// di Marcello Marinelli //

Correva l’anno 2003 ed era una sera di una giornata calda di luglio nel mio quartiere “La Rustica” o se preferite nella mia borgata “La Rustica”, Roma est

“Bolo Hari”, (è il titolo del brano di una raccolta di musica indiana). Prem Joshua, questo o questa illustre sconosciuta/o compositore indiano, mi riempie l’animo di bellezze interiori, la tromba che sottolinea con un assolo i riff vocali, mi ricorda l’indimenticabile immenso e insuperabile Miles Davis (“gloria a te nell’alto dei cieli””) .Qualche purista “storcerà il naso” nell’accostamento. Puristi!? Raddrizzateve il naso…..divagazione su Miles…..mi piace pensare che prima o poi ci incontreremo in paradiso, perché non è assolutamente immaginabile l’esistenza dell’inferno, con te che suoni le note “perfette”, gli angeli innumerevoli saranno deliziati dai tuoi preziosismi sonori, Miles su una nuvola con i tuoi vestiti esagerati e la tua tromba divina. Miles ti ci vedo proprio bene come divinità, ciao Miles “Time after time”, strano mai avrei pensato che da un cd di musica indiana il mio pensiero in movimento si posasse su di te, mah! i misteri dell’inconscio e delle associazioni libere. Le tabla e il sitar danno un tocco di cosmopolitismo che annullano, almeno per la sequenza del brano, le differenze di cultura e le lontananze siderali, anzi, mi correggo, non le annullano le differenze, ma le rendono armoniosamente compatibili e complementari.

Zona La Rustica, il mio “quartiere” o se preferite la mia “borgata”, oppure la mia “borg-iere”, è sera di un’estate soffocante ed estremamente duratura nel suo mantenersi calda, con la mia famigliola composta da numero quattro persone, Padre, Madre e due figlie + spirito santo (invisibile). Ci conduciamo verso i vicini campi di calcetto, con annesso bar-trattoria, luogo di incontro del posto, per l’uscitina serale locale, gelato, quattro chiacchere con gli indigeni e figlie libere di scorrazzare per “ognidove”.

Prima di continuare il racconto, ssshh, vi devo fare una confidenza, avvicinatevi fate piano, ssshhhh vi voglio dire una cosa all’orecchio, sssssshhhh, silenzio, che rimanga fra noi, mi raccomando, acqua in bocca, il paese è piccolo e la gente mormora, avvicinatevi, in questo periodo, giugno-luglio, io con tutto il bene che voglio al mio “ensemble” familiare, con tutto l’amore possibile e immaginabile, e qualche volta anche con il mio odio, io me ne andrei volentieri in ferie da loro, non vorrei pensare a loro, ma solo in questo periodo. A Roma ci sono una quantità impressionante di eventi, Roma capitale d’Europa di eventi, io vorrei non pensare a loro, almeno la notte, mi sono perso un’infinità di concertini niente male, Keith Jarrett, Cassandra Wilson, Jan Garbarek, Chick Corea, Buju Banton etc., etc., mi sono “perso” Bobby Mc Ferrin a Umbria Jazz, insomma sono un vero “perdente”, la mia famigliola l’abbandonerei molto volentieri, ma le mie donne egoiste vogliono che io sia sempre la vicino a loro, sono gelose della mia amante preferita, ma non si può contenere l’amore in disavanzo, ce l’ho per loro e per la mia “amante”, voglio godere con la mia amante e i suoi figli “i concerti”, voglio una famiglia allargata e spericolata come quella di Steve Mc Queen, quindi cara la mia famiglia, io vi amo (qualche volta vi odio) ma lasciatemi libero sennò come faccio a ricaricare le pile????!!!!!! (scusate lo sfogo, ma “quanno ce vò, ce vò!!!!”), non mi sento un padre snaturato, quindi andiamo avanti, ohhh!!!! mi raccomando era una confidenza, non ve la lasciate sfuggire, Ok??!!! Intesi!? Non facciamo scherzi, sennò non vi faccio più confidenze.

