Intervista (inedita in lingua italiana) del 20 ottobre 2011 a James Robert Benden, 31 Ottobre 1956 –20 Maggio 2015

// di Guido Michelone //

Riletta dopo undici anni questa lunga intervista che il multistrumentista, bandleader, produttore e talent scout mi ha rilasciato con molto disponibilità, ha tutto il sapore del testamento artistico. Forse cosciente del fatto che la vita terrena lo avrebbe abbandonato nemmeno quattro anni dopo, a causa delle tante malattie contratte (non ultima l’AIDS) Bob Belden parla senza peli sulla lingua, fose come non accadeva da tempo nel mondo del jazz, talvotla troppo ovattato e diplomatico con critici, musicologi e giornalisti.

Bob, mi racconti in breve il tuo percorso artistico?

Ho iniziato a suonare il piano all’età di tre anni perché mio padre era morto l’anno prima e mia madre sentiva che se avessimo imparato a leggere e suonare la musica non saremmo mai stati soli. Siamo cresciuti grazie all’assistenza pubblica, quindi c’era sempre la paura che lo Stato ci portasse via da nostra madre e ci mettesse in orfanotrofio. Ho iniziato a comporre musica all’età di sei anni. E ho iniziato a suonare il sax all’età di undici e sempre quell’anno ho cominciato a lavorare nei club, imparando a conoscere la droga, il gioco d’azzardo, la prostituzione e come dare alle fiamme un edificio.

Un brutto inizio, forse…

In realtà sono stato arrestato all’età di undici anni per aver venduto narcotici a soldati dell’esercito americano. Io all’epoca suonavo per lo più musica rock, la lingua franca della mia generazione. All’età di sedici anni mi sono trasferito in Texas per frequentare il college, laureandomi nel 1978 in Composizione musicale, dopo aver suonato con Joe Williams, Clark Terry, Ella Fitzgerald tra gli altri. Sono entrato nel Gregge di Woody Herman nel 1979 (in sostituzione di Joe Lovano) e ho girato il mondo con Woody per due anni. Mi sono trasferito a Manhattan nel 1980 e da allora vivo qui. Dal 1980 al 1988 ho lavorato principalmente nel mondo del cinema e della televisione (film come Country e Punch Line) e ho iniziato a fare concerti jazz a Manhattan nel 1989 all’età di 32 anni. Io non ero un ‘giovane leone’, a differenza di Marsalis e degli altri…

Forse però hai intrapreso ana nuova vita come un vecchio leone nell’ambiente jazz…

Ho firmato accordi con Sunnyside e Blue Note Records nel 1989 (dopo il mio primo concerto in città come leader, ho ottenuto due contratti discografici!!) e ho continuato fino a registrare quindici CD per Blue Note e tre per Sunnyside. Tim Hagans è su tutti questi CD e Scott Kinsey è su una decina. Ho anche prodotto venti CD Blue Note per altri artisti e circa duecento ristampe. I CD Animation: Imagination e Re:Animation Live! (Blue Note) sono stati nominati ai Grammy. Nel 1993 ho iniziato a lavorare con Michael Cuscuna alla serie di riedizioni di Miles Davis per la Sony Music. La serie è stata acclamata a livello globale e per i miei sforzi sono stato premiato con tre Grammy e poi costretto a lasciare la Sony (e la EMI) a causa della discriminazione contro l’AIDS nel 2006.

Non conoscevo quest’ultimo problema…

Sono sieropositivo da 28 anni [1983]. Ho iniziato a concentrarmi sul lavoro a livello globale, iniziando con un progetto in Cina per EMI (2007) e poi Miles From India (2008 Grammy Nomination) e Miles Español (2011). Riesci a immaginare di essere senzatetto e malato di AIDS e avere il tuo concerto in Cina, dove uccidevano i malati di AIDS? E l’India, con tutta la malaria e le altre malattie! Si parla di vivere al limite! Sono tornato negli Stati Uniti alla fine di novembre molto malato ma pronto per accettare il concerto alla Merkin.

