Jim Snidero -“While Your Here”, 1991
// di Francesco Cataldo Verrina //
Jim Snidero, altoista di rango, oggi sessantunenne, a torto poco trattato dai libri di storia e dalle cronache jazzistiche, ma per contro molto apprezzato da colleghi e addetti ai lavori, ha all’attivo una cinquantina di partecipazioni come sideman ad importanti registrazioni di artisti di fama mondiale ed una trentina di album come band-leader, l’ultimo “Waves of Calm” è uscito proprio nel 2019 per la Savant. Quando Snidero diede alle stampe questo primo album, “While Your Here”, per l’italiana Red Records di Sergio Veschi, aveva 33 anni. Ne seguirà un secondo l’anno successivo con il titolo di “San Juan”.
Dopo aver frequentato la University of North Texas, nel 1981 e si era trasferito a New York, collaborando con Jack McDuff, Frank Sinatra, Eddie Palmieri, il Frank Wess Sextet, la Mel Lewis Orchestra e la Mingus Big Band e divenendo, a metà degli anni ’80, membro effettivo della Toshiko Akiyoshi Jazz Orchestra. Molto apprezzato la sua attività di docente e di autore di libri didattici soprattutto per le sue qualità di fine improvvisatore, Jim Snidero propone con “While Your Here” una sessione modello post-bop ad oscillazione perpetua, ben congegnata nella scelta del materiale suonato e piacevolissima da ascoltare, senza cadute o momenti di cedimento. Perfetta la registrazione in termini qualitativi, effettuata nel dicembre del 1991 al Clinton Studio in quartetto.
Jim Snidero al sax alto è sotteso da una magnifica retroguardia, Peter Washington e Tony Reedus rispettivamente al basso e alla batteria, ma la carta vincente dell’album è Benny Green al pianoforte, che oltre ad essere un valore aggiunto, diventa una specie di comprimario in pectore del progetto. Per inquadrare meglio il personaggio, basta leggere una sua dichiarazione: “Per me è importante avere swing e anima. Da questo punto di vista Charlie Parker, Sonny Stitt, Cannonbal Adderly sono per me la perfezione al contralto. Ma, allo stesso tempo, tendiamo di andare oltre nei tipi di strutture, sequenze accordali e feelings decisamente più aperti e contemporanei. Bisogna essere onesti con quello che si fa. Se tu pensi che sia giusto fare quello che non tu ma gli altri ritengono importante non sarai mai convincente ne in pace con te stesso. Non sarai mai contento perché non suoni quello che senti ma ciò che pensi che gli altri vogliono sentire”.
L’album si compone di quattro pezzi a firma Snidero, una composizione del pianista e tre standard eseguiti in alternanza, i quali offrono un campionario delle tante voci del vocabolario e del fraseggio jazzistico, attraverso una tecnica formidabile ed un feeling profondo. In apertura “While Your Here”, componimento originale, che riporta alla mente il suono di Bobby Watson ai tempi dei Jazz Messangers; sempre considerando che tutti gli altoisti hanno delle similitudini e che per ciascuno di essi il faro illuminante resta Bird. Di lui, Minkowski di Jazz Times, scrisse: “Suona con quel tipo di condotta e convinzione che riportano alla mente un ristretto numero di leggendari altosassofonisti. Si tratta di un musicista dal talento sovrabbondante al culmine delle sue capacità criminosamente sottostimato“.
La pietanza in agrodolce cambia subito ingredienti con “Intimacy” firmata dal pianista del quartetto, Benny Green, un ballata mid-range, dove la morbidezza e l’eleganza del piano creano un contrasto piacevolissimo con il sax che, pur stando al gioco, tenta di liberarsi dai freni inibitori, attraverso un mix di controllata incisività e variazioni melodiche da manuale. A seguire una ballata insanguata di blues, “A Few to Many” scritta da Snidero, che si muove flessuosa, dove il sax disegna accattivanti onde melodiche e spiana la strada ai sodali dalle retrovie, specie al basso, per qualche piccolo assolo, mentre in piano entra in scena con una cadenza a martello dal gusto retrò. “ FlyLitle Bride” di Donald Byrd squarcia di nuovo il cielo con un up-tempo soulful che consente alla band un’ottima vetrina espositiva ed un apporto energetico sostanzioso, dove la melodia ridisegnata da Snidero con la spinta del piano risulta molto più ficcante rispetto all’originale suonata dalla tromba di Byrd; qui il contralto s’innalza con leggerezza come sospinto da un vento creativo, fino ad effettuare un volo magistrale.
“State Of Affairs” è un’altra ballata di Snidero che scava in profondità, attraverso una fumosa melodia, avvolta in cumulo di gravosi pensieri, il sax distilla gocce di liricità e phatos, producendo brividi a cascata. Uno dei momenti più toccanti dell’album, il punto più alto in assoluto. Un passo lento che da l’idea di come i grandi sassofonisti sappiano camminare con leggiadria sui carboni ardenti e sul filo del rasoio. “I concentrate On You” di Carl Porter, dalla melodia immortale, è un omaggio alla tradizione, in grado di sviluppare una piacevole atmosfera swing, raffinata e dal sapore vagamente cinematografico, così come con “I Can Get Started” viene riproposta una delle più belle arie di Duke Ellington, rivitalizzata e riporta a nuova vita.
In conclusione, “Front Line” a firma Snidero riporta la band sul terreno di un post-bop modale suonato a passo svelto: il sax tocca molti registri, dai più alti ai più bassi, saltando spesso i passaggi intermedi, dal canto loro i sodali ne sostengono brillantemente la progressione senza tentennamenti ed aria ferma, mentre la corsa del piano sembra irrefrenabile. Un assolo di batteria rilancia il sax per un finale mozzafiato. “While Your Here” è un album dal suono scintillante e ben centrato, che potrebbe illuminare la vostra già assortita collezione di dischi jazz.
Disponibile in CD nel catalogo della nuova Red Records di Marco Pennisi.
