Wynton Marsalis – “Think Of One”, 1983
// di Irma Sanders //
Dopo aver lasciato Jazz Messengers di Art Blakey, nel 1982 Wynton Marsalis ebbe un debutto fulminante come band leader con l’album d’esordio, “Wynton Marsalis (Sony CK 37574)”, confermandosi in quel periodo, insieme al fratello Brandford, come uno dei più importanti rampolli della grande famiglia del jazz moderno: i cosiddetti Young Lions.
“Think Of One”, registrato al Mediasound Studio di New York nel 1983, si caratterizza come un decisivo passo in avanti, divenendo una delle pietre miliari della carriera del trombettista, insieme a “Black Codes” del 1985, quest’ultimo annoverato fra i Top 100 della storia del jazz del dopo guerra. Con “Think Of One” Wynton Marsalis alza notevolmente l’asticella del suo range personale con un mix inebriante di standard e componimenti originali, mantenendo al suo fianco il fratello Brandford, sax tenore e soprano, assumendo a tempo pieno Kenny Kirkland al pianoforte e Jeff Watts alla batteria ed alternando al basso Phil Bowler e Ray Drummond. Tra le composizioni originali spiccano in particolare l’iniziale “Knozz-Moe-King”, infiammata da un bop sovralimentato, dove la tromba audace, estroversa e precisa del leader, unitamente al comping di pianoforte complementare di Kenny Kirkland, ne fanno una delle più riuscite esecuzioni dell’intera carriera discografica del trombettista.
L’apertura dinamica sullo stile Charles Mingus crea immediatamente un suono distintivo. I ritmi complessi e stratificati, nonché la pirotecnica progressione della tromba riaffermano e confermano la pretesa del giovane Marsalis sulla corona del successore “moderno”, in termini di virtuosismo, di Miles Davis e Dizzy Gillespie. Un altro punto culminante è “Later” una gemma ritmica (con qualche accenno a Monk), caratterizzata dagli eccellenti assoli dei fratelli e dal vibrante basso di Drummond. “The Bell Ringer” è un originale che, caratterizzato da un efficace e moderno stop-start e srotolato sulla lunghezza nove minuti, diventa l’opera magnum dell’album segnata da un assolo impressionante di Brandon e ravvivata dal piano di Kirkland, il quale mantiene costantemente l’ascoltatore allo stato di veglia. Kirkland e Drummond, danno il oro contributo con due ottime composizioni: Kirkland, con una perforante ballata, “Fuschia”, che denota la chiara l’influenza di uno dei suoi eroi, Herbie Hancock; mentre “What Is Happening Here (Now)” di Drummond offre un gancio avvincente grazie al più bel assolo del bassista, a conferma del suo adattamento alla band dei Marsalis. “My Ideal” dimostra l’abilità del quintetto a padroneggiare certi standard, già trattati da altri artisti di grosso calibro.
La title-track, “Think of One” viene restituita in maniera avvolgente e sinuosa nelle tonalità a basso registro, catturando il senso dell’umore e il ritmo tipicamente idiosincratico del suo autore, ossia Thelonious Monk, con Kenny Kirkland che si produce in un perfetto giro sugli avori ispirato al monaco e Branford che offre un serpeggiante assolo al tenore. In chiusura l’album si pregia della classica “Melancholia” di Duke Ellington, evidenziando che il virtuosismo di Wynton sul calco di Miles Davis si sviluppa tra un equilibrato stato d’animo ed una calibrata velocità di esecuzione. “Think of One”, pur concepito nelle fasi iniziali della sua carriera, rimane complessivamente l’album più riuscito di Wynton Marsalis, e sebbene in futuro abbia prodotto lavori più elaborati, nessuno di essi, a parte i succitato “Black Codes”, fortemente caratterizzato da motivazioni extra-musicali, ha trovato la famosa quadratura del cerchio, attraverso un mercuriale incastro di palpabili scintille emotive, un riuscito puzzle di creatività, il sincronismo del line-up ed un insieme di idee originali. Consigliatissimo!!!
