Carl Fontana – «The Great Fontana», 1985

// di Irma Sanders //

Charles Carl Fontana, trombonista e band-leader, nasce a Monroe Louisiana, il 18 luglio 1928. Un giorno, suo padre, Collie, entrò in casa e pose una scatola davanti al figlio. “Che cos’è?” chiese Carl. “È quello che suonerai“, gli disse il padre, aprendo la custodia del trombone. Collie manteneva la famiglia lavorando come idraulico e suonando il violino ed il sassofono in una band locale, a cui il figlio si unì per tutto il periodo del liceo, oltre a suonare nell’orchestra sinfonica della scuola. Dopo la laurea in educazione musicale alla Louisiana State University nel 1950, il promettente trombonista apparve per la prima volta sulla scena jazzistica nel 1951.

L’orchestra di Woody Herman stava tenendo una serie di concerti al Blue Room di New Orleans. Per uno strano gioco del destino il primo trombone dell’ensemble, Urbie Green dovette tornare a New York per assistere la moglie durante il parto. Quando nella sala prove della band arrivò quel giovane musicista locale assunto come sostituto temporaneo. “Posso aiutarti?” gli chiese il tenorista Dick Hafer. “Sono qui per sostituire Urbie Green“, disse Fontana. “Sei qui per sostituire Urbie Green?”, ripeté Hafer, mentre tutti i presenti scoppiarono in una sardonica risata.

Un’ora dopo, durante l’esibizione, il ghigno beffardo dei colleghi al seguito di Woody Herman si dissolse come neve al sole. Fontana ammannì il pubblico con una serie di assoli agili ed eloquenti che lo consacrarono immediatamente come aspirante alla corona dei pesi massimi del trombone jazz, detenuta in quel periodo da J.J.Johnson, il trombonista per antonomasia. Herman rimase così impressionato che, al ritorno di Urbie Green,gli comunicò che avrebbe tenuto Fontana nella band. Il giovane trombettista, a questo punto, abbandonò gli studi e per i due anni successivi, andò in tournée con Woody Herman. Da quel momento in poi, nessuno ne mise più in discussione il talento. In tanti, fra i numerosi succedanei ed emuli, nel corso dei decenni, si sono avvicinati alla velocità ma non alla sua abilità tecnica; soprattutto nessuno ne ha mai eguagliato la fluente capacità improvvisativa.

Sottovalutato dall’industria discografica, Carl Fontana giunse alla soglia della maturità per realizzare il suo primo album come band-leader. Leonard Feather lo aveva definito come «il trombonista più innovativo dopo J.J.Johnson». In considerazione della sua abilità, riconosciuta negli ambienti jazzisti e fra gli addetti ai lavori, è davvero un fatto insolito che il trmbonista di Monroe abbia dovuto attendere fino al 1985 per registrare il primo album come leader. La sua carriera era iniziata nei primi anni ’50, come già detto, nelle grandi orchestre di Woody Herman e Stan Kenton, e proseguita lavorando a fianco di tanti nomi importanti dell’empireo jazz. Durante questo lungo periodo di attività, aveva dimostrato di essere uno dei trombonisti più dotati ed inventivi di sempre; in alcune circostanze assimilato a Frank Rosolino, rispetto al quale aveva però una potenza di fuoco ed un dinamismo sonoro molto più accentuato.

In «The Great Fontana» il quintetto è caratterizzato da una possente sezione ritmica, il pianista Richard Wyands, il bassista Ray Drummond eil batterista Akira Tana, nonché corroborato dal formidabile talento del sax tenore di Al Cohn, un’altra leggenda del jazz spesso dimenticata. Il gruppo risulta alquanto coeso ed entusiasta, offrenso una varietà di soluzioni che vanno dal bop alla ballata, in particolare l’impostazione sonora del progetto consente ai due strumenti a fiato in prima linea un ampio spazio di manovra e di flessibilità espressiva.

Preparatevi ad essere ispirati, entusiasti e sedotti, da questo esordio tardivo, ma di forte impatto. Uno dei momenti più riusciti è certamente «It Might As Well Be Spring», dove Fontana emette una serie di ritornelli a raffica con progressiva diffusione di calore, dove la temperatura sonora di ogni inserto appare sempre più alta di quella precedente, quindi cede la scena al pianoforte per alcune digressioni sulla melodia. Prima, però, che il trombone si raffreddi, Fontana torna a ruggire con un assolo a cappella da accademia del jazz, mentre la sezione ritmica al completo gli crea intorno uno steccato protettivo quasi per agevolarne il passaggio. Quando Carl Fontana registrò questo primo set come leader aveva 57 anni: vuoi per il talento naturale, vuoi per l’esperienza accumulata, il disco è frutto di un’energia trattenuta e poi liberata in maniera eccelsa. «The Great Carl Fontana», mai titolo fu così azzeccato