// di Francesco Cataldo Verrina //

Ascoltando «El Sueño De Luois», il nuovo lavoro di Enzo Favata, ci si accorge di come lo spettro creativo di questo musicista, che costituisce un unicum nel panorama europeo, sia tutt’altro che regolare. L’ascoltatore incauto, il quale non dispone di informazioni certe, potrebbe essere portato a pensare che Favata si sia nuovamente calato in talune atmosfere lontane da quello che è il suoattuale modus agendi. «El Sueño De Luois», pur non avendo perso un grammo di attualità, riuscendo ad attagliarsi perfettamente agli scenari del jazz contemporaneo, è stato registrato nel marzo 2006. Intanto di acqua sotto i ponti ne è passata tanta.

Enzo Favata, con cui ho fatto una breve chiacchierata, racconta così questa sua «nuova» avventura: «Tra il 2003 ed il 2009 la mia attività concertistica era davvero impressionante, con quasi duecento concerti all’anno, non solo In Italia ma soprattutto all’estero con i miei gruppi principali come il Quintetto Atlantico. Con «Voyage En Sardaigne», diventata un’opera sinfonica commissionata dalla Metropole Orkest, una riedizione di «Boghes and Voices», stavo incominciando il cammino verso nuove sonorità, cosa che mi ha sempre caratterizzato. Tra i miei compagni di viaggio, in quegli anni, c’erano Daniele di Bonaventura con il quale dagli inizi della sua carriera nel ’97 abbiamo suonato tanto insieme. Ricordo che dopo il disco «Ajo» con Dino Saluzzi, non avendo la possibilità di lavorare sempre con lui, scoprii questo giovane marchigiano, che suonava il bandoneon con lo spirito «saluzziano». Mi accorsi subito della sua della potenza e e del suo talento, così, da allora, sino al 2011 suonammo in tutto il mondo. Ut Gandhi, quando lo conobbi appena finito la sua esperienza di otto anni con Enrico Rava. Ut è un batterista dal tocco raffinato e con l’energia di una tempesta».

Il progetto «El Sueño De Luois» è la sintesi dinamica di tre musicisti, apparentemente differenti, ma capaci di confluire al nucleo centrale della stessa cellula sonora: Enzo Favata sax soprano e tenore, clarinetto basso e live electronics; Daniele di Bonaventura bandoneon, pianoforte e live electronics; U.T. Gandhi (Umberto Trombetta) batteria, samplers e percussioni elettroniche. «Inizialmente formai un duo Daniele, ed, insieme, suonammo tanto soprattutto in Sud America, poi chiesi a Gandhi di unirsi a noi nel 2005.» – Prosegue Favata – «A marzo 2006 entrammo per due giorni in studio con alcuni brani che avevamo già in repertorio e nuove idee da sviluppare: questo progetto nasce così. La genesi dell’album fu singolare, sarebbe dovuto uscire, ma cedette il posto a «No Mans Land» che avevamo registrato nell’autunno 2005 e che fu pubblicato nel 2006. A questo punto «El Sueño De Luois» resto in stand-by perché nel 2007 fui coinvolto nella grande produzione di «Voyage En Sardaigne con la Metropole Orkest. Insomma, nonostante fosse un bel lavoro, non ebbi la forza di farlo pubblicare, quindi rimase chiuso nel mio archivio. Nel corso degli anni è cambiato anche l’orientamento del mercato musicale, ma soprattutto l’avvento della musica liquida è diventata un’opportunità, facendo finalmente rinascere in me l’interesse per questo progetto che oggi viene distribuito tramite le maggiori piattaforma digitali in tutto il globo».

Enzo Favata, Daniele Di Bonaventura e G.T.Gandhi

Registrato da Stefano Amerio nel suo leggendario studio di Cavalicco Udine per la Carrabuffas Music Record, «El Sueño De Luois» ha tutte le peculiarità di un lavoro bassless, in cui emerge a sorpresa anche un insolito Daniele di Bonaventura al pianoforte, il quale dimostra di essere un raffinato esecutore ed un partner ideale per le complesse trame sonore di Favata, mentre U.T. Gandhi fornisce un equilibrato apporto ritmico, integrandosi in un progetto che respira attraverso un fitto susseguirsi di idee limpide e ricche di suggestioni melodiche, mai prevedibili e scontate. A partire dall’iniziale «Obrigato» che cattura immediatamente l’ascoltatore sulla scorta di una melodia struggente e dal lievi contrafforti esotici, srotolata con una narrazione quasi cinematografica, fatta di piccoli colpi di scena, per poi ritornare al plot narrativo iniziale. Si prosegue con «Cultus», innestata in un humus sonoro dal sapore antico, magnificata dal bandoneon, dove tradizione ed accenni elettronici avvolgono il costrutto melodico con garbo ed eleganza. Si giunge alla title-track, «El Sueño De Luois», in cui il sax di Favata innalza un peana agli dei, mentre il pianoforte, che distilla note adamantine e vitali, gli risponde per le rime agevolando la progressione ritmica di Gandhi. Nella seconda parte il sax tende a sconfinare per vie oblique, mentre il mood complessivo del componimento diventa di trasversale e l’improvvisazione totalizzante. Racconta ancora Favata: «Convinsi Daniele a suonare il piano. La musica risultava fresca, attraverso un continuo dialogare insieme, seguendo un percorso che attraversava i luoghi intimi della memoria, le nostre passioni, la tradizione musicale moderna unitamente ai profumi e alle radici del Sud del mondo, del Mediterraneo e dell’America Latina. Era un progetto affascinante dove acustico ed elettronico si coniugavano in maniera molto raffinata ed energica con continui salti e sorprese del tutto inattese».

«Nasso» ha un sviluppo progressivo multitematico, passando da un’atmosfera iniziale sotterranea e meditativa ad un costrutto articolato, mutevole e ricco di spunti improvvisativi che puntano verso i quattro punti cardinali della musica. L’amalgama fra i tre sodali è pressoché perfetto, addirittura sembra che ognuno inizi dove gli altri finiscano, con l’intento di sostenersi in maniera collegiale e mutualistica. «Patagonia Express» è un viaggio ideale attraverso scenari aperti e lussureggianti descritti da una melodia che fotografa ambienti e situazioni con dovizia di particolari, quasi con un andamento documentaristico ed un movimento arcuato tra cielo, mare e terra. Si tratta di un gioco di equilibri, dove il pianoforte sembra volare in alto, il sax andare in profondità, mentre il substrato ritmico funge da bussola e da linea guida. In chiusura «Thurkish Bath» una progressione sinuosa che guarda verso Oriente, attraversando il Sud Mediterraneo, con un cadenzato groove scolpito nell’immaginazione, che conduce il sax ad un esercizio improvvisativo, da cui scaturisce una melodia roteante come una danza del ventre. Per concludere, le parole di Favata, oggi impegnato in svariati progetti in lungo ed in largo per il mondo: «Tutte le influenze percepibili in questo progetto solo dei pretesti per sviluppare una musica formata da complesse strutture, dove spesso l’improvvisazione radicale è un gioco di equilibrio, una cifra stilistica molto personale. «El Sueño De Louis» è figlio di «Ajo» con Dino Saluzzi e di «Atlantico», ma rilegge ed estende i limiti di questi due miei album . Dopo il 2011 fini la mia grande avventura con Daniele e, dopo il 2019, quella con Gandhi, oggi suono altra musica espandendo i confini, senza dimenticare il passato, chissà se questo album possa incuriosire il pubblico e farci ritornare insieme per una reunion».