Keith Jarrett Piano – «Facing You», 1972

// di Francesco Cataldo Verrina //

«Facing You» di Keith Jarrett rappresenta una delle punte eccelse del pianismo jazz, anche se il successo planetario di «The Köln Concert» ha finito per offuscarlo, ma il tempo gli ha reso giustizia, ed oggi, a più di cinquant’anni di distanza dalla sua pubblicazione, ci ritroviamo qui a celebrarne i fasti. Basta riaprire la pratica e riesaminarla per comprendere la validità di un’opera, rivalutata solo a posteriori da tanti appassionati di musica e da autorevoli critici. Siamo nel novembre del 1971 e già in molti avevano tentato di tracciare quelle che avrebbero dovuto essere le linee essenziali, definitive o paradigmatiche del pianismo in solitaria, magari attraverso uno studio razionale e programmato; per contro Keith Jarrett, senza premeditazione alcuna, seguendo come sempre il proprio istinto, in poche ore stabilì alcuni punti di ancoraggio e talune regole auree del piano solo. Approfittando di una pausa, durante il tour europeo che lo vedeva legato al Miles Davis Group, il pianista, su invito dell’ECM (questa sarà la prima uscita per l’etichetta tedesca), si recò presso lo studio di Arne Bendiksen di Oslo e fissò su nastro uno dei capolavori della sua lunga e controversa carriera.

Ciò che Jarrett sviscerò durante una serrata performance di circa 50 minuti era tutta farina del suo sacco. Solo materiale originale. Tutto questo lascia spazio a qualche dubbio: fu davvero una rapida incursione, una decisione presa durante il rutilante svolgersi degli eventi, solo per riempire un giorno di buco durante una tournée, o invece esisteva un accordo ben preciso? Sin dal primo ascolto l’album rivela una sorgiva spontaneità ed una sorta di improvvisazione calibrata. Tecnicamente Jarrett è impeccabile, il pianoforte sotto le sue mani diventa come una grande orchestra che avvolge e coinvolge, l’intensità è totale, senza aria ferma, senza respiro, anche le veloci ed impercettibili pause sembrano note legate da un armonioso incanto.

L’opener «In Front» della durata di oltre dieci minuti e che da solo vale il prezzo della corsa, è un componimento dalla grande apertura alare che spazia fra i tanti stilemi del pianismo occidentale ed afro-americano, sotteso da un movimento rock-boogie che trasporta il fruitore con leggerezza. «Ritooria» è un saggio accademico di pianismo eccelso, dall’andamento rapsodico, basato su un lirismo emotivo e coinvolgente. «Lalene» si sviluppa su un terreno più easy, sul quale Jarrett esprime la sua anima con toni misurati e gentili, attraverso un intreccio melodico dal sapore popolare, il quale sembra arrivare prima al traguardo stabilito dal comune ascoltatore. «My Lady; My Child» è un ponderato quadretto familiare dipinto con calibrata eleganza. «Vapallia» è un gioco estetico che ridisegna il suono di Jarrett, ma con leggerezza, mentre «Starbright» tenta ancora la carta della melodia a presa facile per intrappolare il fruitore nelle spire del pianoforte. «Semblence» propone un movimento più libero, articolato, obliquo e modale, evocando il fantasma e l’influenza di Paul Bley.

«Facing You» è una tempesta di suoni perfetta, forse il punto di eccellenza più elevato mai raggiunto da un pianista jazz in solitudine, sicuramente un nuovo punto di arrivo e di svolta per ciò che saranno le future dinamiche espositive del pianismo improvvisato. L’album si sostanzia attraverso otto tracce di durata varia, che toccano molteplici aspetti estetici e strutturali della musicalità di Jarrett, assai complessi e variegati, che vanno dal classicismo accademico di stampo eurocolto all’aria popolare legata alla canzone leggera americana, dal soul al blues, passando per elementi folklorici tradizionali, il tutto sotteso da un’iperbole esecutiva formalmente e concretamente jazzistica. Siamo in un momento in cui il jazz subiva la scossa contaminante dell’elettrificazione, eppure Jarrett sceglie la strada del componimento e della performance acustica, la purezza del suono, lontana da ogni condizionamento esterno, legato alle tendenze effimere e stagionali. Ecco perché, ancora oggi, un album come «Facing You» può essere ascoltato in tutta la sua dirompente bellezza ed attualità, nonché considerato come una bussola imprescindibile ed un indicatore speciale nell’ambito del pianismo contemporaneo.

Keith Jarrett