Paul Desmond – «Take Ten», 1963
// di Francesco Cataldo Verrina //
Per molti Paul Desmond è stato un eterno secondo o il comprimario di lusso di Dave Brubeck, alle cui fortune ha contribuito non poco scrivendo «Take Five», ma il mondo degli uomini e le cronache del jazz citano molto di più il pianista intestatario del brano che non il sassofonista autore, il quale spesso si scherniva ironicamente: «In breve, quindi, sono il sassofonista del Dave Brubeck Quartet, a cui sono stato associato subito dopo la guerra di Crimea. Puoi dire chi sono io, perché quando non suono, mi appoggio al pianoforte e sorrido molto meno dei miei compagni. Forse pensate davvero che Benny Goodman fosse così felice, vero? Nessuno lo è. Ho vinto diversi premi come suonatore di sax alto più lento del mondo, così come un premio speciale nel 1961 per la tranquillità».
Libero da impegni con la band di Brubeck, Paul Desmond ha registrato molto in proprio, ma con alterne fortune, soprattutto in stretto sodalizio con Jim Hall, con il supporto di Connie Kay alla batteria e Gene Cherico al basso, che nelle note di copertina Desmond definisce «un bassista assolutamente fantastico», in alternativa il bassista Eugene Wright preso in prestito da Brubeck. Paul Desmond produsse trentaquattro brani in una raffica di sessioni dal 5 giugno al 25 giugno 1963, l’altra metà in luglio, agosto e settembre del 1964. La RCA pubblicò gli album rapidamente dopo la registrazione. La prima uscita del quartetto fu «Take Ten», brano con il cui titolo il sassofonista sperava di duplicare il successo di «Take Five». Questo il suo commento: «Take Ten è un’altra escursione in 5/4 o 10/8, come preferite. Dopo aver scritto Take Five, qualche anno fa, di tanto in tanto mi sono venute in mente altre possibilità, «Take Ten» è una di queste».
Il successo sperato non arrivò mai, ma le vendite dell’album furono rispettabilissime. Desmond possedeva un ottimo senso melodico. Al contrario di quello che facevano in molti, suonando frasi adatte a un certo tipo di cambio di accordi, lui andava sempre dritto alla melodia, sviluppando connessioni attraverso accordi complicati, ma le melodie erano sempre ben costruite, in modo che potessero adattarsi a qualsiasi tipo di progressione di accordi. L’elemento melodico primeggiava su tutto. Hall era stato uno dei primi musicisti americani a tornare dal Brasile con in tasca il metodo per realizzare la bossa nova. Non a caso i quattro migliori pezzi di «Take Ten» sono giocati su un ritmo bossa: «Theme From Black Orpheus» e «Samba De Orfeu», «Embarcadero» e «El Prince». Desmond non amava i tempi veloci, ma la descrizione di sé stesso come il suonatore di alto più lento del mondo era un’ulteriore estensione della sua abituale auto-ironia.
Gli album della RCA costituiscono un highlight collettivo nella discografia di Desmond. Il quartetto stabilì un modello per il gruppo che avrebbe formato dopo lo scioglimento della band di Brubeck. Il senso di questo schivo ed ironico contraltista va ricercato nelle parole di Percy Heath: «Paul era un ottimo suonatore. E non era affetto dalla mania per Bird. Aveva il suo modo di fare. Era un’anima gentile e la sua musica rifletteva il senso della bellezza. Ci incontravamo di tanto in tanto per qualche prova. Mi chiamava Heathcliff, e io avevo un soprannome per lui, Monsieur Dangereuse, perché Paul era così tranquillo, ma aveva intorno sempre delle signore molto eleganti, così lo chiamavo pericoloso, in quel senso». Gli album dei Desmond-Hall non hanno aumentato drasticamente i profitti della RCA negli anni sessanta, ma sono diventati punti fermi nella library di base delle registrazioni jazz, influenti tra i musicisti ed amati da una vasta gamma di ascoltatori.
