Sottotitolo: “Finalmente un concerto dal vivo alla Casa del Jazz. 12 Giugno 2021 con Gianluca Petrella e Pasquale Mirra”
// di Marcello Marinelli //
Era ora, dopo tanto ascoltare musica ‘at home’ un concerto dal vivo per festeggiare il ritorno alla quasi normalità. Il concerto in questione ovviamente non è di Yusef Lateef che purtroppo ci ha lasciati nel 2013 ma di Gianluca Petrella e Pasquale Mirra. Che c’azzecca Yusef Lateef? Che andate di fretta, ora ve lo spiego. Per chi non lo sapesse la casa del jazz è uno stabile del comune di Roma che ne ha fatto un centro di cultura Jazz, uno stabile sequestrato al boss della banda della Magliana , Roberto Nicoletti, il cassiere della famigerata banda. Un bellissimo e ampissimo spazio a ridosso delle mura Aureliane di Porta Ardeatina, praticamente quasi nel cuore di Roma.
Uno spazio grandissimo che apparteneva ad una persona sola che sta a dimostrare quanto fosse potente la banda della Magliana in illo tempore, trasformare quel posto in un stabile dedicato al Jazz è stata una delle iniziative di cui la città può andare fiera. Ora le note dolenti, si fa per dire, il concerto in questione è come ho anticipato prima di Gianluca Petrella e Pasquale Mirra (al vibrafono, xilofono e percussioni) è un concerto che non si potrebbe definire jazz, che sicuramente parecchi di voi considererebbero come fumo negli occhi, ma uno spazio jazz ha organizzato questo concerto e questo significa che gli organizzatori di manifestazione jazz hanno risolto da tempo la questione che tanto ci appassiona, su ciò che è jazz o che non lo è. Io non saprei definire la musica di questo duo e della produzione di Gianluca Petrella fuori dai canoni jazzistici in senso stretto, forse musica etno-elettronica, ma mi piace molto, mi piace il suono del suo trombone e le sue scorribande sonore fuori dal jazz o intorno, boh, comunque musica originale a prescindere dal giudizio di merito.
Ma non voglio porre l’attenzione su questo aspetto e riaprire la discussione, voglio essere ecumenico e non divisivo e allora lascio stare Petrella e la sua musica indefinita e passo al jazz senza se e senza ma. Prima del concerto, del duo si esibiva in veste di Dj Nicola Conte, l’eclettico personaggio, musicista e produttore, ai piatti con le sue selezioni musicali. All’imbrunire, selezioni musicali jazz al 100% o almeno credo, Pharoah Sanders, Don Cherry e Yusef Lateef, rendono l’ambiente molto suggestivo. Ecco il nesso col sassofonista di Detroit. Mentre il parco della Casa del Jazz, si riempie alla spicciolata ‘Morning’ di Yuseef Lateef riecheggia nell’aria ed è un bel sentire.
Vado a prendere il disco che lo contiene. La versione è nel primo disco del sassofonista del 1957 ‘Jazz mood’. Un esempio che definirei di minimalismo afro, con le percussioni Luois Hayes alla batteria, Ernie Farrow al rebab, strumento a corde marocchino, Doug watkins alle percussioni che scandiscono il tempo lento, il piano di Hugh Lawson che accompagna discreto il tema del sassofonista e di Curtis Fuller eseguito all’unisono e poi l’assolo ispirato del sassofonista e poi quello del trombonista e poi un lento ‘cupio dissolvi’ col rebab , gli accordi del piano e delle percussioni che riportano al tema iniziale e decretano la fine del brano. Yusef Lateef il nome dopo la conversione all’Islam, il suo nome di battesimo William Emanuel Huddestlon, polistrumentista, from Detroit.
Oltre al sax, l’oboe, il fagotto e altri strumenti di tradizione africana, in questo disco suona l’arghul uno strumento a doppia ancia di origine egiziana. Il resto del disco scorre godibile su binari hard bop tradizionali con Curtis Fuller che divide gli assoli con il leader insieme a Hugh Lawson che accompagna in maniera asciutta e discreta. Complice Nicola Conte ho rispolverato questo grande polistrumentista e visto che la sua musica e il suo spirto aleggia nella casa del jazz mi rivolgo idealmente a lui con il classico “As-Salam-aleikum” e mi sembra che tra le pieghe delle vibrazioni sonore mi ritorni indietro “ Aleikum as-Salam”.
