// di Marcello Marinelli //

In attesa del big match delle 18.00 Inter-Napoli, fondamentale per la giornata odierna del fantacalcio inganno il tempo (che credulone il tempo, si fa ingannare da me) di questa domenica di novembre con black music d.o.c. Metto la mia playlist “Black in each sense” e spunta dal cilindro ‘What they do’ dei Roots con il coro di Rafhael Saddiq. Groove perfetto per ingannare il tempo, soul funky con rime sciorinate sul beat, peccato che sono in inglese mi tocca vedere la traduzione e non è ben tradotto, ‘machissenefrega’, prendo qua e là e mi faccio trasportare dal flow. Hip hop ben suonato e il l’ambientazione non incline all’introspezione ma al movimento, quanto meno mentale, le ginocchia impediscono il movimento fisico.

Il flow continua con Triggered-remix- della mia pupilla Jhené Aiko con la sua voce suadente sexy cool, mi è piaciuta dalla prima volta che la udii. ‘Triggered’ (innescato), cara Jhenè che hai innescato? Un amore balordo? dalla sbirciatina al teso direi di si, combattiamo sempre con amori balordi, l’amore è sempre un pò balordo, se non fosse un pò balordo che gusto ci sarebbe? La canzone seguente ‘Between the sheets’ (tra le lenzuola)il brano reso famoso dagli the Isley Brothers dimentica per il tempo della canzone la balordaggine dell’amore e si rifugia nell’amore della sensualità corporea e le più belle voci, per trasmettere questo tipo di sensualità, in questo momento preciso, sono quelle di Nathan East e Chaka Khan col gruppo dei Fourplay che rendono inebriante il pensiero di stare sotto le lenzuola, visto anche il tempo grigio che favorisce questi pensieri intriganti. Ballare un lento sotto le lenzuola dopo aver fatto l’amore o durante (a questo punto dovrei fare una telefonata per realizzare la fantasia), della serie; ‘Where the dreams come true’, Il telefono è occupato, il lento sotto le lenzuola rimandato a data da destinarsi, ma non alle calende greche. ‘Vugl sul a te’ (voglio solo a te) canta Golier, che a dispetto del nome indecifrabile, è napoletano d.o.c., e la napoletanità non guasta mai, ci stà sempre bene, e quando il beat è funky soul, ci stà bene ancora di più ‘Facimm pace chesta sera (sera) Ramm nu bacio e statt zitt (zitt) Ca aro stamm nisciun ver (ver) È inutile che pigl e ngripp (ngripp)’. Dammi un bacio e statte zitta (col massimo rispetto e senza autoritarismo). Allora sto bacio quando me lo dai? Un amico mio c’è morto pe’ aspettà. Vabbè sto bacio nun arriva e allora passo al prossimo pezzo sperando vada meglio, con la consapevolezza che non sarà così, visto l’ambito virtuale di questi pensieri in libera uscita.

Torno in America, dopo una rapida capatina sotto il Vesuvio e il pezzo di Brian Jackson, stavolta senza parole, soul strumentale ‘da rimorchio’ e allora mi adeguo e cerco di chiedere, con i gesti, senza l’ausilio delle parole, alla ragazza immaginaria di prima ‘allora sto bacio?’ Lei in linea con la gestualità e la mimica imperante in questo pezzo, gesticolando come un’ossessa, quasi infastidita ‘Nun se ne parla proprio’. E io allora col pollice in alto mi esibisco con un ‘ok ricevuto, passo e chiudo’. Col brano seguente si ritorna alle parole ,al rap, “Take your time” di Pete Rock, hip hop, old school con venature soul, la testolina si muove a ritmo e anche i polpastrelli. ‘Feel the flow, and let it goSentire il flusso, e lasciarlo andare’, e la ragazza di immaginaria di prima? continua a gesticolare da lontano, ribadendo il concetto già espresso in precedenza. “Non voglio baciarti”. Io di rimando le faccio “Ho capito, nun c’è bisogno che me lo ripeti ducento vorte, a sapello neanche te lo chiedevo, manco te avessi chiesto la luna e per giunta sei pure virtuale”. A farmi tornare il buon umore ci pensa Macy Gray con ‘Do something’ (fa qualcosa) e forse mi vuole dare un consiglio sul da farsi ma io non devo fare niente voglio solo ascoltare la musica, per questo pomeriggio sono autosufficiente, Macy Gray mi incanta con un altro pezzo soul jazz “Lucy” con la voce roca della cantante, da brividi, e con l’assolo di Wallace Rooney alla tromba che l’accompagna negli abissi dell’anima.

Mi sto perdendo insieme a Macy Gray, è un bel perdersi e poi magari poi mi ritrovo anche. ‘Good morning love’ canta Common con Samora Pinderhughes e si riaffaccia la ragazza di prima che mi rivolge di nuovo la parola “Ce l’hai con me? con quel ‘good morning love?'”. Mi sto spazientendo “ma ce la posso ave’ con te se è pomeriggio, magari avrei detto ‘good afternoon love’, non credi?” (ma perché le ho chiesto un bacio, chi me l’ha fatto fà, è ‘na piattola”). “Allora ho capito male?” “Si hai capito male stavolta”, Poi sbuca all’improvviso Justin Beaber con Peaches. Non sono un fan di Justin Beaber, ma sto pezzo m’entriga arquanto, con le voci soul di Daniel Caesar e Giveon e poi anche il remix con Snoopy Dog, Usher e Ludacris. La ragazza di prima torna alla carica. “Bello sto pezzo eh?”. “Si bello”. “Lo sai che stavo pensando alla tua proposta di prima, sul fatto che volevi un bacio”. ” Quindi?” faccio io. “C’ho ripensato, te lo darei sto bacio”. “Il fatto è, cara la mia ragazza immaginaria, che è scaduto il tempo, sono quasi le 18.00 e sta per iniziare Inter Napoli e devo capì se me segnano al fantacalcio. Per il bacio ce sarà ‘n’artra occasione” .”Vabbè allora ciao, ci si rivede”. “Si certo, se ribbeccamo ‘n giro. Ciao”.