// di Gianluca Giorgi //
Art Blakey and The Jazz Messangers, Drum Suite (1957 ristampa edizione limitata giapponese Mono)
Drum Suite è un album di Art Blakey e dei Jazz Messengers registrato in una doppia sessione (13 dicembre 1956 e il 22 febbraio 1957) e originariamente pubblicato dalla Columbia Records.
Drum Suite è un meraviglioso ibrido tra ritmi africani, latini e hard bop, prefigurando il concetto di “afro-beat” che sarebbe arrivato solo un decennio dopo. È curioso che le tre parti che compongono la Drum Suite del lato A, The Sacrifice, Cubano Chant e Oscalypso, siano state registrate in un’unica ripresa senza arrangiamenti e destinate inizialmente a essere solo take alternative, mentre in seguito rientrarono giustamente nella scaletta a pieno titolo.
Un disco sorprendente per l’energia ed il suono che le due formazioni riescono a sprigionare. L’album, infatti, vede per la Drum Suite sullla prima facciata Art Blakey alla batteria, Ray Bryant al pianoforte, Oscar Pettiford al contrabbasso e al violoncello, Jo Jonesalla seconda batteria, Charles “Specs” Wright alla terza batteria, ai timpani e al gong e Candido e Sabu Martinez ai bongos); mentre sul Lato B, in cui la formazione suona un hard bop più convenzionale, sono presenti tre tracce registrate sempre nel 1956 ma con iJazz Messengers, dove Blakey alla guida, trè accompagnato da Bill Hardman alla tromba, Jackie McLean al sax contralto, Sam Dockery al pianoforte e Spanky DeBrest al contrabbasso). Parliamo di un album innovativo e visionario per l’epoca e che oggi risulta ancora molto attuale; un capolavoro “perduto” che merita di essere riscoperto.
Hanna Paulsberg Concept & Magnus Broo, Daughter Of The Sun (2018 vinile colorato)
La sassofonista Hanna Paulsberg è foriera di un lavoro potente, dedicando “Daughter Of The Sun” alla regina d’Egitto Hatshepsut e a tutte le donne forti che hanno lottato per la parità di genere. Hatshepsut è stata una delle regnanti di più impportanti dell’antico Egitto e, da allora, molte donne ne hanno emulato regalità e intraprendenza.
La sassofonista, allontanandosi dal jazz nordeuropeo ha cercato ispirazione guardando all’America e all’Africa. Le influenze di entrambi i continenti sono evidenti in questo album sensuale e stregato. La band, per allargare gli orizzonti, ha coinvolto l’abile trombettista svedese Magnus Broo, che a sorpresa domina la maggior parte dello spazio sonoro, con la Paulsberg che aggiunge solo alcuni passaggi.
Nel disco troviamo il jazz africano, in particolare lo stile nato nelle township dell’apartheid del Sudafrica, con riferimenti a Chris McGregor o Abdullah Ibrahim, e alla musica Kwela; non mancano i riferimenti all’highlife dell’Africa occidentale. L’atmosfera generale, come sembra suggerire il titolo dell’album, è solare ed esaltante, ricordando anche Pharoah Sanders e lo spiritual jazz di Alice Coltrane. In alcuni brani si sentono perfino le radici nordiche della sassofonista. The Hanna Paulsberg Concept combina tutte queste risonanze nere con la propria musicalità , al fine di creare uno stile deliziosamente giocoso. Un’autentica scoperta!


Daniel Casimir, Boxed In (2lp 2022)
Il bassista Daniel Casimir, che ha sempre suonato in tutti i dischi della sassofonista tenore Nubya Garcia, non è molto conosciuto al di fuori del giro del jazz britannico.
“Boxed In” è un album che gli consente di uscire dall’ombra,divenendo leader di un quintetto acustico composto fra gli altri, dalla stessa Garcia e dal batterista Moses Boyd. Il concept è basato su una suite di undici tracce con una mini suite di tre tracce al suo interno. La serie di pezzi che sostituisce “Safe” vine stata descritta come “una suite nella suite”.
