// di Francesco Cataldo Verrina //
Vorrei presentarvi un personaggio molto interessante, come l’ha definita la Voce dello Jonio: «Dalla Sicilia alla terra del flamenco». Il suo nome è Silvana Di Liberto. Oltretutto, ha una bella storia da raccontare.
D. Ciao Silvana, benvenuta su Doppio Jazz, parlaci di te!
R. Mi fa piacere presentarmi come Silvana Di Liberto e definirmi una cantante libertaria, poiché credo che la musica debba essere, appunto libera da confini e pregiudizi. Sono convinta che ognuno di noi abbia un destino già scritto fin dal momento della nascita. Ci sono cose che ci attraggono fin da piccoli e che ci seguono per tutta la vita, come un filo invisibile che ci guida verso la nostra vocazione. Nel mio caso, non ho mai avuto dubbi: la musica è la mia destinazione. Fin dalla più tenera età, ho sentito una forte connessione con questa forma d’arte e ho saputo che sarebbe stata la mia strada. In questo articolo, voglio condividere con voi la mia esperienza e spiegare come la musica ha plasmato la mia vita e la mia identità.
D. Cominciamo dall’inizio, magari dall’adolescenza e dagli anni nella tua terra d’origine.
R. Durante gli anni del liceo, il mio interesse si è fatto sempre più vivo. Non mi sono mai tirata indietro quando si trattava di esibirmi in pubblico, anche se la timidezza mi assaliva ogni volta che salivo sul palco. Ho partecipato a vari concorsi canori, audizioni e persino a trasmissioni televisive su reti locali, sempre con la speranza di farmi notare da qualcuno di quel mondo. Ed è stato così: ho iniziato ad attirare l’attenzione di alcuni rappresentanti che mi hanno aiutato a decollare. I miei anni in Sicilia sono stati una fase importante, caratterizzati da tanta dedizione allo studio e al lavoro come cantante. Nonostante, tutti questi sforzi, ho compreso con il tempo che sentivo il bisogno di uscire dalla mia zona di comfort, anche se i miei cari non erano d’accordo, poiché ritenevano che avessi già tutto.
D. Ad un certo punto, un incontro importante e galeotto fu l’amore?
R. Conoscere la mia anima gemella di nazionalità francese durante un viaggio in Spagna, ha rappresentato un punto di partenza. Questo incontro ha infuso in me la forza di lasciare la mia terra d’origine e di intraprendere un nuovo cammino, fatto di sfide e scoperte.
D. A questo punto l’idea era quella di vivere e lavorare in Inghilterra?
R. La mia avventura è iniziata a Londra insieme al mio compagno. Abbiamo deciso di partire per la capitale britannica senza conoscerla e senza avere nessuna persona che ci potesse dare una mano. La verità è che inizialmente l’ avevo scelta solo per imparare l’inglese, visto che non avevo neanche un’infarinatura. Pero’ il mio soggiorno in Inghilterra è stato breve. Il clima, il costo della vita e il ritmo frenetico, sono stati alcuni fattori che mi hanno spinta a cercare un nuovo inizio altrove. Fu allora che il mio compagno mi propose di provare a stabilirci in Spagna.
D. Quindi la scelta è ricaduta su Barcellona, una città cosmopolita, accogliente ed aperto sul mondo.
R. Barcellona è stata una città fondamentale, sia dal punto di vista personale che professionale. Qui ho trovato la giusta ispirazione e la forza per continuare a perseguire il mio cammino artistico. I primi anni erano un susseguirsi di viaggi e di esibizioni in cui portavo la mia sonorita’ ovunque andassi. Ero alla ricerca di nuove opportunità e di nuovi spazi in cui potermi esprimerme. Inoltre, ho avuto la fortuna di studiare con insegnanti del jazz che mi hanno aiutata a perfezionare la mia arte e a raggiungere nuovi livelli di espressione musicale.
