(parole improvvisate)
// di Marcello Marinelli //
21.30. ON
Verso sera i rumori di fondo della metropoli si placano. Il placarsi dei rumori di fondo evidenzia la forza musicale che le voci nere sprigionano con la loro intensità. I riff di basso gli arrangiamenti cool escono alla scoperta e prendono il sopravvento sulle trame diurne. Il fenomeno è tipicamente notturno. In solitudine è ancora più evidente questo fenomeno di ricezione acustica. La musica ha un dono potentissimo, crea un vortice positivo. Trasforma l’energia cosmica presente in ognuno di noi, in forma d’arte fruita. L’energia in sovraccarico, viene liberata con la bellezza del suono. Si liberano le tossine e le brutture della vita sono espulse, almeno per il tempo della selezione musicale, come feci in procinto di uscire, e io feci così, quando mi scapparono. Spotify aiuta nell’impresa fornendo selezioni musicali di genere altamente di qualità. Il mio ambito musicale stanotte è il neo soul. Mi godo gli arrangiamenti e i controcanti con fiammate di gratificazioni pure.
La musica scorre veloce come la vita e le onde sonore deliziano le povere orecchie frastornate da parole in eccesso. Ironia della sorte mi piace scrivere sotto l’influsso benefico delle curve sinusoidali. Sono parole improvvisate, sono parole jazz, anzi parole be bob. Come non avvertite il jazz nelle mie parole? Su un po’ di fantasia. Certo non tutte le canzoni compiono il miracolo ma la media è alta, molto alta. Entri nel genere e prendi ciò che puoi e ciò che vuoi. Bisogna essere bravi ad entrare in un genere e poi cambiare genere e passare a un altro genere. L’importante però non è il genere ma il flusso musicale che deve essere costante e presente che inietta elettronicamente il beat. Beat di vario genere ma beat. Se il flusso è costante nel giro di qualche giorno diminuisce, ma qui sono andato fuori tema parlando delle mie mestruazioni. Come? Non posso avere le mestruazioni? Si desidera sempre quello che non si ha. Dicevo che se il flusso non è costante i neurotrasmettitori mentali non captano i segnali sonori, perché sono cose che captano e a tutti captano delle cose, qualcosa capta a tutti. Lo so vado fuori tema, con battute insulse, ma mi piace uscire dal tema per poi rientrarci, mi sento come Jack Frusciante che però non è uscito dal gruppo, ma è uscito dal tema.
Mi piace liberare la mia testa, sotto l’effetto micidiale, delle pulsazioni del basso e delle tastiere. Quanto mi piacciono le divagazioni e lo so possono essere considerate male, sintomo di follia. Ma la follia è presente anche quando non la si evoca apertamente. Le voci che mi accompagnano nel mio peregrinare notturno sono calde e sinuose, decisamente belle voci nere. La blackness mi coccola e mi culla e io mi lascio tranquillamente cullare da voci sconosciute che Spotify mi suggerisce continuamente. A volte le voci le conosco e le riconosco e poi, improvvisamente, una cantante sconosciuta e io mi trastullo con una perfetta sconosciuta, ma potrebbe anche essere imperfetta, ma musicalmente è perfetta, almeno lo è per me in questo momento. Voi vi starete chiedendo, o tu ti starai chiedendo o io mi starò chiedendo (per chi ha avuto coraggio di arrivare sin qui) e anche per me che non solo ci sono arrivato, sono andato anche avanti), ma chi te lo fa fare di scrivere queste stronzate? Ma che te l’ha ordinato il dottore? Voi non ci crederete me l’ha ordinato il dottore. M’ha ordinato di scrivere in continuazione perché uno scritto al giorno (ora non esageriamo, uno scritto al mese) leva il medico di torno, per far rima con giorno (o ti rimette in buon arnese per far rima con mese).
Adoro anche le parentesi tonde, ma anche al taglio non mi dispiacciono. Adoro le parentesi tonde, ma non quanto la musica, adoro più la musica delle partentesi tonde, ma anche le parentesi tonde hanno un loro perché. Le parentesi quadre sono altamente sconsigliate altrimenti un periodo può sembrare un’espressione matematica, ma se le parole non fossero altro che un flusso fonemico di numeri inconsci? Forse non è l’arte, genericamente intesa, la madre di tutte le scienze e quindi anche la musica al centro del mondo, ma la matematica. Però bisogna essere artisti a giocare con i numeri in arte, quindi la matematica probabilmente regola la vita e quindi anche la musica, infatti le battute musicali che si racchiudono in un spartito sono tutte forme matematiche. Un intero, un mezzo, un quarto, un ottavo, un sedicesimo, un trentaduesimo e addirittura un sessantaquattresimo. Temo di essere invece, di un amante di musica, un amante di numeri. Ma non dovrei spaventarmi dai numeri, non m’hanno fatto niente i numeri. Ma la trasformazione dei numeri in musica, è sublime, è come l’esperimento di Mago Merlino, che compie il suo esperimento in un’ampolla, miracoloso. Adoro quando i numeri diventano suono perché i numeri da soli non parlano e non cantano e io ho bisogno del canto della musica e allora ‘vade retro’ matematica, non sei la numero uno nel mondo, mi stavo abbagliando da solo, senza fari. Mi sento come un oratore a “Speaker corner” ma senza piedistallo, senza promettere mare e monti, prometto solo laghi e colline. Il mio è solo un flusso di coscienza istintivo e improvvisato. Nulla di programmato pura colonna grafica alla mia colonna sonora. Il cuore della notte aiuta in questo peregrinare mentale, e la batteria scandisce il tempo, Beat di sottofondo ripetitivo e costante mentre la voce è libera di andare per conto suo ma sempre a tempo, non scandisce il tempo ma deve andare a tempo.
Ora devo abbassare il volume perché è tardissimo e potrei disturbare qualcuno e con il volume basso qualche sottigliezza si perde. Abbassare e alzare il volume è una forma d’arte, bisogna sapere sempre se alzare o abbassare e questa decisione è difficile da prendere troppi elementi in gioco, ma non vorrei perdermi con la fisica, perché ho rischiato di perdermi con la matematica, però l’apparato uditivo è regolato da leggi fisiche, come la propagazione del suono nello spazio. Ora la notte è fonda, come la fossa delle Marianne, ma fonda e profonda sono la stessa cosa? Un dubbio atroce, vabbè dai un piccolo dubbio, un minuziosismo da notte fonda, dove la mente si rilassa e partorisce parole in libera uscita. La libera uscita non è solo di parole ma di note musicali e io ora andrò a nanna, augurandomi ‘le buone note’. E’ ora che vada, sto sbadigliando e sono stanco e per stasera sono sazio e ebbro di note e di chiacchiere. L’aspetto più inquietante è quando devo interrompere il flusso musicale. Sto per spegnere il mio vecchio impianto hifi e Spotify mentre la notte ingoierà anche l’ultimo dei suoni.
Ore 3.30. OFF!
