dalla Persia e dall’Afganistan, sviluppatasi a Konya città turca. Io che non professo nessuna religione sono stato rapito, (ma non è stato chiesto nessun riscatto), dalla profondità di questa danza. L’aspetto universale della musica e della danza, dove non c‘è espressione di conflitto, ma di armonia e pace interiore. Con Bob, Sandrino, l’italiano, il canadese, il turco e la ballerina rotante ho compiuto questo viaggio piacevole e mistico allo stesso tempo, come mistici siete voi se siete riusciti ad arrivare fino alla fine di queste riflessioni.

Toto’ Un Turco Napoletano