Per favore, raccontami ora la storia dietro Animation / Asiento…

Sono stato contattato da Francois Zalacain (Sunnyside Records) e Brice Rosenbloom (dBoom Productions) per una serie di concerti alla Merkin Hall di Manhattan che prevedeva la copertura di album di jazz classico. Al momento delle discussioni iniziali, Don Alias doveva esibirsi con la band. È morto nel marzo 2006, quindi ho dovuto riconsiderare il concerto. Alla fine, dopo aver scoperto Guy Licata mentre ero con Bill Laswell, ho pensato che se ci fossimo avvicinati a Bitches Brew in uno stile più libero, più elettronico, sarebbe stato più divertente e avrebbe dato all’ascoltatore qualcosa di tangibile con cui relazionarsi, invece di fare una rigorosa versione “cover”.

Come ti sei organizzato in tal senso?

Scott Kinsey ha coinvolto Matt Garrison e pure DJ Logic era in città e che ha aperto il concerto. Poi Joby Waldman mi ha contattato per la registrazione del recital alla BBC. Al momento del concerto, ero di nuovo un senzatetto, nel senso che vivevo in un appartamento in cui era difficile riscaldarsi, con l’aggravversi dell’AIDS. Per me, tutto ciò che avevo nella mia vita in quel momento era questo concerto. Tutti i miei beni sono stati presi dal padrone di casa (nel processo di sfratto) e alla fine ho perso tutto in un orribile tribunale che ha valutato la proprietà rispetto alle persone. Kafka ha avuto vita facile rispetto a me. Manhattan è diventata uno stato di polizia.

Come giudichi il risultato finale di Animation / Asiento…?

Abbiamo avuto un totale di quaranta minuti per provare il concerto. Ma la paranoia fa del buon jazz. Tutti erano vigili e scoprivano la musica in tempo reale. Un mese dopo questo concerto ero malato di tubercolosi, polmonite ed ero cronicamente anemico. Lo stato di New York è intervenuto e mi ha permesso di avere la mia medicina gratis (dato che le mie pillole costerebbero circa 40.000 dollari all’anno!) e ora sono perfettamente in salute senza alcun segno del virus! Ma allo spettacolo Merkin, ero sceso a 160 libbre (da 200 libbre di ottobre) e ho dovuto prendere in prestito un sassofono poiché il mio è stato confiscato durante lo sfratto e non suonavo da tre mesi. Non è il miglior stato d’animo per un concerto jazz. Ma sono stato in situazioni peggiori.

Quali ad esempio?

Nel 1999, quando mi è stato effettivamente diagnosticato l’AIDS (avendo vissuto per quindici anni senza sapere di avere il virus), l’Animation ha tenuto un concerto a Montreal e per me, ho dovuto essere portato sul palco e sostenuto con una sedia per non crollare. Naturalmente, questo concerto è stato registrato dalla CBC (Canadian Broadcasting Corporation) e alla fine la Blue Note ha pubblicato il CD e questo è stato nominato per un altro Grammy Award nel 2001. Quindi è ironico che la BBC abbia registrato lo spettacolo alla Merkin e che anche questo verrà pubblicato su un CD.

Hai altro da aggiungere su Animation / Asiento…?

Vedere Tim e Scott sul palco ha dato al mio cuore un tale sollievo che le parole non possono descrivere la gioia interiore. Dal momento che amo ogni nota che suonano, mi sono sentito onorato che abbiano suonato con me. Quello che senti in questo concerto è la sintesi di tredici anni di lavoro insieme (dal 1993). Amo i’sti ragazzi nel profondo in un modo difficile da descrivere. Oltre la famiglia. E il modo in cui suonava la band era perfetto. Non una nota fuori posto. E Scott Kinsey pubblicherà presto un CD con la sua band Human Element. Questo interesserà anche te.

Chi sono gli altri musicisti (o altri generi musicali) che ti hanno influenzato in questo lavoro su Miles Davis?

Principalmente il quintetto di Miles Davis del 1969-70 con Shorter, Corea, Holland e DeJohnette. Sono stati in grado di trasformare Bitches Brew dopo la registrazione iniziale ed è stato quello sviluppo che ha ispirato questo concerto. Abbiamo anche tradotto la musica Drum & Bass in fusion jazz con risultati fantastici. Questo è ciò che rende Animation una band così unica. Abbiamo fuso il bebop con l’elettronica in modo che gli elementi virtuosistici della musica bop possano riflettersi nella musica contemporanea in modo fluido. Quando il nostro primo CD è uscito nel 1999, abbiamo avuto così tanti imitatori che sono emersi negli anni successivi da far sembrare quello che abbiamo fatto come qualcoosa scaturito prima dei suoi tempi. Sfortunatamente per noi, eravamo su Blue Note in un momento in cui la scena della jam band si stava scaldando e questa è stata la direzione che hanno preso (che ha affondato la compagnia) e ci ha lasciati bloccati.