Eravamo rimasti ai campetti, umanità di periferia in cerca di un centro di gravità permanente, da lontano due figure di giovincelli che si spintonano, stanno scherzando??? Partono cazzotti di una certa intensità, il tipico suono del cazzotto che impatta con il viso, sono cazzotti non troppo caricati sennò il k.o. è assicurato, quindi non stanno scherzando, continuano a darsela di “santa ragione”, ma forse è solo “profana irrazionalità”. Mi avvicino, credo debba intervenire, intervengo con altri “pischelli” loro amici e si ferma il confronto esasperatamente fisico, rimane allora il confronto “dialettico”, del tipo, “t’ammazzo” oppure “t’ammazzo io”. Nuovo tentativo di aggressione, per fortuna non siamo negli Stati Uniti d’America dove per litigi per futili motivi ci si spara con armi sofisticatissime, allora volano cazzotti, che nella maggior parte dei casi non sono fatali-fine del siparietto rissa-della serie: con i cazzotti ci si ammazza di meno che con le mitragliette Uzi o con le Beretta oppure con gli AK 47. Sempre a proposito di risse pico dopo, scenario simile, partita di torneo di calcetto, tifo acceso (pure per il calcetto), a un certo punto un momento di tensione, un palestrato spettatore-tifoso, fratello di un giocatore in campo, rivolto ad tifoso dell’altra squadra che aveva qualcosa da dire a suo fratello, con tono arrogante e allo stesso tempo involontariamente comico, “che c’hai quarcosa da dì, guarda che io sò er fratello!!!!” Ancora co sta’ storia dei fratelli, Basta!!!!!!…Basta con il coinvolgimento dei familiari , è antico lo slogan “Guarda che chiamo mi’ fratello” oppure “Je lo duco a mi’ fratello”, ‘nnamo, basta!!! È antico sto modo de fà, se proprio dovete litigà, se proprio nun ne potete fà a meno, se proprio ve prudono le mani, se il “mahatma Gandhi” nun và insegnato niente, fate a botte da soli senza faide familiari.

Evidentemente esiste sempre quell’irresistibile fascino del fratello maggiore, se il bisogno di un fratello soccorritore resiste inossidabile nel tempo, forse vorrà dire che è un richiamo atavico, forse sarò invidioso, avendo solo una sorella che vive da tantissimi anni lontano da Roma. Se ci penso non ho mai avuto bisogno di un fratello per dirimere questioni, non ho mai partecipato a risse, anche perché sono allergico ai cazzotti sul viso, alle bastonate sulla testa e alle catenate sulle gambe, mi viene subito l’eritema, e poi che dire delle coltellate che laceranti i tessuti producendo quelle ferite che nel tempo prendono il nome di cicatrici. Odio la violenza ma mi riservo di usare violenza se mi si usa violenza e sempre che i rapporti di forza siano favorevoli, in ogni caso mai colpire per primi, usare eventualmente violenza solo per legittima difesa con ogni mezzo necessario ma proporzionale all’offesa, una volta che ci si è difesi basta, evitare l’escalation. Perché parlo di violenza? Per un motivo molto semplice, perché dobbiamo fare i conti con l’aggressività, talvolta in forme violente, di cui siamo circondati, senza enfasi e senza inutili allarmismi, esiste la problematica, discutiamone. Per fortuna che si spara poco nei nostri paraggi, furti col sonnifero negli appartamenti, furti nelle auto in sosta, scippi, furti con destrezza, rapine ma pochi spari, è una gran fortuna sentire pochi spari intorno a te.

Miles!!! anche te aggredirono in gioventù sulla terra molto tempo prima che tu morissi in seguito agli eccessi della tua vita alquanto avventurosa e movimentata, ma non fu letale quell’aggressione per mano di un poliziotto, per fortuna. Una sorte peggiore è toccata a Lee Morgan (trombettista hard-bop ucciso dall’amante davanti al locale dove suonava), oppure al grande Marvin Gaye ucciso dal padre o al virtuoso del basso elettrico, Jaco Pastorius ammazzato a botte davanti all’ingresso di un locale di Fort Lauderdale, in Florida, senza citare omicidi dei più attuali rapper Tupac Shakur o di Notorius B.I.G., quindi si può tranquillamente concludere che, se proprio non se ne può fare a meno, è molto meglio una sana scazzottata (anche se i pestaggi talvolta possono essere mortali, vedi Jaco Pastorius) che una molto pericolosa pistolettata (elementare Watson! Elementare).

