// di Francesco Cataldo Verrina //

L’ispettore Coliandro è una fortunata serie di RAI 2 basata sul personaggio nato dalla penna di Carlo Lucarelli con la regia dei Manetti Bros. Che ha dato vita a ben 34 film spalmati su 8 stagioni dedicati a questo figura insolita per la fiction italiana, perfettamente interpretata da Giampaolo Morelli, attore alquanto malleabili, che ha finito per diventare un tutt’uno con il caotico ispettore, immedesimandosi totalmente nel personaggio.

Coliandro è un un poliziotto sui generis in servizio alla questura di Bologna che si ritrova sempre invischiato, suo malgrado, in vicende più grandi di lui. Il Nostro, però, non si tira mai indietro, anche se una naturale inclinazione alla sbadataggine ed una goffa incapacità investigativa finiscono inevitabilmente per trascinarlo in un mare di guai. Le storie di dipanano in un’ambientazione differente, ma il mood che si percepisce all’interno dei vari episodi di Coliando non è dissimile da quello del poliziesco americano degli anni Settanta: merito della colonna sonora, che diventa suggestiva, corroborandone il plot narrativo ed evocativa al contempo, trasportando il telespettatore in un’altra dimensione, in una sorta di sospensione immaginifica dove il tempo talvolta sembrerebbe fermarsi, altre sospinto movimento frenetico tra presente e citazioni del passato, dove la musica gioca un ruolo determinante.

L’impostazione quasi fumettistica ben si attaglia ad un commento sonoro fatto di robuste spinte funkified ed in crescendi orchestrali da Blaxploitation, a dimostrazione di quanto i confini spazio-temporali in qualunque tipo di rappresentazione filmica siano davvero labili, consentendo al fruitore di esserne dinamicamente e piacevolmente risucchiato, ma soprattutto consentendo all’impianto narrativo nel suo complesso il cosiddetto transfert emotivo. I quartieri dormitori della periferia bolognese, dove è forte la presenza della criminalità, tra magia nera, intrallazzi di bassa lega, prostituzione, clandestini, traffico di droga, collusione tra ambienti mafiosi e giudiziari, non sembrano dissimili dalle periferie e dagli angiporti delle città americane, pullulanti malviventi, spacciatori e criminali di ogni risma, ma la suggestione nasce soprattutto dalla musica che riporta alla mente le sonorità di Isaak Heyes e Curtis Mayfield, nonché di tutte quelle colonne sonore che, per un certo periodo, si sono abbeverate alle strutture infiammanti della black-culture suburbana. La scelta degli autori del sound-track di Coliandro, sia pure con eccellente capacità compositiva, hanno voluto gettare un ponte tra Bologna e new York, parafrasando Guccini, tra la Via Emilia ed l’East Side. Non di meno, il costrutto sonoro riporta alla mente taluni noir francesi infarciti di sonorità jazz-funk.

Per merito del produttore discografico Francesco Pozone, le musiche che accompagnano Coliandro nelle sue avventure-disavventure, oggi fanno parte di album in vinile di eccellente qualità sonora che contiene i momenti più entusiasmanti del commento sonoro al serial TV. Con le composizioni, gli arrangiamenti e la direzione di Pivio ed Aldo De Scalzi (fratello di Vittorio De Scalzi, fondatore dei New Trolls), il progetto uscito su licenza RAI ha un titolo alquanto indicativo che rimanda immediatamente all’ambientazione tematica ed al mood che si respira all’interno dell’excursus musicale del disco: «L’Ispettore Coliandro – The Funky Adventures». Le musiche tratte dalla colonna sonora del film TV infatti, sono lo specchio fedele di un modulo cinematografico ben preciso, dove mistero, azione, sotterfugio, paura, inseguimenti e fughe vengono alimentate da un’orchestrazione fatta di crescendi, vertiginosi saliscendi, pause di sospensione e di suspance perfettamente tratteggiate da una schiera di musicisti di rango, diretti da Pivio e De Scalzi.

L’opener della prima facciata, «Wolf Tune», che funge da intro, sembra aprire uno scenario alla Starsky & Hutch, mentre con «Endless Escape» si materializza davanti agli occhi dell’ascoltatore la scena di un frenetico inseguimento dopo un’ardita fuga. «Nome Omen» è un altro gioiellino di tagliente urban-funk a larghe falde. Con «Only For The Money», una città fatta di mille contraddizioni si risveglia ed inizia a muoversi in superficie, ma anche nel sottosuolo, mentre sottobanco si consumano affari illeciti e delitti di ogni tipo. Magnifico l’atto conclusivo della prima facciata con «Groovin’ Scale», un altro sacrificio sull’altare del funk a tinte fusion. La B-Side non è da meno: impossibile resistere al groove metropolitano di brani come «Xtra Girl» o all’atmosfera brunita e jazzly di «Super Blaster»; ottima la voce di Roberto Tiranti in «Funk Is Coming» che riporta alla mente certe performance tipiche dei Cameo, dei primi Kool & The Gang o degli Ohio Players anni ’70; come non è da meno la voce di Vittorio De Scalzi in «The Winner», un mid-range dal forte gancio melodico che assorbe tutti germi della tradizione soul. A conti fatti, se il serial dell’Ispettore Coliandro è diventato un cult lo deve anche a queste musiche, che estrapolate dal contesto filmico e fruite in vinile, diventano ancora più travolgenti ed immaginifiche, all’insegna del motto: «Jazz is the Teacher, but Funk is the Preacher».

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