// di Bounty Miller //

Con «The Best Thing For You» di Emanuele Basentini & Carlo Atti siamo alle prese con ottimo esempio di jazz sanguigno e pulsante che affonda le radici nella tradizione, ma con un taglio innovativo ed una dimensione sonora contemporanea; un coinvolgente esempio di modern mainstream di alta scuola con un repertorio imperniato su celebri standard ed immortali evergreen che mettono in luce le capacità improvvisative non solo dei due titolari del progetto, ma tirano fuori la contagiosa energia esecutiva di tutto l’ensemble.

Emanuele Basentini, potentino classe 1971, dopo aver abbandonato gli studi classici si dedica interamente all’approfondimento del linguaggio jazzistico, facendosi valere accanto a Massimo Urbani, Franco D’Andrea, Steve Grossman, Daniel Humair, Tony Scott e tanti altri, tanto che nel 1997 si aggiudica il Premio Nazionale «Massimo Urbani». Membro permanente dell’Orchestra Italiana di Renzo Arbore, per lui il jazz diventa una sorta di libera uscita in cui concedersi assoli vertiginosi di stampo bop, la cui piacevolissima impronta impressionò Pat Metheny, come racconta Sergio Veschi; «Lo sentì suonare in un club di Roma e ne rimase folgorato».

Carlo Atti, sax tenore, nato Molinella di Bologna nel 1968, fluente improvvisatore, esprime un jazz denso di swing, pathos e dalla palpabile freschezza interpretativa; già presente nel catalogo Red insieme al trio di Hal Garper, si era esibito, fra gli altri, con Massimo Urbani, Larry Nocella, Sal Nistico e Steve Grossman. Va sottolineato che tutti i musicisti partecipanti ai set risultano ben integrati all’interno del contesto e con le idee molto chiare: Pietro Lussu pianoforte, tracce 2,7,10, organo traccia 6; Pietro Ciancaglini contrabbasso, tracce 2,6,7,10; Lorenzo Tucci batteria, tracce 2,6,7,10; Leonardo Borghi pianoforte, tracce 1,3,4,5,8,11; Vincenzo Florio contrabbasso, tracce 4,5,8,11; Giuseppe Talone basso, tracce 1,3,9; Marco Valeri batteria, tracce 1,3,4,5,8,9,11.

«The Best Thing For You», registrato al Micca Club Studio di Roma, tra marzo e aprile del 2007, appartiene a quella categoria di album che riescono a creare immediatamente un’atmosfera sonora in grado di avviluppare l’ascoltatore in una spirale di suggestioni, dove ogni passaggio o variazione concorre a scavare in profondità, ma con un l’interplay leggiadro, quasi divertito, ad opera di musicisti che si stimano, apprezzano il senso della collegialità e sanno conferire all’esecuzione carattere e misura. All’interno delle undici tracce è possibile cogliere molte delle sfumature che hanno caratterizzato il jazz moderno negli ultimi cinquant’anni. Molto evocativa la scelta dell’organo in «There’s No You», mentre il sax da una parte asseconda la partitura della chitarra e dall’altra ne diviene il contrappunto.

Rivitalizzata e restituita con elementi di assoluta novità la duplice versione di «Asiatic Rays» di Sonny Rollins. Particolarmente intriganti le interpretazioni di «The Best Thing for You (Is Me)» di Irving Berlin e «Upper Manhattan Medical Group» di Billy Strayhorn. A dispensare emozioni a piene mani e schegge di alta scuola jazz sono proprio i due componimenti inediti ed originali: «Smoker’s» di Basentini un perfetto omaggio alla lunga tradizione bop e la vibrante ed irresistibile «Red’s Time» scritta da Ciancaglini. Un altro puntello importante per il jazz made in Italy fissato da Sergio Veschi in casa Red Records ed ora disponibile nel nuovo catalogo, a cui va tutto il nostro plauso.