Quali sono i tuoi brani preferiti nell’album?

Tutta la musica funziona su molti livelli. Scott Kinsey è un genio e se lo ascolti nello specifico sentirai il futuro della musica jazz. John McLaughin è davvero speciale in quanto espone il mondo a una sezione ritmica fantastica, Kinsey, Garrison e Licata. Hagans su Miles Runs the Voodoo Down suona come una chitarra elettrica. La musica in molti modi rappresenta l’energia e la concentrazione che i musicisti ottengono quando vengono da fuori città a Manhattan. Il rumore, la congestione, l’odore, la storia si uniscono per portare i musicisti all’altezza degli standard stabiliti dai nostri antenati.

Quali sono i messaggi che vuoi lasciare con questo disco o con una traccia particolare?

Quella musica toglie tutto il dolore della vita durante i momenti della creazione. Che quando la musica è una parte naturale delle tue capacità espressive non devi spingere la musica per realizzarla. Animation è la migliore band del suo genere al mondo. E Rare Noise Records è la migliore compagnia di musica progressiva al mondo. E vivere con l’AIDS è più divertente che lavorare per la Sony!!!

Cosa significa per te essere un musicista jazz?

Che hai la completa libertà di esprimerti e poi impari da questo come esprimerti a tutti i livelli oltre essere davvero un musicista jazz. Diventi un diplomatico, una guida turistica dell’anima, un ministro del pathos, un rinnegato pazzo. Il jazz è un linguaggio mutevole, può significare qualcosa o niente. Come puoi vedere, vivo uno stile di vita selvaggio e sconsiderato. Per me è una licenza a non interessarsi di nulla che non dia senso alla propria vita. Essendo un vero musicista jazz, non uno studente, non un insegnante ma uno che vive e respira la vita di un musicista, puoi fare tutto quello che vuoi. Non ci sono regole nella vita. Nessuna legge, solo suggerimenti con implicazioni. Comunque non prendi bene i suggerimenti e vedi il mondo dal punto di vista del voler fare la differenza. Inoltre hai la completa libertà dell’anima come individuo. Ma il costo è molto alto per mantenere l’indipendenza e una natura progressista. Immagino che avere una malattia incurabile ti faccia venire voglia di precipitarti nella vita a testa alta e non preoccuparti del futuro perché potresti non averne una.

Cosa ne pensi della situazione jazzistica del tuo paese?

Vivo a Manhattan, un’isola al largo della costa degli Stati Uniti. Il jazz è stabile ma noioso a Manhattan e per il resto degli USA non ha sentimenti forti. La scena è dominata dal sistema dell’educazione jazz e quindi mette gli insegnanti contro i loro studenti ed entrambi sottraggono i veri professionisti alla scena. Gli USA sono in modalità retrograda, pensando solo ai giorni di gloria del passato e hanno paura di affrontare il mondo in via di sviluppo da pari a pari.

Gran parte del jazz non è sovvenzionato dal governo o dalle università?

Sì, ma il “business” del jazz in USA è un mix di fan, dilettanti e fallimenti umani patologici. Molto poco in termini di musica impegnata. Prevale un aspetto per lo più tecnico-agonistico, un tipo di ambiente per i players (giocatori o suonatori). I suonatori non sono necessariamente pensatori, quindi la musica sembra essere basata sull’ovvio e meno sul subliminale. Il mio CD Black Dahlia (2001) era basato su una donna sezionata abbandonata in un lotto vuoto a Los Angeles che usavo come metafora per chiunque insegua un sogno senza badare alle conseguenze, proprio come me. Miles Español è ispirato all’invasione berbera della Spagna nel 711. Inoltre ci sono così tanti musicisti che suonano tutti allo stesso modo e si aspettano che accada loro la stessa cosa che è successa a Coltrane. Un sogno d’altri tempi che fa da albatro al desiderio umano di migliorare il mondo che ti circonda. Non puoi migliorare tornando indietro nel tempo per la tua ispirazione. Devi vedere il mondo intorno a te e reagire. E poi prova a cambiarlo.

L’America è favorevole al tipo di musica che suoni?

