“Wingspan significa ‘apertura alare’ e mai parola fu così consona ali mio stato mentale odierno in cui mi accingo alla disamina atipica del disco in questione”.
// di Marcello Marinelli //
“Errare humanum est”e io erro, erro, erro negli spazi intersiderali della rete virtuale e nel mio ‘vagabondare’, qui il significato di errare, in questo contesto, al contrario di sbagliare, forse potrei sbagliare nell’errare disordinatamente, forse. Errare nell’errare, ironia della sorte linguistica, ma ritorniamo a bomba. Vagabondando casualmente nel flusso di alto livello che spotify mi offre mi imbatto in un viandante sonoro Mulgrew Miller, a me conosciuto, trattasi di un brano, a me sconosciuto, ‘the sequel’ ed è subito amore a prima vista, perché il pezzo mi piace all’istante. Allora viste le mie radici ‘vinilistiche’ e amante dell”opera nella sua interezza, vado ad ascoltare l’intero disco per verificare se il resto del disco rimane sullo stesso livello del pezzo che da cui prende il titolo, altresì vado a leggere le note in internet, perché mi mancano da morire le note dei vecchi LP e anche dei CD, retaggio di un’epoca passata, probabilmente per sempre (per gli irriducibili del passato, sottolineo quel ‘probabilmente’ per non essere tacciato di profeta di sventure),
Cerco di unire le vecchie sane abitudini al nuovo corso, e forgiato da quella curiosità ancestrale vado a vedere in rete chi partecipa al progetto, perché è arduo riconoscere senza leggere i partecipanti. Infatti dal gruppo in questione conosco solo il leader e il vibrafonista Steve Nelson. Sono nell’analisi dell’opera su un supporto virtuale, ma ho già visto che in rete (la maledetta o benedetta rete) vendono il CD ad un prezzo ragionevole e probabilmente lo comprerò, quindi in regola col vecchio e col nuovo, per par condicio. ‘The sequel’, già il titolo mi piace essendo un amante del cinema, e il tema è di vecchio stampo hard bop, , quello è il solco su cui si muove il brano, come il resto del disco, un solco non nel microsolco dell’LP, ma la qualità è ottima lo stesso. Perché un pezzo ci piace più di un altro? E’ sempre un mistero il perché del gusto musicale. Dalle prime note dell’assolo del pianista già entro in fibrillazione e l’assolo “me gusta mucho” e con la testolina mi muovo sul beat, -yeah jazz men!!!- gridolini di incoraggiamento come nei locali dal vivo che non ho mai lesinato nel turbinio del groove , tutto funziona a meraviglia e vado a vedere la sezione ritmica, Richie Goods al basso e Karriem Riggins alla batteria, a me sconosciuti ma di alto livello, (umanamente impossibile conoscere tutti i musicisti, impossibile.) e il trombettista chi sarà?

L’inizio è cool, ma tutto si interseca come in un puzzle, trattasi di Duane Eubanks, fratello minore di Kevin Eubanks (rememeber that guitarist?) e poi in sequenza il sassofonista Steve Wilson e tutti fanno la loro ‘porca figura’ strumentale, e ‘dulcis in fundo’ l’assolo impeccabile al vibrafono di Steve Nelson. Il volume è alto come si conviene nella fruizione dell’opera e le note fuoriescono dall’interno dell’abitazione per spargersi verso l’esterno ad appannaggio dei mie vicini . (Urlo alla volta di mia nipote che abita sopra di me, “ti sta piacendo questo disco di Mulgrew Miller?” Lei mi risponde “Zio, non lo conosco ma manda tutta la musica che vuoi, sei padrone”. “Grazie nipotina”. “Di niente zio”) , Il disco mantiene le promesse dell’inizio e procede che “è ‘na favola” e con Elation mi faccio prendere dall’euforia del titolo (Elation-euforia). il pezzo veloce inizia dopo l’esposizione del tema con assolo portentoso breve del basso e poi del vibrafono, il sax alto, la tromba e il piano del leader impregnato di jazz feelings (brother sento il Mississipi che è in te).
