// di Francesco Cataldo Verrina //
«Come le foglie sugli alberi d’autunno». A parte la metafora ungarettiana, un disco come «The Many Moods Of Interaction» di Tononi / Parrini, sembrerebbe fatto di vento e pioggia, di stati climatici e creativi assai mutevoli, che si abbattono sulla natura circostante, scuotendo le fronde degli alberi che, in tema di metafora, potrebbero essere rappresentati dai potenziali ascoltatori. La copertina del CD è assai eloquente: strati di foglie dalle tinte cangianti, legati allo scorrere delle stagioni, ma lo stesso titolo del progetto, «The Many Moods Of Interaction» (I molti stati d’animo dell’interazione), parla alquanto chiaro.
Pubblicato dalla Felmay, etichetta molto attenta agli umori variabili del jazz nell’accezione più larga del termine, l’album si sostanzia attraverso lo scambio interattivo tra due musicisti di vaglia, Tiziano Tononi, irrequieto batterista ed Emanuele Parrini, ispirato violinista. Una collaborazione che dura da più di un vent’anni a vari livelli e nei formati più disparati, è che ha dato vita ad una serie di interessanti uscite, tutt’altro che convenzionali Un percorso lungo e articolato, iniziato nel 2001/2002, quando i due musicisti parteciparono assieme al progetto «Rotella Variations», di cui il violinista Emanuele Parrini era titolare insieme a Tiziana Ghiglioni. Successivamente, si sono create molteplici occasioni in cui i due amici hanno messo a confronto e su un terreno comune le rispettive visioni e concezioni del jazz, a cui entrambi rivendicano orgogliosamente un’appartenenza ideale.

L’iniziale, ma solo apparente contrasto musicale, si risolve strada facendo, mentre Tononi e Parrini trovano spesso il loro break-even-point, o punto di pareggio, tenendo conto che il duo è un organico strumentale, in cui non risulta facile districarsi. Per contro, offre l’occasione per capire che in fondo non conta tanto il «che cosa», ma «il come» si suona; e che c’è e ci potrà essere sempre modo di suonare insieme con qualunque tipo di assetto, a prescindere dal numero di musicisti. Tutto ciò è realizzabile, dando spazio alla propria immaginazione senza porsi limiti ed utilizzando ingredienti fondamentali come la curiosità e la voglia di esplorare. Anche il compito compositivo è equamente suddiviso a metà fra i due musicisti; soprattutto leggendo i titoli ci si rende conto che non manca la sostanza culturale, l’impegno sociale e la messa in evidenza di taluni problemi che riguardano le discriminazioni delle etnie minoritarie o dei prigionieri politici, specie in alcuni paesi del mondo, dove il concetto di democrazia appare alquanto vago.
Registrato allo studio TizTheWiz’s The Cave, Bussero (MI) nell’autunno del 2021, «The Many Moods Of Interaction» i cui i due musicisti si misurano e si confrontano sulla base dell’ascolto e della conoscenza reciproca, senza ridondanze, senza altri interlocutori o intermediari, ma sulla base del rapporto quasi fisiologico tra le componenti primordiali del fare musica: la melodia e il ritmo. Il brano di apertura, «Peaceful Warrior/The Opening», a firma Tononi, possiede un ottimo gancio melodico ed il violino di Parrini coglie subito nel segno, simulando quasi il suono di una sax contralto ed apportando al costrutto un pathos sussurrato e dolente, ma a tratti fiabesco e con una narrazione itinerante, in cui sembrerebbe indicare le coordinate un viaggio scandito dalla batteria di Tononi, che (riprendendo la metafora iniziale) talvolta sembra pioggia che si abbatte soavemente sulle foglie. Da non trascurare il sottotitolo: «For Leonard Peltier, Politic Prisoner Since 1977, American Indian Movement». La seconda traccia , «No Title», scritta da Parrini, offre un excursus sonoro in crescendo, implementato da mood ed interazioni intermittenti, fino a giungere ad un finale fatto di estremità dissonanti. «Victor», ancora farina del sacco di Parrini è un breve componimento di poco più di due minuti, giocato sull’iperbole strumentale, dove violino e percussioni s’inseguono in rischioso azzardo di dissonanze. «Song For Romero» conclude il trittico delle composizioni di Parrini, riprendendo il gioco della narrazione espansa, quasi cadenzata, dove i capitoli del racconto musicale dalle mille suggestioni (che vanno dalle rigogliose foreste del Nord Europa all’arida ed aspra polvere del Tex-Mex), è scandita da Tononi con precisione millimetrica.

Chi è avvezzo ad alcune delle avventure sonore di questi due fratelli di sangue, sa che sono capaci di un dialogo sorprendente in cui a volte si scambiano i ruoli. Infatti in « The Water Protectors» a firma Tononi», è il kit ritmico che stabilisce i tempi ed i modi. Perfino in tale circostanza, il sottotitolo, «For The People At The North and South Dakota Standing Rock Reservation, Say NO To NODAPL!» diventa una linea guida per comprendere il movimento dell’impianto sonoro, a tratti sviluppato come una danza tribale o un rito propiziatorio. «Spered Hollvered» è una composizione originaria di Alan Stivell, dilatato da una piacevole manomissione da parte di Tononi e Parrini che lo sottotitolano «Tree Colors Of Impovisations In A Curved Spaces». Le possibilità interattive diventano molteplici ed il brano una sorta di odissea sonora che dura più di dieci minuti. «Five Sides», «Circle» e «Triangle», con altre firme, disegnano differenti stati umorali e forme geometriche mostrando gli angoli della genialità di Tiziano ed Emanuele, i quali chiudono il loro racconto sonoro in grande stile con un titolo di scottante attualità, «Peaceful Warrior/Closing Time», nato dalla fluida penna di Tiziano Tononi. Il brano ritrova l’organicità del concept e si lega meglio alle composizioni dei due titolari dell’impresa, rispetto al materiale preso da terze parti. Il sottotitolo, «For Mumia Abu Jamal, Political Prisoner Since 1981, Black Panther Party» ci conferma che l’impegno civico sia la costante dell’attività di questi geniali musicisti, i quali amano muoversi sui carboni ardenti, lontani da una facile prevedibilità stilistica, dimostrandosi apolidi e non aderenti ad alcun statuto convenzionale del jazz contemporaneo.
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