Miles??? Esiste la violenza nell’alto dei cieli???? Paradiso e violenza dovrebbero essere incompatibili, quindi in paradiso ci dovrebbe sparare, in paradiso non esiste questo istinto primordiale, le anime ci arrivano depurate, sennò il paradiso non ha ragione di esistere. Ammesso che esista anche l’inferno, si sparerà in inferno? No, non è possibile perché non si può morire un’altra volta, siamo già morti, allora sono due le cose, o l’inferno e il paradiso non esistono, ma aspettate un attimo, e il limbo? Dimenticavo (del limbo non se ne parla mai, ci dimentichiamo sempre del limbo, il limbo nel limbo dei nostri pensieri, e poi la parola “Limbo” sarà anche anonima oppure può evocare scenari pubblicitari, tipo “caffè Limbo”, oppure “vogliamo ballare questo limbo???” ma sempre meglio della parola equivalente Purgatorio è.

Ma una domanda sorge spontanea: Limbo e Purgatorio sono la stessa cosa????Certo che è proprio un purgatorio il limbo. Poi andare nel limbo cosa vuol dire? Chi ci va? Ci vanno le persone senza infamia e senza lode? Le persone ne carne ne pesce? Le persone che si sono comportate ne bene ne male? I ragionieri? (con tutto il rispetto) che tristezza il limbo, sarei per l’abolizione del limbo, troppi trasformisti e troppe persone strane) (credo che l’abbiano già abolito il limbo).

Se non l’avessero abolito, proporrei il referendum abrogativo. Allora dicevo, o il paradiso e l’inferno non esistono oppure esiste solo il paradiso, come mi piace pensare, e allora le nostre anime s’incontreranno fra le nuvole senza astio, ne rancore, ne competizione, ne odio e ne cattiveria, praticamente non saremo più umani, diventeremo alieni buoni e guarderemo dall’alto i superstiti dell’umanità in continuo affanno, i cattivi smetteranno di essere cattivi e i buoni continueranno ad essere buoni, i primi contenti del loro cambiamento in positivo e i secondi avranno il rimpianto di non essere mai stati sedotti dal fascino sottile della cattiveria e della perfidia ed esclameranno nelle giornate lunghe e oziose “Certo si sta bene qui in paradiso ma è un pò noioso”, con questa affermazione farà capolino l’insoddisfazione umana e verranno subito spediti al purgatorio (allora non l’aboliamo il purgatorio può sempre far comodo per le persone che non si accontentano mai della loro situazione, le fiamme eterne dell’inferno non si augurano neanche al più insoddisfatto e annoiato). I criminali incalliti, le persone abbiette, i maniaci dimenticheranno quello che sono stati, d’altronde non sapevano quello che facevano, o meglio forse lo sapevano benissimo ma non potevano per oscuri motivi non farlo, cambieranno identità, non verranno riconosciuti e verranno redenti dalle musiche soavi che non hanno mai ascoltato in vita loro, allora caro Miles, cosa aspetti chiama John (Coltrane), Red (Garland), Philly (Joe Jones) e intona ” ‘Round Midnight” (si è fatto tardi) e “My funny

Valentine”. Probabilmente. Anche questo non basterà (della serie: non siamo mai contenti), infatti da lontano una voce “Meglio l’inferno che il jazz!!” e allora per mio sommo dispiacere verrà ripristinato l’inferno, in via del tutto eccezionale per i detrattori del Jazz, oppure forse l’inferno non sarà poi così terribile come lo descrivono e allora noi amanti della musica afro-americana ci trasferiremo, orgogliosamente minoranza e quindi da inferno, con una bella tuta d’amianto cercheremo un anfratto, faremo delle Jam Session e con Lucifero scenderemo a patti, faremo abbassare un po’ la temperatura, installeremo un condizionatore, saremo forniti di estintori, ci uniremo ai pompieri, ascolteremo insieme il Jazz e il Blues, le musiche del diavolo, e il diavolo non sarà così terribile come lo descrivono, e poi anche il diavolo non è il male assoluto, e in quelle notti calde e fumose da più parti verrà scandito a più riprese e accompagnato dallo schiocco del pollice con il medio, il ritmo swing: ” e one………e…two…..e…..one ..two…three….four……………..”

P.S.

Per quella confidenza di prima, mi raccomando, non lo fate sapere in giro, pare brutto, poi mi tocca litigare, mi stresso, va bene? Tenetevela per voi, fate come se non vi avessi detto niente, ci conto, ciao mi fido di voi, lo sapete come sono le mogli, no?

Miles Davis (nel film)