// di Gianluca GIorgi //
Bill Wells & Maher Shalal Hash Baz, Osaka Bridge (2006 ristampa 2023)
Pubblicato originariamente nel 2006 dall’etichetta tedesca Karaoke Kalk, “Osaka Bridge” è stato un album che ha catturato il gioioso dilettantismo del collettivo giapponese Maher Shalal Hash Baz di Tori Kudo e il ricco, malinconico e facile senso della melodia di Bill Wells. Avvicinandosi alla musica da banda di ottoni e al jazz con un talento da far sembrare perfettamente giusto suonare in modo imperfetto. Un disco considerato rivoluzionario quando è stato pubblicato con il plauso della critica, diventando un classico immediato tra i musicisti e i fan. Alcune canzoni cadono e perdono il ritmo, altre mancano di poco l’atmosfera swing che si erano prefissate, ma sono proprio queste imperfezioni che rendono questo disco “magico” ed emozionante.
La voce di Tori Reiko, moglie di Kudo, conferisce ai brani cantati una fragilità ossessionante che ne esalta il carattere fantasmagorico rendendoli particolarmente toccanti. L’abbinamento tra il prolifico pianista e compositore scozzese e il fluttuante collettivo attivo dalla metà degli anni ’80 è stato facile, naturale, un connubio particolarmente azzeccato e complementare. A distanza di 17 anni, “Osaka Bridge” continua a essere un documento quasi accidentalmente senza tempo, che ha catturato momenti fugaci e rivelazioni personali al massimo della spontaneità. Un disco molto ricercato e nuovamente disponibile su vinile. Veramente significativo i commento su Discogs di qualche anno fa: “questo è l’album che è in grado di far capire agli alieni che cos’è il genere umano”. Bello!
Melvin Jackson, Funky Skull (1969 ristampa ltd ed)
Originariamente pubblicato dalla Limelight negli USA, l’unico album solista del contrabbassista di Chicago Melvin Jackson, per lo più attivo nella sua carriera come session man e come bassista di Eddie Harris. Si tratta di un lavoro sorprendente, eclettico ed “unico”, che supera i confini del jazz per addentrarsi in territori funk, psichedelici e proto-fusion. Partecipano alle incisioni alcuni importanti esponenti del jazz d’avanguardia di Chicago, fra cui Lester Bowie e Roscoe Mitchell degli Art Ensemble Of Chicago, ed il talentuoso chitarrista Pete Cosey, anni dopo importante collaboratore del Miles elettrico del periodo 1973-75 (”Get up with it”, ”Agartha”, ”Pangea”…). Jackson “stravolge” il suo contrabbasso con diversi effetti elettrici, fra cui Echoplex, Boomerang e Maestro G-2, non tanto per fabbricare effetti inusuali volti a stupire, bensì per contribuire a creare con il suo gruppo un paesaggio musicale indefinibile ed onirico, in cui il jazz si perde e riemerge tra i flutti del funk psichedelico ed il soul si perde nello spazio (mirabile la lunga ”Bold and black”).


Joe McPhee & Tomeka Reid, Let Our Rejoicing Rise (2022)
Il 2021 ha visto finalmente il Juneteenth riconosciuto festa nazionale negli Stati Uniti e per celebrare tale storico evento Joe McPhee e Tomeka Reid si sono uniti per un concerto dal vivo. Come preambolo alla musica, McPhee ha letto due poesie con tremante e veemente intensità: “Alone Together” e “Nation Time For Real This Time”. Poi, senza pause, i due musicisti si sono lanciati in un duetto di 33 minuti per sassofono tenore e violoncello, unico breve momento di pausa sull’inno di fine Ottocento “Lift Every Voice and Sing”, il cosiddetto inno nazionale afroamericano, da cui è tratto il titolo del disco.
Let Our Rejoicing Rise è l’espressione di due anime sensibili all’alba di un nuovo giorno.
Copertina molto bella realizzata dalla produttrice di trapunte del Gee’s Bend Collective, Mary Lee Bendolph. Un disco veramente emozionante e unico!
Tomeka Reid/Fred Lonberg, Eight Pieces for Two Cellos (2022)
Il disco tratta il repertorio per violoncello che rappresenta una nicchia nel grande panorama jazzistico. Nel 2013, i violoncellisti Tomeka Reid e Fred Lonberg-Holm hanno assemblato questo disco componendo e arrangiando una selezione di quattro originali (tre di Lonberg-Holm, uno della Reid) e quattro brani di altri compositori. Questi ultimi includono: “Pluck It” del pionieristico violoncellista Fred Katz, membro del Chico Hamilton Quintet e compositore di colonne sonore per i film di Roger Corman; “In Walked Ray” dell’intrepido bassista e violoncellista hardbop Sam Jones, che ha lavorato a lungo con Cannonball Adderly; “Rally” del leggendario bassista e violoncellista Ron Carter, che ha suonato con tutti, da Miles Davis a Eric Dolphy agli A Tribe Called Quest; “Monti-Cello” di Harry Babsin, il nome meno conosciuto del gruppo, che ha duettato con Oscar Pettiford e ha registrato i primi assoli di violoncello jazz con il Dodo Marmarosa Trio nel 1947.
Accanto a questi brani di estrazione storica, ci sono le composizioni profondamente coinvolgenti degli esecutori stessi. “Alla Mingus For La Bang” della Reid rende omaggio a un musicista a corde attraverso un altro (il bassista Charles Mingus e il violinista Billy Bang). “Fragile”, “C’mon” e “How Can We?” di Lonberg-Holm indagano con gusto il cosmo arcuato e pizzicato dei celli. A tratti dolorosamente belli, utilizzando tutta la risonanza legnosa dei due strumenti, curiosamente esplorativi, rendono omaggio e ripensano la musica dei loro predecessori. Splendidamente registrato direct-to-stereo, senza pubblico, al Logan Art Center di Chicago. Bella anche la copertina raffigurante un dipinto di Lonberg-Holm. Disco molto particolare e bello!

