// di Marcello Marinelli //

Il beat incede a ritmo incessante sulle corde slegate del cervello in ebollizione.40 gradi centigradi fuori, 60 gradi fahrenheit dentro la gabbia toracica. Le budella come salsicce sulla brace accesa. L’intestino arrotolato come un boa alla ricerca di cibo. Altoforno interiore con possibilità di fusione del metallo. Situazione incandescente, rosso tipo ferro battuto sulla punta. Energia cosmica in movimento. Lava acida torrenziale, con lapilli che esplodono in aria come trote che risalgono il torrente. Il funky rende piacevole il viaggio a temperature torride. La musica come tuta d’amianto che rende il corpo accalorato impermeabile alle alte temperature. Fuoco che arde con fiamma accesa che brucia i residui di pensieri che si squagliano come plastica e rilasciano fumi nocivi che evaporano nell’aria circostante lasciando una scia polverosa e nera come la musica che ascolto e che rende tollerabile le scottature dei raggi solari che si posano diretti sull’epidermide bisognosa di calore.

Tanto calore richiesto fino a bruciare di calore, ma senza ustione senza che la pelle si accartocci come schegge di legno leggero e senza che sfiguri i corpi con cui viene a contatto. Il basso tiene il ritmo della combustione e la voce riscalda l’anima che non può bruciare perché è al sicuro dentro l’involucro degli organi interni. Dove sarà l’anima posizionata? Pancreas? Fegato? Polmoni? Cuore? Forse dietro il cuore pulsante che la nasconde dalle ustioni di 1° e secondo grado. L’anima si ripara dalle scottature. Garze che proteggono con unguenti viscosi dalle scottature dall’afa mentale e fisica e dai raggi UVA che oltrepassano la soglia del dolore. Raggi penetrano in profondità fino a raggiungere l’interno del corpo umano e della terra che ruota sul proprio asse. Tizzoni ardenti da calpestare senza dolore come i fachiri. Saltimbanchi mangiafuoco sputano benzina per formare lingue di fuoco come se il fuoco purificasse la l’ambiente. Parole di fuoco riflesso di pensieri di fuoco escono come acqua bollente dalle fauci aperte e rabbiose. Parole di fuoco sputate sulla bilancia che pende da una parte e che con tentativo titanico cerca di equilibrare il peso dei pensieri in bilico. Napalm sparato con dispositivi lanciafiamme per garantire sopravvivenza.

Getti di fuoco per legittima difesa che vengono sventagliati a 360 gradi intorno per formare una difesa dai bombardamenti dei B52 che continuano imperterriti dall’alto. I riff di chitarra insieme alle trincee scavate per la difesa e per l’eventuale controffensiva aiutano nella difesa dei terreni conquistati. I vocalizzi della cantante che mi accompagnano in questa peregrinazione mentale sul ritmo cadenzano i pensieri su sponde opposte. Il fuoco mentale divampa e ma la voce di Betty è come un getto d’acqua di un gigantesco idrante, raffredda i pensieri in ebollizione e spegne l’incendio che avrebbe potuto propagarsi nei tessuti circostanti e ricorda, insieme alle sue coriste e ai suoi ospiti con le loro melodie intriganti dolci e anche rabbiose, che l’acqua è un bene prezioso…….e il beat continua. (In memoria di Betty Wright, (Miami, 21 dicembre 1953 – Miami, 10 maggio 2020 ).

Betty Wright