Con ‘Go east young man’ l’unica novità di rilievo che Steve Wilson suona il sax soprano e lo suona bene come l’alto e io sto godendo, spero che fuori dalla mia abitazione non giungano oltre il suono anche i miei gemiti di piacere, sarebbe imbarazzante. Con ‘Holdins hands’ il ritmo forsennato si placa e il brano è medium tempo e dopo il tema esposto dal sax soprano, il soave vibrafono di Nelson mi delizia come il soprano di Wilson (Nelson e Wilson uniti nella lotta) e il pianismo di Miller , che scritto così mi ricorda per, associazione libera psicanalitica ‘Moonlight serenade’ per via dell’illustre cognome, ma che non c’entra niente musicalmente, era solo per via dell’omonimia. ‘Know Wonder’ oltre alla ritmica che non perde un ‘colpo’, come se fossero rapine in banca e da qui il possibile futuro arresto dei musicisti, apprezzo in particolare il bell’assolo del sax il bellissimo assolo al sax soprano, molto ispirato e l’incedere nervoso dell’accompagnamento pianistico di Miller, riesco distintamente ad ascoltare l’assolo del sax con gli accordi del piano, sono tutt’uno con loro, sono negli interstizi del flusso sonoro, sono nel ‘mood’ , quando ascoltatore ed esecutore sono una cosa sola. Il brano finisce con assoli sovrapposti di piano e vibrafono, decisamente un gran bel pezzo.
Non poteva mancare una ballad e allora con ‘Dreamsville’ si colma questa mancanza e il quintetto rimane un duo, piano e sax soprano e la dolcezza mi inebria, forse sarò esagerato, ma al cuor non si comanda. Qui immagino che la maggior parte dei brani siano a firma di Miller (forse) e qui il vinile e il CD mi mancano da morire e rimango nella beata ignoranza. visto che non riesco a reperirle in rete, forse dovrei cercare di più. Era da tanto che non ascoltavo questo pianista e questo disco è una bella riscoperta. Con ‘Spectrum’ si apprezzano la qualità del batterista che con il suo solo ricopre tutta la durata del brano. Viene poi la volta di un classico, uno dei tanti classici dei classici ‘It never entered my mind” di Rodgers & Hart in trio eseguito in maniera sublime. Qui un’interessante annotazione tecnica. Su Spotify accanto ad ogni brano c’è il numero delle riproduzioni dello stesso, questo classico è stato riprodotto 26.885.624 volte a fronte del brano ‘the sequel” 3.819.340 volte o del brano ‘Spectrum’ con il 25.250, tanto per capire come funzionano le cose nelle piattaforme e come si possono quantificare gli ascolti dei singoli brani all’interno della singola opera. Questi dati potrebbero essere considerati dati statistici o dittatura numerica, a voi le considerazioni, se ne volete trarre, non è obbligatorio. Il disco a prescindere dai numeri mi delizia ancora nel suo svolgersi e nessun brano mi sembra fiacco, anzi è un ‘cuntinuum’ di alto livello che ascolto con molto piacere . ‘Just a nation’ è il penultimo pezzo del disco sempre piacevole.
Il disco si conclude con ‘Samba d’blue’ e il cambio di atmosfera latina non incide sulla qualità del disco che ho apprezzato dall’inizio alla fine , e non era scontato. Questa ora e 6 minuti sono filati via con delizia e da una semplice sequela radiofonica di pezzi di diversi artisti ho estrapolato l’opera di un singolo artista e ne ho goduto del suo sviluppo per intero. Nel ripercorre le tappe della carriera di Mulgrew Miller ho scoperto che è morto nel 2013 e non lo sapevo, o non lo ricordavo, mi era sfuggita la sua morte e questo ascolto, accaduto in circostanza fortuite, lo considero un omaggio alla sua memoria e allora, mentre Spotify inizia un suo nuovo disco ‘Solo’, col suo tocco vellutato, dal profondo del mio cuore un messaggio verso i paraggi in cui si aggira adesso :”Thank you brother for your music” .