// di Francesco Cataldo Verrina //

Marco Trabucco è un musicista multitasking, non facilmente delimitabile ed il suo nuovo album «X(ICS)» descrive un’infinità di mondi possibili, irreali, reali e surreali, dove il jazz fa da sfondo ad un humus propedeutico all’innesto di sonorità e strumentazioni più adatte ad un contesto classico-sinfonico, ma non solo, ci sono tensioni e visioni contemporanee che tagliano trasversalmente gli emisferi della musica.

Si potrebbe pensare all’ennesimo tentativo di ottenere suggestioni a basso costo ed a bassa emissione, attraverso una «terza via» fatta di semplice sovrapposizione o fusione a freddo di jazz afro-americano e musica eurocolta. In verità «X(ICS)» è un costrutto concettuale coerente che riceve stimoli creativi dai quattro punti cardinali della musica e li restituisce sotto forma di soluzioni timbriche ed armoniche ricercate, le quali si spingono oltre quello che potrebbe essere l’habitat naturale di un un musicista di estrazione jazz. Marco Trabucco ha saputo guidare ed amalgamare bene anche un ensemble sempre al servizio della narrazione musicale e dell’impianto melodico-armonico. Dieci musicisti, (da qui il titolo dell’album a numero romano «X»), tutti ben equipaggiati e dotati di una solida tecnica, che gli consente di non ostentano mai o di abbandonarsi al virtuosismo, ma piuttosto di cercare sempre il punto di confluenza collettiva e la collegialità d’intenti.

Marco Trabucco contrabbasso, Giulio Scaramella pianoforte, Andrea Ghezzo chitarra, Maddalena Calamai flauto, Emanuele Andreatta violino, Costanza Pennucci corno, Luca Colussi batteria, Alessandro Dalla Libera viola, Luigi Vitale marimba e balafon e Federico Motta violoncello riescono abilmente a portare il costrutto sonoro, al di fuori dell’omologazione di taluni stereotipi para-jazzistici e in una dimensione che ravviva figure tradizionali, sonorità cameristiche, aree di improvvisazione tematica, riconsegnando al mondo un package-deal del tutto personale, tanto da poter parlare di jazz dilatato ed ampio spettro con accenti classici e facilmente fruibile grazie all’elevato gradiente di sottigliezze melodiche e liriche. Quando si parla di un jazz di marca europea, specie se calato in una dimensione sofisticata, raffinata e senza eccessi improvvisativi dissonanti ed ipermodali, si parla di spesso di «musica ambient» con effetti benefici sullo spirito e la mente, per quanto la «X» del titolo dell’album di Trabucco faccia riferimento perfino all’incognita della società a capitalismo alieno, dell’era delle app e dell’ipervirtuale, dove gli individui vivono vite surrogate senza mai sfiorarsi. In tale contesto un lavoro «X(ICS)» diventa quasi totalizzante ed olistico.

L’opener dell’album «One For Max (EXP)» è componimento arioso e dilatato in cui compare il fantasma di Chick Corea, dove il nutrito line-up fluttua all’interno di una duplice dimensione, quella jazzistica-orchestrale, a tratti nostalgica, e quella cameristica imposta dagli archi sul modello Schoenberg. «Open Space (EXP)» è uno spazio aperto alla creatività dell’ensemble che punta inizialmente sul distacco, per creare una piacevole aura di sospensione che porta ad un crescendo emotivo, il quale sviluppa la tensione tipica delle colonne sonore di certi fil basati sulla complessità dei sentimenti umani. «Untiteled (EXP)», fluttuante, poetico, dominato nella prima parte dagli archi, ritrova progressivamente una dimensione multi-tematica, fatta di crescendi operistici e qualche fuga verso una fusion-jazz alquanto smooth. «Meraki (EXP)» è un costrutto minimale ricamato da una piacevole melodia, che si esalta nel dualismo tipico delle composizioni di Trabucco: da una parte il mondo classico fatto si austera leggerezza, dall’altra un imprinting jazz che si risveglia soprattutto nel walking del suo contrabbasso. In chiusura «Otranto (EXP)», città crocevia di suoni e culture che, sia pure soffusamente, si manifestano nel parenchima sonoro di questo brano, musicalmente diviso tra Sud e Nord del mondo: excursus inizia con la citazione di «Giant Steps» di Coltrane, piccole flessuosità mediorientali, per poi approdare in qualche località scandinava, tra muschi, licheni e suoni incantati. «X(ICS)» è un disco con un DNA generato dalla «leggerezza dell’essere», ma musicalmente solido, mercuriale e di sostanza, un misto di cuore e cervello, capace di fare vibrare le corde dei sentimenti attraverso la forza del pensiero.

Marco Trabucco – Open space (official video) | Abeat records