Victor Lewis Quintet – “Know It Today, Know It Tomorrow”, 1993
// di Francesco Cataldo Verrina //
Victor Lewis è uno dei migliori batteristi dell’età di mezzo, uno di quei musicisti che hanno saputo raccogliere l’eredità e la tradizione del jazz afro-americano, attualizzarlo e proiettarlo nel futuro, attraverso una rimodulazione espressiva capace di mantenere un filo diretto con una contemporaneità in perenne divenire. Oggi, ultrasettantenne, Lewis vanta un palma-res ed un medagliere di collaborazioni di tutto rispetto, tra cui Sonny Rollins, Art Farmer, J.J. Johnson, Mike Stern, John Stubblefield, Grover Washington Jr., The Manhattan Jazz Quintet, Bobby Hutcherson, Stan Getz e Bobby Watson, che ne attestano talento e versatilità; senza contare la partecipazione ad importanti set discografici al seguito di Gary Bartz, Eddie Henderson, Johnny Griffin, Franco Ambrosetti, Kenny Barron, Anthony Braxton, George Cables e tanti altri.
A partire dal suo debutto al fianco di Woody Shaw nel classico album “The Moonmatre”, Lewis è sempre stato classificato come un musicista impeccabile, ma in “Know It Today, Know It Tomorrow”, registrato nel 1992 per la Red Records, dimostra di essere anche un valido compositore, firmando sei delle nove tracce sviluppate durante questa seduta. Nella sia pur esigua discografia come band-leader, che consta di soli quattro album, quello in oggetto rappresenta uno dei momenti più elevati, sia livello creativo che espressivo, forte della spinta propulsiva e del fresco apporto di un gruppo di giovani talenti: Christian McBride al basso, efficiente e brillante, il partner ideale di Lewis nella retroguardia ritmica, il venezuelano Edward Simon al piano, che esegue con totale professionalità e destrezza il suo compito ed il sassofonista canadese Seamus Blake al tenore, che pur alla prima registrazione ufficiale, mostra senza titubanza alcuna i suoi precoci talenti; non secondaria la partecipazione speciale, per una sorta di cameo esteso su quattro brani, di un veterano del calibro di Eddie Henderson, il quale aggiunge temperamento e passione al progetto.
“Know It Today, Know It Tomorrow” è una perfetta sintesi di moderno post-bop mainstream armonioso ed attuale., che guarda alla tradizione , ma senza subirne un condizionamento eccessivo. Alcuni componimenti alzano il livello dell’asticella e si caratterizzano come piccoli classici. Lewis ha scritto a quattro mani con Henderson “Hey, It’s Me You’re Talkin’ To” e “Between Two Worlds”, entrambi in odore di Jazz Messengers. Il primo inizia con una linea di basso decisa e ostinata che conduce ad una melodia saltellante; il secondo è una progressione ribollente, con Blake che parte subito in picchiata, seguito da Henderson che lo asseconda ricalcandone il tracciato armonico, mentre nell’interplay McBride prende il sopravvento con un drive a trazione integrale. La title-track è una polveriera di accordi per il pianoforte di Simon che innesca il tamburi di guerra di Lewis e lo scintillante tenore di Blake, il quale, sia pure in completa autonomia, non nasconde le marcate influenze di Joe Henderson e di Wayne Shorter. Blake apporta il suo contributo creativo firmando “Gotta Start Somewhere”, una melodia semplice, ma intensa e dai tocchi armonici sobri e profondi.
Il solito Blacke si ritaglia la sua fetta di gloria in due perforanti ballate, “The Loss Of A Moment” e “If You Only Knew Me” composte da Pamela Watson, attraverso accenti, ricami e frasi da mille e una notte.”Swamp Dog” di Dave Stryker diventa il palcoscenico ideale per gli accordi modali del brillante Simon; il tenore di Blake, invasato dal blues, spruzza nell’aria taglienti bordate funkified, mentre Lewis si concede un inventivo assolo da manuale. “The Truce”, è un jazz-waltz dal lento incedere, composto dal band-leader, in cui Blake e Henderson, pur l’uno contro l’altro armato, concordando finalmente un terreno comune su cui battersi.
“Know It Today, Know It Tomorrow” del Victor Lewis Quintet, registrato il 3 aprile del 1992 al Sear Sound di New York, è certamente dei uno dei dischi jazz più riusciti degli anni Novanta, senza complessi d’inferiorità nei confronti di taluni classici dell’epoca aurea del bop.

N.B. I dischi del catalogo Red Records sono tutti disponibili in CD, progressivamente saranno stampati (o ristampati) in vinile, grazie alla nuova gestione di Marco Pennisi. Per informazioni : https://redrecords.it