// di Irma Sanders //
In un’epoca dominata dall’EDM e dalla musica trap, ascoltare un disco di canzoni italiane con sonorità acustiche e testi di stampo cantautorale è davvero un sollievo. Il nuovo album di LaRizzo appare come un’operazione coraggiosa che oltrepassa la frivolezza del momento, dove tutto sembra essere subordinato all’airplay radiofonico e poco interessato a seguire il cammino dell’ispirazione; per contro, ci troviamo in presenza di un costrutto sonoro dove poetica, sentimenti e liricità mettono a nudo le emozioni, raccontando una storia di vita lunga dieci anni che si dipana attraverso le pagine di un diario musicale scritto e narrato con voce limpida ed uno stile pulito e diretto, un viaggio nei luoghi della memoria, cui attingere nelle immagini, ricordi e sensazioni.
«Fogli che raccontano», il nuovo lavoro discografico di LaRizzo, si dipana piacevolmente in un crescendo musicale venato di jazz, ricco di sonorità mediterranee e di melanconici innesti sudamericani. Accompagnano la cantante toscana, catanese di adozione, Peppe Tringali alla batteria, Alberto Fidone al contrabbasso ed Edoardo Musumeci alle chitarre, Gionata Colaprisca alle percussioni, Massimo Greco alla tromba e Mario Pappalardo al piano Rhodes, i quali intessono una piacevole trama sonora a base pop, smooth-jazz, soul e blues, basata su arrangiamenti lineari e propedeutici allo sviluppo narrativo dei testi. Scrive LaRizo nella presentazione del disco sulla sua pagina web ufficiale: «Un suono vero, puro, naturale, catturato senza confezioni, carico di energia, che si somma nelle particelle d’aria con un un odore che pervade lo spazio sonoro e ti prende per mano». Nel l’album non mancano rimandi alla canzone d’autore, dove riecheggiano certe atmosfere care ad alcune cantautrici italiane degli anni ’80 e 90 come Grazia Di Michele e Paola Turci prima maniera, al netto di quelle che possono essere le tante influenze dirette o indirette, Alessandra si esprime con forte personalità: «La musica ha sempre fatto parte della mia vita, a casa si ascoltavano i Beatles, poi Phil Collins, Lucio Dalla, Battisti. Crescendo, mi sono innamorata di Pino Daniele, Stevie Wonder, Sting. Provo una grande ammirazione per Niccolò Fabi».
Sono solo suggestioni, poiché LaRizzo possiede una voce dal tratto caratteristico ed inconfondibile, precisa nella quadratura melodica, ma al contempo toccante ed emotivamente coinvolgente. Le sue parole sono estremamente chiarificatrici: «Ho iniziato a cantare molto presto, a cinque anni avevo già capito che la musica sarebbe stata la mia strada e ho lavorato sodo affinché diventasse una realtà. A dieci ero iscritta al conservatorio, con il violoncello all’inizio e poi dedicandomi totalmente alla voce». «Fogli che raccontano» è un album denso di pathos, un collage di sentimenti spontanei, di pensieri, di sofferenza intima, di amori, di passioni, di umori cangianti che provengono dal profondo, per essere esternati senza reticenza attraverso parole pensate e cantate, che diventano lo specchio fedele e la rappresentazione più immediata della cantautrice allo stato dell’arte. Lei stessa non perde occasione per ribadirlo: «È una raccolta dei brani più rappresentativi che ho scritto. Li abbiamo inseriti nel disco in ordine di scrittura, ed è come se ci fosse un filo conduttore. Soltanto una traccia, «Albero di pietra», mi è stata donata dalla cantautrice catanese Agata Lo Certo. Ma. Nonostante non l’abbia scritta io, è una canzone in cui mi ritrovo, che mi rappresenta. Racconta della voglia di mostrarsi anche fragili, perché spesso si cresce con la sensazione di dover essere forti a tutti i costi».
Tutti i brani contenuti nell’album sono tasselli importanti che compongono un mosaico canoro, ma sono soprattutto brandelli di vita vissuta, fatta di luci ed ombre, discese e risalite, che LaRizzo descrive in maniera sorgiva e senza il filtro di sovrastrutture di qualsiasi natura, soprattutto senza il timore di mostrarsi per come si è, con le proprie fragilità, con la propria personalità: «Ad esempio, «Con le mie scarpe» nasce dopo la partenza per l’Irlanda, un periodo di ricostruzione, in cui mi sono resa conto di poter contare sulle mie forze. «Sgualcito dal tempo» racconta di un cuore che si sente «sgualcito» dagli eventi e si rifugia sotto gli alberi, sotto le foglie rosse, per ritornare a vivere. «Equilibrio instabile» descrive la mia vita di tutti i giorni, l’amore per il camminare scalza cercando di fare poco rumore, il bisogno dei miei spazi e della mia intimità. Il brano che chiude il disco è «Fogli che raccontano» e arriva alla fine del progetto come possibile chiave di lettura di tutto ciò che si è ascoltato». Pubblicato il 25 settembre 2020 per la TRP Records, «Fogli che raccontano» è un album a due dimensioni: quella sonora che spazia in un universo senza limiti e confini e quella più intima della cantautrice che si apre al mondo attraverso il racconto delle emozioni.