Parliamo di una registrazione estremamente ambiziosa che abbraccia brillantemente elementi di jazz, classica, pop, soul, r’n’b e altro ancora, fondendoli in un insieme coeso e convincente, da cui emerge un compositore e bandleader di notevole sostanza. L’album contiene una scrittura per orchestra altamente compiuta che combina trame orchestrali, sonorità da big band jazz con elementi di drum’n’bass ispirati a Roni Size ed elettronica. È un suono distintivo ed originale che cattura l’attenzione in cui sono presenti molte tracce residuali di jazz. Al quintetto principale è stato affiancato un ensemble di undici elementi di ottoni-legni-archi con musicisti di spicco sia in ambito jazzistico che sinfonico. Due pezzi presentano la voce di Ria Moran, che amplia ulteriormente la portata dell’album per abbracciare influenze pop, soul e r’n’b, che riflettono l’amore del giovane Casimir per il suono della Motown. Un pop-soul comunque molto più moderno, con profonde radici nel r’n’b contemporaneo e nella cultura urbana del 21° secolo. Questo non è jazz orchestrale come generalmente viene inteso, ma è più simile alle colonne sonore cine-televisive, soprattutto ricorda anche le musiche dei film della “blaxploitation” anni ’70. La sensazione retrò è bilanciata dalle moderne tecniche di produzione, con la batteria di Boyd molto presente. Il successo dell’album ha portato a Daniel Casimir il premio come miglior “strumentista dell’anno” ai Jazz FM Awards 2021. In conclusione, va detto che un lavoro di tal genere sposta ulteriormente in avanti il jazz londinese, spingendolo verso un’inedita direzione.
The Comet Is Coming, Hyper-Dimensional Expansion Beam
Il quarto album, secondo per la storica Impulse! del progetto guidato dal sassofonista-clarinettista e guru spirituale King Shabaka (Shabaka Hutchings, già con Sons of Kemet) con il mago del synth e produttore Danalogue ed il batterista-produttore Betamax. Registrato al Real World Studios di Peter Gabriel, i musicisti hanno messo in atto una quattro giorni di improvvisazioni guidate dalla grinta e dall’istinto collettivo, guidati dall’ingegnere del suono Kristian Craig Robinson. I files di queste sessions sono poi stati scelti e rielaborati in fase di post-produzione. Il risultato è un avvincente progetto che flutta con andamento psichedelico tra jazz, afrobeat ed elettronica. I Comet Is Coming, una delle più importanti realtà londinesi capace di incorporare elementi di jazz, elettronica, funk e rock psichedelico, nascono dall’incontro tra i Soccer96, duo elettronico composto dal tastierista “Danalogue The Conqueror” (Dan Leavers) e dal batterista “Betamax Killer” (Maxwell Hallett) con il sassofonista “King” Shabaka Hutchings. Il disco non per tutti.


Web Web x Max Herre, Web Max (2021)
Il quarto lavoro dei Web Web, è una collaborazione tra il quartetto tedesco, guidato dal pianista Roberto Di Gioia e il produttore tedesco Max Herre. Insieme hanno prodotto un cnvincente disco, che si sostanzia come un tributo ai primi anni settanta, fluttuando fra jazz e soul, ed a cui hanno partecipato alcuni personaggi storici come Yusef Lateef, Mulatu Astatke e Charles Tolliver (Strata East), con l’apparizione dell’arpista della International Anthem Recording Company, Brandee Younger. Il pianista Roberto Di Gioia ed il rapper Max Herre non hanno unito le loro forze per far sì che uno sunasse e l’altro facesse qualche rima, piuttosto i due hanno sviluppato un album di jazz cristallino, e Herre funge da musicista, compositore e produttore, senza mai utilizzare la sua voce. Per la prima volta insieme, i due artisti, operando in maniera paritetica, hanno creato un seducente album di spiritual jazz.
Petter Eldh Koma Saxo & Sofia Jernberg, Koma West (2022 vinile rosso)
L’esplosivo ensemble Koma Saxo di Petter Eldh continua le sua avventura con un nuovo album “Koma West”, pubblicato dalla We Jazz Records, un disco ancora più sorprendente del precedente. L’attual eprogetto presenta un suono ancora più innovativo grazie alla voce di Sofia Jernberg, che diventa il valore aggiunto La musica parte dal jazz ma si espande in altre possibili direttrici sonore, infatti Eldh Koma aggiunge campionamenti e pianoforte oltre al solito basso, in una formazione che mescola violoncello, violino, fisarmonica e vari sassofoni. Il format di questo progetto presenta un approccio innovativo al jazz contemporaneo, attraverso un album composto da tracce di breve durata, arricchito dal vocalese: la voce viene usata senza parole (solo un brano ha il testo cantato); sono presenti arrangiamenti per archi e fiati, percussioni influenzate dall’hip-hop e occasionali effetti elettronici. Il disco è pervaso da un costante senso di improvvisazione, ma la musica è abbastanza strutturata e caratterizzata da pochi assoli individuali, che rendono il disco più immediato e fruibile.

