//di Gina Ambrosi //
Quella di Butch Warren è stata una storia incredibile, che potrebbe essere adattata al soggetto per un film. Per circa cinque anni, dal 1961 al 1965, Warren fu considerato uno dei migliori bassisti jazz del periodo, partecipò ad alcune tra le più importanti sessioni della Blue Note. Improvvisamente, però, sparì dalla circolazione e nessuno seppe più che fine avesse fatto. Tutto ciò agevolò la carriera di altri bassisti meno dotati. Inizialmente qualcuno pensò che fosse stato ucciso e fatto sparire: quelle tipiche storie da bassifondi: malavita, debiti, strozzini e droga.
Butch aveva iniziato a suonare professionalmente all’età di 14 anni entrando nella band del padre Edward Warren. Dopo aver maturato una certa esperienza a livello locale, nell’area di Washington, nel 1958 si trasferì a New York per accompagnare il trombettista Kenny Dorham al Five Spot. Per i sei anni successivi New York divenne la sua seconda casa e, in quell’arco di tempo, Warren fu alquanto richiesto nei club, ma soprattutto divenne un elemento cardine per i set della Blue Note, partecipando alle registrazioni di Joe Henderson, Jackie McLean, Stanley Turrentine, Donald Byrd, Herbie Hancock, Dexter Gordon, Sonny Clark, e Kenny Dorham. Dal 1963 al 1964 entro in pianta stabile nel quartetto di Thelonious Monk, quindi ritornò per un breve periodo a Washington, DC. Dopo aver lavorato in uno spettacolo televisivo, dal 1965 al 1966, scomparve dai radar. Per lungo tempo nessuno seppe dove fosse finito. A differenza, di alcuni famosi colleghi, non morì per un incidente stradale, un overdose di eroina, e non venne ucciso neppure, perché coinvolto in qualche strano giro.
Il giovane Butch Warren aveva già manifestato segni di cedimento fisico che, unitamente all’uso di sostanze stupefacenti, lo avevano indebolito nel corpo e nella mente, soprattutto quando nel 1963, il suo amico Sonny Clark morì per overdose, il quadro emotivo e mentale del bassista peggiorò progressivamente. L’arrivo nell’entourage di Monk non favorì certo il miglioramento delle sue condizioni psico-fisiche: in quell’ambiente il consumo di sostanze era più importante degli spartiti e degli strumenti.
Nel 1966 le sue condizioni di salute peggiorarono. Quindi, nel momento in cui gli fu diagnosticata una forma di schizofrenia paranoide, venne rinchiuso in un ospedale psichiatrico, in un’ala che era un vero e proprio carcere, dove venivano tenuti i cosiddetti pazzi pericolosi. Ma, forse, Butch Warren, appena ventiseienne, non era né pazzo, né pericoloso. Il paradosso che nessuno, in quel posto dove venne trattenuto per lunghi anni e curato con metodi sbagliati, sapeva chi fosse realmente, ossia uno dei più grandi jazzisti di tutti i tempi. Soprattutto, nessuno dei suoi famosi colleghi s’interessò mai alla sua causa, dandolo per morto prima del tempo.
Qualche decennio più tardi, alcuni giornalisti si misero alla ricerca del mitico Butch Warren e riuscirono a tirarlo fuori da quell’inferno. Per alcuni anni, prima di morire, Butch ritornò a suonare, lasciando alcune tracce della sua immensa bravura.


DISCHI REALIZZATI:
Con Donald Byrd
1961: Royal Flush
1961: Free Form
1963: A New Perspective
Con Kenny Dorham
1960: Jazz Contemporary
1963: Una Mas
Con Dexter Gordon
1962: Go
1962: A Swingin’ Affair
Con Jackie McLean
1959: Vertigo
1961: A Fickle Sonance
1967: Hipnosis
Con Hank Mobley
1963: No Room for Squares
1963: The Turnaround
1963: Straight No Filter
Con Thelonious Monk
1963: Miles & Monk at Newport
1963: Monk in Tokyo
1964: It’s Monk’s Time
Con altri
1961: Leapin’ and Lopin’ – Sonny Clark
1961: High Hope! – Elmo Hope (Beacon)
1962: Takin’ Off – Herbie Hancock
1962: Preach Brother! – Don Wilkerson
1962: Jubilee Shout!!! – Stanley Turrentine
1962: Feelin’ the Spirit – Grant Green
1962: Exodus – Slide Hampton
1963: Happy Frame of Mind – Horace Parlan
1963: Exultation! – Booker Ervin
1963: Page One – Joe Henderson
1964: Holiday Soul – Bobby Timmons
1965: The Walter Bishop Jr. Trio / 1965 – Walter Bishop, Jr.

