// di Francesco Cataldo Verrina //
Il piano solo è un’esperienza a cui molti jazzisti post-bop e post-moderni agognano da sempre. Per molti diventa un punto d’arrivo, per altri è un semplicemente un punto di partenza. Può essere, per contro, un territorio impervio ed un’impresa ardua, per quanto apparentemente agevolata dall’assenza di qualunque gerarchizzazione strumentale e dalla libertà assoluta, non dovendo condividere la scena con altri musicisti. Il pianista in solitaria detta tempi e modi a sé stesso, gioca su una sorta di interplay mentale, copre gli spazi tematici ed improvvisativi con eguale disinvoltura: ritmo, armonia e melodia sono tutti fra le «sue mani». La storia del jazz moderno è costellata di grandi successi in piano solo, ma anche di prove scialbe e fini a sé stesse: puro diletto e narcisismo di un artista che parla e dialoga con un super-Io piuttosto accentuato. Non è il caso di Carlo Berton, pianista di lungo corso e con mani veloci, capaci di non far rimpiangere la presenza di altri strumenti, ma soprattutto in gradodi colmare ogni spazio e non lasciare aria ferma o prestare il fianco all’indecisione.
«Restart», il secondo album del pianista Carlo Berton, pubblicato nel catalogo Jazz & contemporary dell’etichetta Workin’ Label e distribuito da I.R.D, è un album zampillante di creatività, vitale e moderno nelle linee compositive, negli arrangiamenti e soprattutto nella scelta del modulo esecutivo,attrattivo e coinvolgente, anto da non stancare mai il fruitore, lontano dal camerismo classicheggiante e manieristico. Di Carlo Berton, ricordiamo uno splendido album di qualche anno fa, «Planetarium», basato solo da brani originali ed eseguito con un combo allargato. Alcun delle composizioni di Berton sono state premiate al Global Music Award in California. Con «Restart», il pianista si cala in una dimensione più intima, attraverso una narrazione musicale che diventa la summa della sua lunga esperienza di eclettico e versatile musicista, arrangiato e compositore, capace di operare a vari livelli. Oggi Berton collabora l’Orchestra Pop-Sinfonica del Conservatorio di Musica di Benevento ed è docente di Pratica e Lettura Pianistica al Conservatorio Statale di Musica di quella città dove, contestualmente, tiene corsi per il dipartimento Pop- Rock di Pianoforte e tastiere, armonia, forme, sistemi e linguaggi e tecniche compositive.
«Restart», registrato nel 2022, presso l’Amarcord Studio di Marigliano (Na), si sostanzia attraverso undici tracce integralmente composte ed arrangiate da Carlo Berton. La lunga esperienza sul campo consente al pianista di guardare alla tradizione dei grandi esecutori del jazz moderno, ma senza mai perdere il contato con la contemporaneità. L’atmosfera a volte jarrettiana per impeto e frequenti cambiamenti di mood nasce, a detta dell’autore, da «composizioni, in stile newage e minimal con influenze jazz, blues e classica, che trasmettono emozioni e stati d’animo variegati». In effetti, l’impianto narrativo e costruttivo di «Restart» coglie innumerevoli stati emotivi. La freschezza e la voglia d’evasione sono presenti in «Tristan da Cunha» e «Azul», caratterizzate da ritmi irregolari e blue notes. Alcune atmosfere diventano più oniriche e rarefatte, così si sogna attraverso la nostalgia e i tempi passati con «Terre d’antan» che, insieme alla candida dolcezza di «Daddy», sono contraddistinte da spazi sonori ampi e temi ariosi. L’album è un rutilante susseguirsi di vibrazioni positive, al punto da produrre un’aura di sospensione e impercettibilità in «Zero Gravity» o intimi momenti di riflessione in «Liaison n. 1-2-3», fino a scandagliare le profondità emotive, tra sconforti e turbamenti, con «Abyssi». Il racconto sonoro si muove in molte direzioni, mentre l’umore e l’habitat armonico mutano in «Equilibristi», conformandosi ad una sorta di insostenibile leggerezza dell’essere fatta di progressioni funamboliche e circonvoluzioni acrobatiche, per poi assumere le sembianze di un sornione e dispettoso «Chat Noir».
«Restart» è un quaderno di appunti emotivi abbellito da affreschi sonori immaginifici, che consentono all’ascoltatore di distaccarsi momentaneamente dalla realtà opprimente del quotidiano per raggiungere luoghi magnifici, paesaggi fantastici in compagnia di personaggi fiabeschi e di pura fantasia. Un bella «ripartenza» a tutta creatività.
