// di Gianluca Giorgi //

Gabriels, Love And Hate In A Different Time (ep 2020)
Gruppo di Los Angeles composto dal cantante Jacob Lusk e dai produttori Ari Balouzian e Ryan Hope. Più precisamente: Jacob Lusk, un acclamato cantante gospel e direttore di coro; Ari Balouzian, un affermato regista cinematografico; Ryan Hope, un musicista di formazione classica e artista di colonne sonore. Hanno già all’attivo un album, con suoni più moderni di questo EP, sta per uscire un nuovo disco e il loro secondo EP a tiratura limitata ha raggiunto prezzi molto alti (speriamo in una ristampa). Questo EP di debutto comprende cinque canzoni che suonano di un’altra epoca senza senza essere passatiste. I suoi elementi soul funk si fondono con il calore gospel sostenuto da tamburi ovattati, mentre la voce toccante di Jacob cuce insieme la canzone. Un disco che prende l’anima con elementi di soul influenzati dal gospel, nel lato B c’è molto Marvin Gaye anni ‘60. Album coinvolgente che in pochi brani ci riporta ai magici suoni cinematografici del passato ed infatti il disco si accompagna a un incredibile cortometraggio ideato e diretto dal membro della band Ryan Hope. Diverso da qualsiasi altra cosa di oggi. Questa loro interpretazione del soul vintage, del nuovo R&B e con un accenno di altpop ultra-contemporaneo li ha visti diventare i favoriti di molti e hanno ricevuto il supporto di artisti del calibro di Gilles Peterson, Virgil Abloh e Benji B.Bello veramente!

Rosa Brunello, Sounds Like Freedom (2022 ltd)
Rosa Brunello è una bassista e compositrice italiana che spazia dalle improvvisazioni radicali al rock elettrico, dal dub al mainstream. “Sounds Like Freedom” è la seconda uscita dell’etichetta discografica Domanda Music, con sede a Los Angeles. Al disco hanno contribuito: la bravissima Yazz Ahmed, il pioniere della musica sperimentale araba Maurice Louca e il batterista italiano Marco Frattini. Ogni brano è il risultato di improvvisazioni spontanee, post-prodotte dalla stessa Rosa Brunello e dal fondatore dell’etichetta Tommaso Cappellato. Rosa Brunello fonde suoni acustici ed elettrici, spaziando fra i generi più diversi per una musica splendida senza confini. Gran disco!

Kham Meslien, Fantômes…Futurs (2022)
Il bassista algerino/francese Kham Meslien suona jazz e world music da molti anni come membro di varie band, tra cui il famoso ensemble Lo’Jo. Fantômes…Futurs è il suo primo album da solista. È una registrazione che celebra il contrabbasso come uno strumento solista versatile e straordinariamente bello, sia pizzicato che ad arco. È un’accattivante pubblicazione strumentale, ad eccezione di un brano parlato dall’ospite speciale Anthony Joseph, in cui Kham Meslien offre una serie di brani per contrabbasso in vari formati: solisti e intrecciati con percussioni leggere, loop elettronici ipnotizzanti, poesia parlata e charango sudamericano. Le influenze spaziano dal jazz contemporaneo, al flamenco, dalla musica gnawa alla musica andina. Accompagnato da un looper ed effetti, da un charango e da percussioni, esplora i suoni del suo strumento, evocando i primi dischi solisti di Henri Texier o del pianista Nils Frahm. Il disco ci trasporta in paesaggi aridi ma inondati di luce, ci da un senso di tristezza e desiderio mentre si cerca la speranza e ci fa riflettere sulla vita che è solo una questione di tempo e di vibrazioni. Un meraviglioso album!

Sélène Saint-Aimé, Potomitan (2022)
Per questo secondo lavoro, rispetto al disco d’esordio, Sélène Saint-Aimé mette più in risalto il contrabbasso e la sua voce soave. In questo nuovo disco registrato a Parigi, molto influenzato dalla sua cultura creola, Sélène, inventa un universo melodico, pulsante di ritmi caraibici, venato di improvvisazioni liriche e attraversato da testi poetici. Il disco, infatti, è ispirato dalle Indie Occidentali ed in particolare dalla Martinica, paese d’origine della contrabbassista-vocalist. Il Poto Mitan, che dà il titolo a questo album, ha un doppio significato: è il pilastro centrale che sostiene i templi voodoo haitiani, nonché un nome per la “madre” nelle Indie occidentali francesi, su cui si basa l’equilibrio di una famiglia. Il primo brano ad essere pubblicato è stato “Arawak Uhuru”. ‘Arawak’ si riferisce alla lingua dei popoli indigeni delle Indie Occidentali e ‘Uhuru’ significa libertà in swahili. La canzone rende omaggio ai popoli nativi dei Caraibi ed è un vero bèlè in tre parti: il bèlè è un genere musicale della Martinica, che combina canto, batteria, danza e narrazione. La comunione tra la voce, gli archi, il contrabbasso e la batteria sono al centro di un disco jazz creativo e libero, Potomitan suona come una cerimonia in cui si fondono gli spiriti del jazz e l’eredità caraibica di Sélène Saint-Aimé. Veramente bello!