// Guido Michelone //

Il documentario “I Am Not Your Negro” (2016) è utile anche a jazzologi, jazzofili, jazzomani, per capire la storia degli Stati Uniti, del popolo afroamericano e di conseguenze del jazz nero. L’ora e mezza di racconto, o meglio saggio aadiovisuale porta la regia dell’haitiano Raoul Peck divenuto celebre con il film Lubumba (2000) e dall’ultimo Il giovane Karl Marx (2017). Qui compie una singolarissima operazione: portare a termine, in forma audiovisiva, il libro “Remember This House” che il grande scrittore afroamericano James Baldwin (1924-1987) lasciò incompiuto iniziò nel 1979 fermandosi alle prime 30 pagine.

L’opera avrebbe dovuto riguardare le vite parallele di tre importanti attivisti neri, Medgar Evers (Naapc), Malcolm X (musulmani neri) e Martin Luther King (pacifisti) tutti assassinati nell’arco di pochi anni, rispettivamente 1963, 1965, 1968. Peck si serve soprattutto d’immagini d’archivio, dove Baldwin spiega la propria idea di negritudine quale parte del patrimonio culturale statunitense.

In I “I Am Not Your Negro” c’è pure una sezione dedicata alla storia del cinema hollywoodiano con gli stereotipi ricorrenti nei confronti dei ‘poveri negri’. Regia, sceneggiatura, montaggio sono a livelli eccelsi sino a formare una rappresentazione compatta che trova nella voce fuori campo dell’attore Samuel L. Jackson (il cattivone di Pulp Fction) non solo il ‘doppiatore’ baldwiniano, ma soprattutto un narratore struggente (fondamentale per chi conosce bene la lingua inglese, non a caso sottotitolata). A parte una colonna sonora che va dal blues al rap e rari fotogrammi in cui appaiono via via Harry Belafonte, Sammy Davis Jr, Bob Dylan, manca del tutto la musica, o meglio il jazz da questa trattazione, se non un vago accenno agli ascolti giovanili della scrittore nato e cresciuto ad Harlem, ma poi vissuto quasi sempre a Parigi in segno di protesta,

Senza fare dietrologia, c’è da chiedersi cosa avrebbe potuto inserire lo stesso Baldwin a libro ultimato, visto anche l’interesse e la passione verso il jazz, un sound che a sua volta, da parte dei solisti free in particolare, si trovava in perfetta sintonia con le idee espresse dei tre leader vittime più o meno dirette del razzismo. Alla fine alla visione consente di iniziare a conoscere James Baldwin, grazie a un documentario tra storia, cultura, politica