// di Francesco Cataldo Verrina //

Cantava Lucio Dalla nella celeberrima «Caruso»: «Potenza della lirica, dove ogni dramma è un falso, che con un po’ di trucco e con la mimica puoi diventare un altro». A questo punto immaginate la potenza della lirica trapiantata in un parenchima sonoro di tipo jazzistico: il risultato è «A Tu per Tu», l’album d’esordio di Lucia Filaci. Jazz e lirica hanno un’organicità compatibile: in entrambe le discipline la voce va modulata ed integrata in contesto orchestrale come se fosse uno strumento vero e proprio, quindi l’impianto è perfettamente riuscito e con risultati sorprendenti, sia dal punto di vista tecnico, che sotto un profilo squisitamente artistico ed emozionale.

La cantante si racconta così: «Questo lavoro, difatti, rappresenta per me un passaggio di vita fondamentale, ossia la scelta di trasformare il mio percorso e la mia vocalità da cantante lirica a cantante jazz. Ma soprattutto accettare che queste componenti possano convivere perfettamente e in equilibrio dentro di me, il tutto coeso con uno stile e un linguaggio musicale come il jazz, un «luogo» dove la creatività è libera di esprimersi». Già da un primo fugace ascolto si percepiscono una solidità di intenti ed in particolare le ottime capacità compositive della Filaci, sostenute da un valido line-up: «Tassello fondamentale, i musicisti eccezionali con in quali ho condiviso questo disco – sostiene Lucia – che hanno saputo dare forma alle mie idee valorizzandole. Oltre ai miei brani originali, è importante la presenza dello standard «Serenade To Sweden» di Duke Ellington, un compositore che attraverso la voce della famosa cantante Alice Babs ha saputo offrirmi una risposta alla domanda che mi ponevo da anni: Può convivere la vocalità lirica in uno standard jazz? Se siete curiosi, troverete la risposta nel disco».

In verità, come già sottolineato, «A Tu per Tu» offre un risposta lapalissiana a tale quesito, nell’album ci sono tutti gli ingredienti dal jazz strumentale e cantato con il vantaggio di una voce non convenzionale e adusa ad un canto espressivo e ricco di sfumature melodiche; per contro la Filaci non perde mai di vista il groove ed il canto ritmico che contraddistingue il jazz, stabilendo immediatamente un feeling con il swing ed evitando accuratamente il melodismo gorgheggiante ed italiota. Dal canto suo Lucia Filaci mostra di avere le idee molto chiare: «Ho scelto di intitolare «A Tu per Tu» il mio primo lavoro discografico perché ritengo, a partire dalla mia esperienza, che solo guardandosi dentro e accettandosi per ciò che si è come artisti e come individui, ci si possa dare la possibilità di essere ciò che si desidera».

Al netto di ogni considerazione estetica e formale, siamo di fronte ad un progetto discografico di pregevole fattura, magnificato da un ensemble di musicisti di prim’ordine: Andrea Beneventano (pianoforte), Dario Rosciglione (contrabbasso) e Gegè Munari (batteria), una sezione ritmica che lascia aria ferma e che accompagna in maniera mercuriale l’excursus canoro della Filaci. Da sottolineare la partecipazione di ben sette guest di assoluta rinomanza, nonché della caratura di Stefano Di Battista (sax alto in «Che M’Importa del Mondo»), Fabrizio Aiello (percussioni e arrangiamento in «Estate sei Mia»), Emanuele Urso (clarinetto in «Friariello Swing»), Vittorio Cuculo (sax alto in «My Swing Mood», «Noi Siamo il Jazz» e «Donna Lee»), Juan Carlos Albelo e Monica Tenev (rispettivamente voce, violino e flauto in «Estate Sei Mia») e Tommaso Romeo (voce in «Friariello Swing».

Penetrando nell’essenza sonora dell’album, se ne ricava una piacevole sensazione di affrancamento da una certa tradizione italica di finto jazz-cantato. Per dirla in soldoni, «A Tu per Tu», non fa pensare minimamente al Quartetto Cetra o al Trio Lescano, ma infonde subito nell’aria un mood molto americano di vero jazz già dall’opener dove il primo pensiero, con le dovute differenze, corre subito ai Manhattan Transfer, cosi come la seconda traccia, «Sembra un samba», rimanda a certe atmosfere new cool tipiche dei Matt Bianco, mentre il fantasma di Astrud Gilberto aleggia sullo sfondo. La scelta di alcuni strumenti a fiato accresce magnificamente la sensazione di soul-gospel-swing, anche in una ballata struggente come «Noi siamo il Jazz», che diventa una specie di manifesto programmatico del progetto. «Indecisione Blues» ne amplifica ancora i propositi, mentre lo scat della Filaci s’incanala perfettamente nella tradizione afro-americana del vocal-jazz, con tanto di speech intermedio. Da encomio solenne il lavoro della retroguardia ritmica. «Estate sei mia», caratterizzata dal controcanto di Juan Carlos Albelo, guarda verso il mar dei Caraibi, amalgamando jazz, ritmi latini e qualche essenza mediterranea. «Friarello Swing» è un inno alla cucina del Sud, Napoli in primo piano, con un classico piatto partenopeo, le rape campane (friarielli) con la salsiccia, il tutto spadellato su un divertente ritmo swing da anni ruggenti, caratterizzato da un gustoso clarinetto e da un pianoforte dal sapore stride, leggermente piccante.

Non tutte le dieci tracce del disco nascono dall’inventiva di Lucia Filaci: «Bye Bye Blackbird» (Mort Dixon-Ray Henderson), «Serenade To Sweden» (Duke Ellington) e «Donna Lee» (Charlie Parker) costituiscono degli accorati tributi alla tradizione jazzistica americana; così come «Che M’Importa del Mondo» è un omaggio ad un eccelso compositore come Bacalov. «A Tu per Tu» di Lucia Filaci, registrato al 2F Recording Studio di Civitavecchia (Roma) nel maggio del 2022 e pubblicato dalla WOW Records, è un album immediato, piacevole, swingante, appassionato e godibile che vi sorprenderà, dalla prima all’ultima nota.

Lucia Filaci