// di Guido MIchelone //
Ho voluto tirar fuori alcuni dischi di jazz greco (periodo 2008-2017) in loco, qualcosa di buono c’è, anche se fuori dall’Hellas il greek jazz è identificato con la sola ECM…
2008
Savina Yannatou, Songs from Another (ECM)
Nel vocalismo contemporaneo, l’ateniese si conferma duttile, raffinata, persino magniloquente nell’attitudine a spaziare tra il folclore europeo e mediorientale, aggiornandolo musicalmente con un approccio vicino al jazz e ad altre moderne sonorità; dal vivo con Primavera Em Salonico, sestetto tutto ellenico – le ‘canzoni dell’altro’ svelano consolidate passioni ethno.
2008
Vassilis Tsabropoulos, Anja Lechner, U.T. Gandhi, Melos (ECM, 2008)
Il pianista greco scrive tutti i 15 brani (di cui 3 trascrizioni da Guirdjeff), dove il violoncello della Lechner e le percussioni del Trombetta agiscono alla pari, in perfetta integrazione melodica, con il sound oscillante tra jazz e classica, scritture e improvvisazioni, echi arcani e reminiscenze etniche. Lo stile e la scuola sono pur sempre ECM (con cui Tsabropoulos arriva al quinto album), ma il pianista ha tocco e timbro personali.
2013
Eleni Karaindrou, Live in Athens (ECM)
In questo live il programma si incentra sulle colonne sonore per la scena, il piccolo e il grande schermo, tra adattamenti di drammaturghi americani, una serie TV locale, sei film del celebre regista amico Anghelopoulos. La Camerata Orchestra condotta da Alexandros Myrat con Jan Garbarek, Vangelis Christopoulos, Kim Kashkashian come ospiti/solisti mette in risalto la struggente vena popolaresca di un’autrice (e pianista) ispirata da un passionale neoromanticismo.
2014
Eleni Karaindrou, Medea (ECM)
La compostrice, ormai internazionalmente affermata continua a lavorare dentro le arti performative, musicando una nuova versione della tragedia di Euripide: ascoltato su disco il commento sonoro acquista una propria autonomia, grazie alla perfetta fusion rarefatta dal sapore arcano: Ellade, Mediterraneo, Oriente tra ethno jazz e neoromanticismo.
2015
Alex Drakos Trio, Tora (Puzzlemusik)
Un piano jazz trio diretto dal batterista che s’avvale di Yannis Papadopoulos (p.) e Ntinos Manos (cb.) per un concept per glorificare la musica quale cerchio al cui centro risiede la Tora del titolo. “Tora is Now” è scritto nel booklet. Il risultato è un post-bop con voci sovrapposte (anche quella di David Lynch) e una romantica cover della rollingstoniana Paint It Black.
2015
Sokratis Sinopoulos, Eight Winds (ECM)
Originale esponente della musica etnica declinata in chiave jazz, il leader abbraccia la lyra quale strumento che arcanamente ispira composizioni, sonorità, assolo, performance in trio e quartetto, dove parti scritte e improvvisate lavorano alla perfezione: assieme a Yann Keerim (p.), Dimitris Tsekouras (cb.), Dimitris Emmanouil (batt.) registra idee musicali che ama definire ‘in bianco’ oppure tratteggi bianchi da poter essere colorati in molti modi differenti utilizzando l’improvvisazione.
2016
Christos Anastasiadis & His Group, First Time (Cue We Funk)
Per questo esordio solistico, il trombettista agisce in quartetto (chit., b. el., batt.) più tre ospiti, proponendo un jazz rilassato, ma intelligente, che guarda al trombettismo moderno in un contesto aggiornato: si tratta di una contemporaneità debitrice di Miles e di Chet, calata in 8 brani originali dai temi pregnanti in stile via via bost-bop, fusion e mainstream.
2017
Spiral Trio, Spiral Trio (Ankh Productions)
Al contrario di tante giovane band europee, soprattutto per quanto concerne il piano jazz trio, la ‘spirale’ di Arionas Gyftakis (cb.), Spyros Manesis (p.), Anastasis Gouliaris (batt.) non ha la presunzione di esordire con tutti original: al contrario sui 7 brani in scaletta ben 6 sono ‘classici’ dallo swing al free (ad esempio Prelude to a Kiss, Solar, When Will the Blues Leave), molto ben interpretati secondo il dettame dell’interplay a ricordare’ tanto Bill Evans quanto Keith Jarrett.
