// di Gianni Morelenbaum Gualberto //

“Ukiyo-e” rappresenta un particolare stile d’arte tipico giapponese. Significa “immagini del mondo fluttuante” ed è un genere di stampa giapponese su blocchi di legno che in genere rappresenta sempre paesaggi, natura, quartieri o soggetti teatrali. “Ukiyo” significa ‘mondo fluttuante’ e si riferisce a quella cultura giovane, “fluttuante”, nuova, impetuosa e movimentata che fiorì anticamente nella città di Edo (oggi Tokyo), di Osaka e di Kyoto.

Inizialmente per realizzare queste stampe si usava l’ inchiostro cinese, poi in seguito alcune stampe vennero colorate a mano con i pennelli fino a che Suzuki Harunobu non sviluppò la tecnica della stampa policromatica dando vita a quello che ora viene chiamato Nishiki-e, cioè stampa policromatica. Anticamente gli Ukiyo-e non erano costosi, questo perchè potevano essere prodotti da chiunque, soprattutto da tutti gli abitanti non particolarmente ricchi che non potendosi permettere dipinti costosi e di valore, si accontentavano di dipingere per la propria casa gli “Ukiyo-e”. Inizialmente il soggetto di queste tavolette era la città, i quartieri, la vita quotidiana, attori, lottatori di sumo o belle cortigiane; in seguito vennero aggiunti anche i paesaggi.

Come detto prima l‘’Ukiyo-e” nasce essenzialmente nel periodo Edo, un periodo di calma e di pace; ciò costituiva un ambiente e un momento ideale per lasciar sviluppare l’arte. Le radici dell’”Ukiyo-e” sono da ricercarsi nella città sviluppatesi nel tardo XVI secolo, periodo in cui nascevano e si sviluppavano le classi di commercianti e artigiani che cominciavano a scrivere e a dipingere libri di immagini e storie illustrate. Gli “Ukiyo-e” inizialmente venivano usati come illustrazioni per questi libri, poi divennero indipendenti, diventando quadri a sè stampati su foglio come cartoline o come poster per il teatro Kabuki.

Inizialmente per realizzarli ci si ispirava a opere e racconti cinesi, molti narravano della vita, della cultura e delle tradizioni, alcune erano vere e proprie guide. Nel XVII secolo la tecnica della stampa si era già abbastanza evoluta da permettere di realizzare anche stampe colorate (Nishiki-e): artisti come Utamaro, Hiroshige o Sharaku realizzano così gli “Ukiyo-e” più belli e più famosi di tale periodo.

A questo mondo perennemente fluttuante, da cui emerse anche il genio di Hokusai, si è ispirato il coreografo Sidi Larbi Cherkaoui per il Ballet du Grand Théâtre de Genève. Come per gli “Ukiyo-e”, egli si chiede come possiamo sopravvivere insieme in un mondo in costante crisi. Attraverso il termine giapponese per “immagini del mondo fluttuante”, Cherkaoui propone di pensare a corpi che non si esauriscono con fratture e limiti, anzi fratture e limiti li esaltano come accrescimenti della persona, come la tecnica giapponese del “kintsugi” che ripara le porcellane rotte con giunzioni di oro puro. La scenografia di Alexander Dodge presenta una rete di scale impossibili in cui i danzatori si perdono. Queste strutture labirintiche in movimento richiamano sia l’ascesa che l’abisso, in una sequenza di scene in cui i corpi sono chiamati a unirsi, dialogare e contaminarsi (il meticciato, l’attraversamento di confini, le diversità sono temi largamente presenti nell’opera del coreografo) attraverso un disciplinato caos scenico in cui tutto si muove, tutto si agita, tutto è in movimento, tutto illusoriamente muta senza, in effetti, cambiare alcunché. “Je pensais que ce titre était une belle manière d’essayer de montrer comment on est dans une ère où le futur est difficile à s’imaginer, décrit-il. Peut-être, il est temps de flotter, de rester un peu dans l’ici et le maintenant, de profiter de ce moment pour prendre du recul.” In un mondo in crisi, come reagiamo agli eventi che ci circondano? La coreografia s’interroga sulla nostra reazione ai diversi impulsi che attraversano il nostro corpo: cedere o resistere? L’opera esplora anche l’idea di un processo ciclico di osmosi tra gli esseri viventi e il loro ambiente. “Ukiyo-e” è anche una continuazione delle considerazioni sulle reazioni alle situazioni di crisi, una riflessione iniziata in Giappone durante lo tsunami del 2011, quando Cherkaoui si trovava a Tokyo. Altresì, continua l’interesse del coreografo per la cultura giapponese, già espressa in lavori precedenti come “Sutra” del 2008 e “TeZukA” del 2011

L’esibizione è accompagnata sul palco da nuove composizioni per trio d’archi e pianoforte di Szymon Brzóska e dalle creazioni ritmiche, percussive ed elettroniche di Alexandre Dai Castaing, affiancato da Kazutomi «Tsuki» Kozuki al canto e Shogo Yoshii allo shinohue, nohkan e kokyu. Riuniti nell'”Ukiyo-e”, questi mondi commentano la ricerca di riparazione e trascendenza del balletto.

“Ukiyo-e” chorégraphié par Sidi Larbi Cherkaoui – ARTE Concert