// di Francesco Cataldo Verrina //
“The Connection” di Aldo Bagnoni è un viaggio straordinario senza confini spazio-temporali, dove la musica fa da trait d’union ad un insieme armonico di umori, suggestioni, passioni, sentimenti, uomini e mondi lontani, luoghi della memoria e dell’infanzia, dove le note scandiscono le parole di un racconto lungo una vita. “The Connection” è il nuovo album di Aldo Bagnoni per Alpha Music che si sostanzia attraverso una perfetta intesa progettuale con alcuni dei più accreditati musicisti dell’area salentina: il polistrumentista Emanuele Coluccia, il contrabbassista Giampaolo Laurentaci e il tastierista Mauro Tre. Il batterista e compositore barese stabilisce una vera e propria connessione con i sodali coinvolti nel progetto, i quali ne sposano appieno le finalità e si adattano pienamente al clima e alla narrazione musicale con forte collegialità ed un un legame quasi telepatico.
Il quartetto guidato da Bagnoni in questo line-up aveva esordito e saggiato la convivenza artistica nel luglio 2019 al festival jazz di Roccella Jonica. I brani selezionati per l’album, con l’eccezione dell’arrangiamento di un pezzo popolare lucano, sono tutti componimenti originali e poggiano su una matrice di jazz contemporaneo a larghe maglie, da cui fuoriescono ed entrano facilmente elementi molteplici e di differente provenienza, ma senza precisi punti di ancoraggio o strizzatine d’occhio alle tendenze o alle mode più diffuse. Siamo in presenza di un perfetto patchwork musicale che a volte riecheggia le intriganti atmosfere del tango per poi sfumare in un suadente camerismo, sfiorando le impervie terre dell’atonale e passando a fil d’acqua sulle sonorità etniche, ma senza una precisa rotta.
Il racconto sonoro sembra seguire più un canovaccio che non una trama già tesa e sottesa, divenendo sempre più seduttivo di passaggio in passaggio. “The Connection” è un universo sonoro assai composito, ma basato su un costrutto concettuale coerente, sostenuto dalla personale visione musicale e dall’esperienza di Aldo Bagnoni. Lo stesso Bagnoni chiarisce il concetto di connessione, parola forse abusata nella nostra epoca, ma legata più a fattori tecnici e virtuali che non umani: “La connessione, non da oggi, è una pratica necessaria, irrinunciabile per l’essere umano. È fondamentale, per quegli animali sociali che siamo, secondo Aristotele, potersi trasmettere esperienze e sentimenti, e non si può farlo restando distanti. La connessione, pertanto, rimanda a una prossimità che però non può essere solo fisica o tecnologica”. Ma il vero collante, il vero hub, in questo caso, è la musica che si connette al mondo degli uomini attraverso la fibra veloce delle vibrazioni, ottenendo facilmente quella circolarità adatta alla condivisione. Ogni brano ha una sua storia linkata direttamente ad uno status creativo ed emozionale ben preciso.
L’opener, “Clarabella” è il frutto di una reminiscenza infantile, a metà strada tra Topolino e Cirano, spalmata su tema a doppio passo, che sa di piccolo mondo antico; la melodia diffusa nell’aria dal sax è fortemente attrattiva ed a presa rapida, addolcita in seconda battuta da un’ondeggiante pianoforte che diventa una sorta di io narrante, fino al ritorno del sax soprano di Emanuele Coluccia che crea un piacevole atmosfera da amarcord felliniano, ottimo il supporto ritmico dalle retrovie. A seguire “Cappello Eolico”, un ottimo bop post-moderno, giocato su una intrigante e dissonante atonalità, a tratti funkoide, un inno ad una casa ideale, primitivo riparo, quale rifugio dalle ventate tempestose della vita e dalle inquietudini dell’animo umano.
“This Is My Place” è un mid-range che segue lo stesso sentiero tracciato nel solco precedente con il sax che segna ancora le traiettorie e le coordinate del viaggio, attraverso avvolgenti circonvoluzioni cangianti che disegnano una vaporosa melodia, ripresa e ed espansa dal subentrante piano, cui aggiunge qualche stilla di classicismo. “Eternal Returns” è una ballata dall’incedere cadenzato che crea un bozzetto quasi cinematografico, fortemente evocativo, dove la struggente progressione del sax soprano apre l’orizzonte all’infinito. “The Dolmen And The Sea, uno dei contrassegni salienti dell’album, è una viaggevole ballata che riprende alcune atmosfere sonore nordiche, innestandole in un contesto mediterraneo, raccontando la Puglia, terra di contasti fra cielo e terra, dove la durezza della roccia sembra disintegrarsi nella liquida morbidezza del mare.
L’amore per la loro terra ed il legame di sangue spinge Bagnoni e compagni ad una narrazione estesa di oltre undici minuti. “Heart On A Mountain” è certamente uno dei momenti più intensi del progetto, un burrosa ballata dal passo felpato, srotolata sulla lunghezza di oltre 8 minuti con il sax che arricchisce progressivamente la melodia usando vari registri, il piano ne segue le gesta nell’interplay, mentre basso e batteria pennellano un accompagnamento costante e piacevole. “Oral Culture” è un concentrato di vari moduli espressivi, come quei racconti tramandati oralmente, che cambiano ad ogni successiva narrazione; un piacevole gioco di ruolo capace di condensare l’intera storia del jazz in pochi minuti: sembrerebbe di aver già sentito tutto, ma la sorpresa emerge ad ogni cambio di passo.
“Lipompo’s Just Jrrived” è un coriaceo jazz-funk, solcato da potenti riffs e con qualche tentazione fusion, che trasporta i suoni di una metropoli sulle aspre terre e le impervie vallate della Basilicata attraverso un fil-rouge ideale che connette tutti i mondi possibili. “What Was I Looking For” è un mid-range sospeso a mezz’aria come coloro che cercano e trovano inconsapevolmente un’altra dimensione, ma anche un altro se stesso.“The Connection” di Aldo Bagnoni è un album di jazz contemporaneo, multiforme e di notevole spessore creativo ed esecutivo, ricco di idee e di spunti, una multipiattaforma tematica su cui condividere musica ed emozioni. Collegatevi pure, la connessione è riuscita!
