// di Gianni Morelenbaum Gualberto //
La presentazione di un imponente concerto per il solstizio d’inverno ideato dal compositore phill niblock che rievoca il contesto di una serie di opere raccolte in “The Movement of People Working”, lunga serie di film girati da Niblock fra 1973 e 1985 in ambienti rurali in vari paesi del mondo (Cina, Brasile, Portogallo, Lesotho, Portorico, Hong Kong, Messico, Ungheria, Peru). “Attraverso inquadrature semplici e ricercate, un particolare montaggio secco, un trattamento del colore impeccabile, i film raccontano in grande anticipo sui tempi e con incredibile pertinenza le contraddizioni e i paradossi della globalizzazione”. Bordoni impenetrabili ma immersivi, ossessivi, cupi, traslucidi, drammatici e trascendentalmente sereni incombono estatici come il respiro di un immenso corale laico, storia di illusioni, fragilità, sopravvivenze: la stasi (nel senso di “stillness”, di immobilismo che è quiete apparente e in equilibrio, inerzia attiva, diverso da quanto possa fare intuire il greco “histasthai”) diventa un rituale primordiale, pietrificato e vibrante sotto la cui superficie guizza un incessante brulichio microtonale e che implica una diversa concezione sensazione dello spazio e del ritmo.
Il bordone ritorna dal passato a essere non solo forza onnipresente, ma anche come forza nata da forze onnipresenti. I bordoni sono la quintessenza della totalità dei suoni: il traffico della strada, il ronzio degli elettrodomestici, la statica del rumore bianco con ogni frequenza udibile presente. È come se essi costituissero la più ampia “larghezza di banda” della nostra percezione, di cui la “musica” è una parte più piccola. Di conseguenza, la capacità di percepire un bordone, così come definire cosa costituisca tale percezione, sembra problematica. La natura onnipresente del bordone, unita alla sua capacità di disturbare, sembrerebbe complicare ulteriormente la nostra capacità percettiva. Maurice Merleau-Ponty affermava che “gli oggetti dell’esperienza sono per natura enigmatici”, ciononostante il bordone sembra creare un legame profondo non solo con le emozioni e la forza motrice dell’uomo, ma anche con il nostro corpo fisico.
Si pensi all’impatto viscerale dell’organum di Leonin o di Perotin o alle pulsazioni del canto gregoriano, che producono cinesteticamente un locuste fisico per sperimentare o conoscere il bordone. Sono tutte vibrazioni che in qualche modo evocano un momento prolungato di rottura della divisione tra mente e corpo, raggiungendo un’esperienza intenzionale, “pura” e, in senso lato, spirituale. Niblock utilizza la stasi come forza coercitiva e trasfigurante, sia nella musica che nel suo effetto sull’ascoltatore: la musica esplora dense tessiture sonore risultanti da suoni strettamente giustapposti per lunghe durate. La combinazione di tessiture superficiali statiche e di un movimento armonico estremamente ‘attivo’ (cioè di scontri di iperoni e di ‘battiti’ creati da relazioni di intervalli microtonali estremamente piccoli) dà origine a una musica estremamente originale. Niblock costruisce scintillanti ambienti psicoacustici immersivi, ma, grazie all’uso severo della stasi testuale, ogni possibile variazione nell’esperienza dell’ascoltatore viene virtualmente eliminata. Viene imposto un quadro di ascolto quasi “allocentrico”, che garantisce un certo grado di autonomia nei fenomeni musicali. In qualche modo l’ascoltatore è costretto a dimenticare sé stesso e a limitare gli impulsi del proprio ego.