// di Bounty Miller //

Bastano le prime note di «Be Kind» per capire che l’album di Franca Barone possiede i tratti somatici di un prodotto dal taglio e dal respiro internazionale, sorretto da una struttura solidamente R&B e soul, impreziosito da fascinose nuances jazz e da contrafforti latini. Musica e testi in perfetta armonia descrivono un itinerario sonore intimo, a tratti catartico che la stessa Barone descrive così: «Finalmente, sono riuscita a parlare senza paura dei temi che mi rappresentano e che mi stanno a cuore: il femminismo, l’amore, l’insofferenza, la sofferenza e il bisogno di viaggiare».

«Be Kind», pubblicato dalla Irma Records è uno dei fiori musicali più intensi e profumati sbocciato in questa primavera 2021. L’album si sostanzia attraverso dieci brani inediti, nati dalla fervida e ricercata vena creativa della cantante-compositrice milanese, che a cinque anni dal suo debutto discografico con «Miss Apleton», trova il sostegno di eccellenti musicisti e collaboratori come Edoardo Magioni alle tastiere, Cesare Pizzetti al contrabbasso e Vincenzo Barbarito alla batteria, mentre «In Youtoo» e «I Really Need to Go» spicca la presenza di Tullio Ricci, estroso e brillante sassofonista.

Come spiega la stessa Barone: «Si va dal jazz al nujazz, al nusoul, al pop, ad una simil bossa/samba, alle ballad, al rap, ce n’è per tutti i gusti. Per quanto riguarda i temi trattati, ho deciso di parlare senza filtri di quello che vedo e che ho vissuto, del mondo, delle ingiustizie, dell’amore, del dolore, dei viaggi. Non mi sono posta alcun tabù».

L’uso della lingua inglese sottolinea l’esigenza di realizzare un album che possa travalicare i ristretti limiti del perimetro nazionale ed allargare la sfera di un pensiero condiviso, l’effetto è notevole: l’iniziale «Underwater» è subito una dichiarazioni d’intenti, caratterizzandosi come una ballata soul mid-range, venata di jazz e dotata di un impianto melodico fumoso ed inebriante, soprattutto segnato da un refrain che s’impianta subito nelle meningi del fruitore, la mente corre veloce ad Amy Winehouse, che come un flash appare sullo sfondo. »Blue Pill» è suadente ed ammiccante modern-soul sostenuto da un leggero ritmo swing. «Youtoo» sfiora il pop e certe atmosfere new-cool anni ’80.

La title-track, concentrata in meno di due minuti, si snoda su un piacevole letto di note ricamate da un tastiera dal sapore vagamente retrò. Il testo dà voce e spazio alle donne e alla loro libertà di scegliere ed «essere». Spiega l’autrice: «Be Kind è il diktat per eccellenza che si rivolge alle ragazze, e racchiude più o meno quello che ci si aspetta da tutte loro, tipo «essere gentili, sorridere». Ho voluto questo come singolo proprio per porre l’attenzione, ancora una volta, su tutti i volti che il sessismo può avere, in questo caso quello di una donna».

Come nella tradizione R&B le tracce sono tutte brevi e non superano mai 4 minuti. In particolare «Sad day, Good Day» è la canzone più lunga ed arriva a 3 minuti e 52 secondi. Un felpato blues metropolitano cantato con tono cadenzato e diluito da accentazioni ricche di pathos. «The One And Only Right Thing To Do», forse uno dei momenti più impattanti ed incisivi dell’album, si manifesta attraverso una duplice personalità, a metà strada tra passato e futuro del soul con un cantato che a tratti ricorda il fraseggio vocale dei grandi gruppi afro-americani.

«Roommates In Law» fa con qualche piccola concessione al pop da airplay radiofonico, ma senza mai perdere l’eleganza nella forma e nella sostanza. «Lost In Love», ritrova il passo delle tipiche canzoni R&B», giocate sui cambi di passo e su una melodia in crescendo che diventa una piacevole trappola per chi ascolta. «I Really Need To Go» crea immediatamente una piacevole atmosfera al lime dei Caraibi, a metà strada tra i Matt Bianco ed i Manhattan Transfer. Un piccolo gioiello di jazz-latino alimentato dal convincente sax di Tullio Ricci. A suggello dell’album «I Don’t Blame You», una struggente ballata dal sapore soul-pop e dall’andamento blues, cantata con eleganza sopraffina ed alimentata dalla zampillante progressione jazzy di Edoardo Maggioni, il quale crea un piacevole contrasto melodico-armonico.

«Be Kind» di Franca Barone è certamente un album non comune nell’odierno marasma discografico. Che le stesse parole dell’autrice descrivono a meraviglia: «Sicuramente delle emozioni e delle sensazioni che possono derivare da un sentimento comune rispetto a certi avvenimenti e certe fasi della vita. Sarebbe bello far riflettere o che qualcuno provasse empatia con qualcosa che ho scritto. A livello musicale mi sono lasciata trasportare dal momento, anche qui senza limitazioni di generi o di stili espressivi preordinati».