// di Francesco Cataldo Verrina //
I dischi di Pietro Condorelli sono affreschi di arte jazzistica contemporanea, hanno il sapore della novità, viaggiano sui binari della contemporaneità, attraverso un gioco raffinato che esplora i confini esterni del mainstream senza cercare di cacciare in territori impervi. I lavori del chitarrista napoletano sono totalmente privi dell’ansia della ricerca o dello sperimentalismo coatto, ma si muovono con grazia espressiva e con leggerezza dell’essere, evitando però l’ovvio ed il già sentito.
«Quasimodo» è una ventata di novità in un piccolo scrigno di antichi segreti gelosamente custoditi, dove la musica affluisce a valle senza sforzo, forte di una sorgente creativa, vitale e perennemente irrorata di idee. Sin dall’apertura, con «No Blues», si percepisce un stato di grazia e di quasi telepatia fra i vari strumentisti, i quali appaiono guidati da un unico pensiero. Lo stile chitarristico di Pietro Condorelli è scorrevole e l’empatia con i sodali è sorprendente, in particolare con il pianista Francesco Nastro. Condorelli aggiunge linee sonore decorative: il suo tratto improvvisativo è a volte luminoso ed intrigante, altre ammiccante ed appariscente, ma sempre giocato tra ragione e sentimento; dal canto suo Fabrizio Bosso, diviso fra tromba e flicorno, diventa un perfetto cesellatore di melodie a presa rapida, involandosi sulla convincente retroguardia ritmica formata da Pietro Ciancaglini al basso e Pietro Iodice alla batteria.
Registrato il 15, 16 e 17 aprile del 2000 al Parco Studio di Napoli, «Quasimodo» contiene otto tracce originali, di cui sette composte dallo stesso Condorelli e «Butterfly» firmata da Filippo Dallio, a cui fa da corollario la title-track, «Quasimodo» di Charlie Parker. L’album possiede una notevole compattezza stilistica, ma non mancano alcune punte d’eccellenza come «No Blues» che offre a Bossio e Condorelli un’ampia prateria esplorativa, su cui correre ed inventare, mentre Nastro diventa una sorta di spirito guida, distillando perfetti assoli che sembrano puntellare l’intero paesaggio; «Evening Prayer» è una ballata che fonde a caldo Joe Pass e Jim Hall in un perfetto amalgama sonoro, che potrebbe mandare in visibilio gli amanti del chitarrismo jazz. «Istruzioni per l’UFO» è un cadenzato blues progressivo ed iperspaziale; «Epicode» è un moderno bop innervato di funk metropolitano. «Quasimodo», pubblicato dalla Red Records nel 2000, è un album di pregevole jazz italiano dalla solita struttura compositiva ed esecutiva, certamente di respiro internazionale, che non dovrebbe mancare nella vostra collezione di album jazz di prima scelta.
Tutti i dischi sono disponibili nel catalogo della nuova Red Records di Marco Pennisi. Per informazioni: https://redrecords.it
