// di Irma Sanders //
Il nuovo album di Vittorio Cuculo nasce sotto buoni auspici e con il sostegno di importanti referenze: basta aprire il booklet del CD per constatare quante personalità e di che calibro ne abbiano apprezzato il lavoro e l’evoluzione creativa: Stefano Di Battista e Paolo Fresu, unitamente le liner notes autografate da Eugenio Rubei, patron dello storico jazz club Alexander Platz. «Ensamble» è un album singolare, ma ha tutti i crismi della pluralità, un costrutto orale che si regge su una serie di fattori aggreganti, ma a detta del sassofonista, vi è molto di più di una semplice aggregazione fine a sé stessa: «*(…) Anche, ma non solo. Nel senso che con la dimensione del noi occorre sempre farci i conti, tanto in musica quanto nella vita di ogni giorno, indipendentemente dalla pandemia. Certo la pandemia ha colpito tutti, alcuni fisicamente, altri economicamente e psicologicamente. Un evento così disastroso non può che lasciare il segno. Per quanto mi riguarda, ho studiato, pensato e riflettuto sulle esperienze fatte, ho chiuso il mio ciclo di studi accademici ed ho sperimentato come sia importante stare uniti, fare gioco di squadra, puntare sulla relazione umana. Questo è forse l’insegnamento che mi pare di poter cogliere (…)*».
Disponibile dalla seconda metà di maggio 2021, «Ensemble» è il nuovo disco a nome di Vittorio Cuculo Quartet nato dall’incontro con i Sassofoni della Filarmonica Sabina «Foronovana», ma avvalendosi soprattutto della sempre più stretta collaborazione di Gegé Munari alla batteria. In realtà, per esperienza e carisma, il santone dei tamburi, diventa la vera guida spirituale dell’itinerario sonoro. Depositario di una tangibile padronanza strumentale, di una millimetrica conoscenza del linguaggio bop, di agilità di fraseggio, cantabilità ed estro, Vittorio Cuculo è attualmente uno dei giovani sassofonisti jazz italiani che meglio esprimono determinazione e chiarezza d’intenti.
Già il precedente «Between» uscito nel 2019, aveva raccolto una discreta messe di consensi, ma pur partendo da certi assunti il nuovo progetto, a detta del protagonista, contiene alcune differenze: «Questo nuovo progetto musicale, «Ensemble», si riallaccia in parte al primo e ne sviluppa la tematica: la musica come occasione, opportunità di incontri e di dialogo. «Between» fu concepito come punto di partenza di un progetto più ampio, che voleva essere incontro tra generazioni, generi e stili musicali diversi (brani originali, Standard e brani di cantautori,), un lavoro fortemente caratterizzato dal desiderio di comunicare. Così, in linea con questo spirito di empatia e di incontro, si approda oggi ad una nuova tappa. «Ensemble» è un lavoro discografico che vede il quartetto dialogare con un’orchestra di sassofoni, in un susseguirsi variegato di brani e stili. «Ensemble» è parola che evoca subito un insieme strumentale e dunque l’abbiamo usata in questo senso. Ma «Ensemble» vuole anche mettere in risalto una dimensione del noi che è importante nel fare musica e dunque è anche questo: dimensione comunitaria che si avvale del contributo di tante mani, dall’orchestra al quartetto, alla voce».
«Ensemble», prodotto dall’etichetta Wow Records di Felice Tazzini e Francesco Pierotti, oltre a Vittorio Cuculo al sax alto ed al soprano in «Misty», vede la partecipazione di Danilo Blaiotta al pianoforte, Enrico Mianulli al contrabbasso e, come già sottolineato, Gegè Munari alla batteria, nonché i Sassofoni della Filarmonica Sabina «Foronovana». Senza tralasciare qualche importante cameo come quello della cantante Lucia Filaci in «Brava», del chitarrista e arrangiatore Roberto Spadoni in «Io non Ridevo», «Fuga di Notizie» e «Bye-Y» ed il percussionista Dimitri Fabrizi in «Misty». Il frutto di questa nutrita compagnia di musicisti è comunque un piacevole prodotto legato a doppia mandata alla tradizione: un post-bop modulare concepito attraverso una collegialità compositiva ed espressiva da cui emergono però lo spirito dei tempi, personalità multiple ed un intrigante amalgama multi-generazionale in perfetto sincronismo con gli assunti basilari del giovane sassofonista band-leader, assai consapevole dei suoi mezzi: «(…) oggi, come non mai, questo è di vitale importanza. Inoltre, trattandosi del mio secondo CD, il lavoro comprende un’orchestrazione per strumenti a fiato, dunque testimonia la voglia di condividere il percorso discografico con altri musicisti che suonano il mio stesso strumento. In sostanza, «Ensemble» è l’idea che il senso dell’appartenenza a un organismo più grande, in questo caso il jazz, debba essere recuperato e rinvigorito, donandogli acqua e linfa, così come si fa con una pianta, per farla crescere bella e robusta».
L’album è una sorta di esplorazione a ritroso fatta tramite l’analisi clinica e la rilettura di alcuni standard del jazz classico e moderno come Donna Lee di Charlie Parker, «Misty» di Errol Garner, «My Funny Valentine» di Richards Rodgers, «Caravan» di Duke Ellington e Bye-Ya di Thelonious Monk. A questi importanti evergreen, tutti rivitalizzati da una massiccia trasfusione di rinvigorente linfa creativa e vitale, è stato aggiunto «Brava» di Bruno Canfora, ma il pezzo forte dell’album sono due inediti firmati da Roberto Spadoni, «Io non Ridevo» e «Fuga di notizie», due gioielli di post-bop contemporaneo dal forte sapore metropolitani, solcati e segnati da veloci linee funkified dal sapore quasi fusion.
«Ensemble» del Vittorio Cuculo Quartet è sicuramente uno dei prodotti più avvincenti del post-covid creativo, che ha unito mondi e situazioni differenti in un linguaggio comune, che usa le parole della tradizione attraverso un esperanto sonoro rivolto al futuro.