No, sono apprezzato solo al di fuori dagli USA. In USA, esistono ormai solo cantanti, canzoni, balli, invettive, parolacce, format e formule. Molto poco nel modo di intendere il progresso nell’arte. L’USA è in una crisi creativa favorita dalla perdita dei valori della classe operaia e dall’idea che essere ricchi significa essere divini. E c’è un divario di intelligence basato sulla nostra auto-adorazione degli “ideali” americani che promuovono la stagnazione intellettuale. Ricorda, tutti si sentono un ‘artista’. Basta andare sui loro siti web!!

Ci sono tipologie di musicisti con cui vorresti lavorare?

Mi piacerebbe lavorare di più con Animation, ma di questi tempi se sei progressista hai difficoltà. Sulle mie registrazioni ho lavorato con molti dei più grandi jazzisti del mondo, ma niente è così soddisfacente come avere il tuo gruppo ed esprimerti su uno strumento invece di essere un produttore. Preferirei che le persone lavorassero con me che io lavorare per loro.

Ma secondo te, c’è un rapporto diretto tra musica e politica?

Sì. Il jazz può essere visto in molte luci diverse. In USA, la politica è un rasoio, non coinvolge l’anima umana, ma il sadismo in un abito elegante (sotto mentite spoglie). Definiamo la musica come un’impresa “liberale”, ma in un certo senso la scena jazz americana è più di destra che progressista. La struttura del business discografico è autoritaria all’estremo. In effetti, non ci sono diritti civili nel business della musica in America. Dalle mie esperienze personali nell’affrontare la discriminazione basata sul mio stato di salute, posso affermare che la febbre politica negli USA ha colpito così tante persone in modo negativo che temo che potremmo, come Paese, non riprenderci mai completamente.

Sei così pessimista?

Quando George Bush (il nostro Caligola) ha rubato le elezioni nel 2001, il mondo della musica si è allineato perfettamente con la sua posizione favorevole alla guerra. Nessun artista ha osato fare commenti sulla guerra o sulle politiche dovute alle molestie da parte della polizia, dell’FBI, della NSA e della CIA. La musica ha perso la sua rilevanza sociale negli ultimi dieci anni ed è diventata una musica di sottofondo per il peggior capitalismo. Una mentalità ristretta da realismo capitalista in cui la democrazia ha sostituito la meritocrazia.

Da quando perdura storicamente questa situazione?

Credo che quando tu leggi le dichiarazioni fatte durante l’era Reagan riguardo all’industria musicale, ti sembra un dato di fatto che l’industria musicale fosse liberale. E poi c’è stato uno sforzo per arginare l’influenza dell’industria. La musica rap all’epoca era molto politica ma basata su un’esperienza umana ed era usata per demonizzare i musicisti e l’industria. Negli ultimi dieci anni, i musicisti hanno dimenticato il potere del messaggio e ora si concentrano su musica dolce e bromuri innocui. Penso che la generazione più giovane non abbia alcun sentimento nei confronti della politica di natura progressista. È tutta una questione di sopravvivenza. Gli USA sono nel mezzo di una lotta neofascista per controllare la direzione del paese. Il “Tea Party” potrebbe passare per Blackshirts. Ma potremmo discuterne per giorni e giorni.

Quali sono i tuoi progetti per il presente e per il futuro?

Ho in cantiere l’idea di abbinare il bluesman Taj Mahal con la Count Basie Orchestra. A causa dell’indifferenza aziendale, questo potrebbe non accadere mai. Un altro progetto che ho completato nella primavera del 2010 è stato Miles Español, un set di due CD che uscirà ad agosto e questa registrazione include Chick Corea, Ron Carter, John Scofield, Gonzalo Rubalcaba, Chano Dominguez, Nino Joseles, Carles Benevant, Eddie Gomez, Jack DeJohnette, Sammy Figeroua, Adam Rudolph, Edmar Castaneda, Cristina Pato, Jaco Abel, Howard Johnson, Tim Hagans, Rabih Abou-Kahlil tra gli altri. Questa è una delle mie tipiche stravaganze. Tim Hagans ed io ci esibiremo in Black Dahlia nel 2012 con la Cincinnati Conservatory Orchestra. A parte questo, la fame. Ma preferirei esplorare il mondo con Animation. A volte la musica parla di vita e di morte. Questo concerto parlava di vita, morte e rinascita.

Bob Belden