Enrico Pieranunzi – “The Extra Something – Live at the Village Vanguard”, 2022
// di Francesco Cataldo Verrina //
Chi varca l’uscio del Village Vanguard, sa bene che entrare in luogo sacro da protagonista significa dovere sostenere una sorta di prova del tempo e di confronto con illustri precedenti. Una volta entrati in un luogo simile, non bisogna mai uscirne da profanatori, ma da sacerdoti dei quel tempio pagano del jazz, fra le cui anguste mura ed un piccolo altare si sono immolati i più grandi di sempre, da Sonny Rollins a Bill Evans, da John Coltrane ad Art Blakey, regalando al mondo dei set dal vivo ad imperitura memoria. Dopo il primo invito personale ricevuto da Lorraine Gordon, moglie Max, mitico fondatore, il pianista ha suonato per ben otto volte nello storico locale. Pieranunzi è stato il primo ed unico musicista italiano e uno dei soli tre europei, insieme ai pianisti francesi Martial Solal e Michel Petrucciani, ad essersi esibito come leader e ad aver registrato dischi dal vivo al Village Vanguard.
Ed è proprio alla memoria di Lorraine Gordon, scomparsa nel 2018, moglie di Max Gordon mitico fondatore, che “The Extra Something – Live at the Village Vanguard” è dedicato. Pieranunzi la ricorda così: “Alcuni giorni dopo aver messo piede nel club il cui nome avevo letto così tante volte su album fantastici che non mi stancavo mai di ascoltare, mi disse: avevo ascoltato qualcosa di tuo alla radio e mi era piaciuto, quindi chiesi a Paul Motian di cercarti e di portarti a suonare qui. Questo potrebbe sembrare normale, ma non lo è. Per un musicista europeo e italiano suonare da leader nel tempio del jazz, con fantastici musicisti americani, è qualcosa di straordinario. E’ una di quelle emozioni che è praticamente impossibile esprimere a parole, ed è un dono che ho ricevuto da lei”. Pubblicato da Cam Jazz “The Extra Something – Live at the Village Vanguard”, terzo album che Enrico Pieranunzi fissa su nastro fra le pareti del leggendario club di Manhattan dopo “Live At The Village Vanguard” (2013) e “New Spring” (2016). Il disco è ricavato da registrazioni effettuate durante i concerti del 2016 alla guida di un quintetto composto da Diego Urcola tromba e trombone, Seamus Blake sax tenore, Ben Street contrabbasso e Adam Cruz batteria.
Il disco mette in evidenza l’inossidabile tempra creativa ed esecutiva di Enrico Pieranunzi che, come scrive Brian Morton nelle note di copertina: “coniuga i valori essenziali del jazz con una concezione della struttura e dell’ordine che trova origine nella musica classica, il tutto animato però da un forte senso di libertà”. Sette composizioni originali, tutte farina del sacco di Pieranunzi, che diventano una sorta di case-study attraverso i continui scambi osmotici fra i vari membri del line-up ed un interplay da accademia del jazz moderno. Un piccolo sussidiario suddiviso in capitoli indirizzato a quanti vogliano approfondire le dinamiche costruttive, evolutive ed esecutive del jazz. Energia, pathos e liricità segnano le vari tappe dell’album, attraverso una squisita sensibilità interpretativa. Pieranunzi è protagonista inter pares, non deborda mai, non eccede, lasciando ai sodali, che parlano il suo stesso idioma jazzistico, il meritato spazio espressivo; anche se le singole manovre e le progressioni individuali sono sempre tese a confluire verso il nucleo centrale. Il flusso sonoro, arioso e brillante, sprigionato dal disco, fa immaginare il Vanguard come un piccolo Paradiso Terrestre della musica più che un luogo consacrato ma austero, pieno di ombre del passato, che talvolta potrebbero incutere timore riverenziale.
L’opening è affidato a “Blue Afternoon” magnificata da un mercuriale staffetta tra i fiati ed il pianoforte, mentre dalla retroguardia sopraggiunge un solido groove che diventa il sostegno dell’intera architettura sonora. L’ipnotico mood della title-track, “The Extra Something” si srotola sul tempo di quasi dieci minuti, giocati secondo il sistema dei vasi comunicanti e delle alternanze, dove le trame colorate del sassofono di Blake e le flessuose digressioni melodiche della Tromba di Urcola, trovano nel costrutto ritmico armonico del band-leader il miglior sostegno possibile ed immaginabile; dal conto loro basso e batteria si associano di buon grado alle progressioni pianistiche garantendo un groove impeccabile. L’adrenalina cresce con “Atoms”. Il pianoforte assume lo scettro del comando attraverso un effluvio sonoro che travolge e coinvolge l’intera prima linea. Seamus Blake sprigiona un’energia burrascosa, mentre Diego Urcola lo segue a ruota in maniera tumultuosa, ma con un fraseggio adamantino, intarsiato dalle note più alte del registro della tromba.
Nel corpo centrale del tragitto sonoro è incastonata una gemma di alto valore, “The Real You” si sostanzia come una ballata profonda e brunita che contamina l’atmosfera di vibrazioni positive. “Entropy” è quasi un’evoluzione a schema libero sotto controllo numerico, in cui il manipolo dei sodali si cala in un’improvvisazione tematica da manuale, mentre il pianoforte sotto le dita di Pieranunzi diventa vibrante e narrativo. In “Song For Kenny”, l’atmosfera si addensa ed line-up si muove su un dinoccolato mid-range, a tratti crepuscolare ed alimentato da un languore nostalgico, mentre, affidandosi all’arte del cromatismo, i due fiati distillano schegge di melodia a presa rapida, anche quando procedono a passo più sostenuto. Dal canto suo, il band-leader non manca di infittire la trama di preziosi ricami armonici. L’album vine suggellato da “Five Plus Five”, componimento dall’incedere scattoso, a tratti funkified, dove la band mostra di sapersi muovere tra passato e presente con estrema disinvoltura.
Ancora una volta, Enrico Pieranunzi esce da vincitore dalla porta principale del più ambito club newyorkese. “The Extra Something – Live at the Village Vanguard” è un concentrato di energia contagiosa, frutto di esperienze confluenti e di sapienza strumentale, che consente ai cinque musicisti di rimanere nel solco della tradizione, senza mai indossare la camicia di forza del post-bop calligrafo e di maniera.
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