D. Come si è concretizzato il tuo rapporto con gli ambienti della musica spagnola?
R. Immergermi nella cultura musicale spagnola attraverso grandi orchestre da ballo è stata un’esperienza indimenticabile, arricchendo sempre di piu’ il mio bagaglio. Ma non solo. Barcellona mi ha dato anche la possibilità di esibirmi in molti locali, ristoranti, hotel, condividendo il palco con tanti musicisti talentuosi. Oggi, guardo indietro con orgoglio e gratitudine a tutto ciò che ho vissuto a li’. Sono consapevole che senza quella esperienza non sarei la persona che sono oggi.
R. Dopo alcuni anni c’è stato un altro cambiamento decisivo nella tua vita artistica.
R. Dopo quasi 14 anni nella capitale catalana, sentivo la necessità di dare una nuova marcia alla mia vita. Adesso mi trovo nella provincia di Huelva, in un piccolo paese chiamato Ayamonte, in una posizione privilegiata tra Spagna e Portogallo che mi permette di lavorare in entrambi i paesi. Vivere in mezzo a due culture diverse è un’esperienza incredibilmente stimolante. Questo posto mi conquista con la sua luce unica, la sua energia particolare, i suoi meravigliosi panorami naturali, il calore della gente unito alla fresca brezza dell’oceano e alle sue lunghe spiagge selvagge. E’ un luogo che mi ha dato una nuova prospettiva sulla vita e mi ha insegnato a guardare al mondo con occhi diversi.
D. Da quello che ho capito, sei un artista eclettica e sempre aperta a nuove sfide.
R. Ho imparato che la musica non è solo una forma d’arte, ma anche uno strumento potente per comunicare emozioni e connettere le persone. Durante il lockdown, ho colto l’opportunità di aprire nuovi orizzonti nella mia carriera professionale grazie al brano «Resistiré» del Duo Dinamico. Non mi sono arresa nonostante la difficoltà della promozione dell’arte e della musica in quel momento. Ho collaborato con pittori di spicco per creare video clip unici che sono disponibili sul mio canale YouTube, fondendo la mia voce con l’arte visiva.
D. Potresti scendere nel dettaglio.
R. Ho avuto l’onore di cooperare ad un progetto benefico per l’Ospedale Sant’Antonio di Padova, insieme ad altri artisti, registrando il brano «Rinascerò, rinascerai» di Roby Facchinetti come un tributo ai coraggiosi operatori sanitari che hanno lottato contro la pandemia, ideato dal dottor Giampiero Avruscio. Nel giugno del 2020, ho anche partecipato ad un evento sociale in onore di Luigi Tenco, interpretando il brano «Ieri», organizzato da Michele Piacentini, portavoce ufficiale della famiglia Tenco.
D. Quali sono i linguaggi musicali con cui ti confronti normalmente?
La mia vasta gamma di stili musicali comprende il jazz, blues, soul, bossa, samba, swing, son, boleri, reggae, pop, rock, funk e altro ancora, garantendo un’esperienza musicale completa e coinvolgente. Sono anche in grado di cantare in diverse lingue, tra cui inglese, italiano, francese, spagnolo e portoghese, per soddisfare il pubblico internazionale.
D. Che mi dici del tuo rapporto con il jazz?
R. Il jazz è la musica che risuona più profondamente nel mio cuore. Grazie alla sua natura spontanea, ho potuto esprimere la mia creatività in modo autentico, riflettendo fedelmente la mia personalità e la mia visione del mondo. Ho scoperto questo genere a Palermo grazie a Giancarlo, il proprietario del Gatto Nero, un locale dove si eseguiva esclusivamente jazz.
D. Nel ringraziare Silvana Di Liberto per la sua disponibilità, la invitiamo a segnalarci un link dove poter ascoltare le sue notevoli capacità interpretative.
R. Infatti, prima di salutarvi, vorrei condividere con tutti voi un link che rappresenta il mio stile di improvvisazione. Desidero ringraziarvi per avermi accompagnato in questo viaggio e vi invito ad ascoltare «J’aime les filles» di Jacques Dutronc, una canzone francese degli anni ’70.