Joe Lovano Nonet – “52th Street Themes”, 2000

// di Francesco Cataldo Verrina //

Nel 2000, Joe Lovano vince il Grammy Award il miglior disco jazz dell’anno. In “52nd Street Themes” il tenorsassofonista fonde l’umidità metropolitana di New York ed il vento caldo e polveroso del Midwest in un omaggio alla via di Manhattan, la cinquantaduesima per l’appunto, dove negli anni ’50 e ’60 il bebop regnava sovrano. Come in altri album tematici Lovano evoca il passato della grande epopea del bebop, ma senza fare un’opera di pura archiviazione museale. Il nonetto capeggiato dal sassofonista tenore riesce a creare la classica atmosfera newyorkese degli anni 60, ma con un sferzata di nuova energia; si ha comunque la sensazione di ascoltare un disco della Blue Note di quegli anni.

L’avventura sul filo della nostalgia diventa una sorta di viaggio a ritroso nel tempo, attraverso la musica con cui Lovano era cresciuto, vivendo la sua New York ideale a Cleveland nell’Ohio. Il disco è la dimostrazione di quanto fosse cresciuto bene e con eccellenti frequentazioni musicali: il sassofonista tenore scandaglia alcune composizioni di Tadd Dameron, Thelonious Monk, Charlie Parker, Miles Davis, Ernie Henry, Billy Strayhorn e George Gershwin, orchestrandone, insieme Willie “Face” Smith, sette per una band di nove elementi. Nell’impostazione e nei movimenti armonici, gli arrangiamenti non sono altro che riflessioni moderne sullo stile di Dameron, un gioco affettuoso nei confronti dei suoi idoli del passato. Basta ascoltare le versioni di “If You Could See Me Now”, “Tadd’s Delight”, “Whatever Possessed Me” e “On a Misty Night.”, dove Lovano irrompe con decisione rinfrescando l’indelebile lirismo di Dameron, così come in un duetto, quasi intimo, con il pianista John Hicks irrora di nuova linfa il “Pession Flower” di Billy Strayhorn.

Dopo l’omaggio al primo Miles Davis di “Sippin at Bells” arriva il tributo a Charlie Parker con “Charlie Chan”, una conversazione a tre voci con sassofono tra Lovano e gli altri due tenori, George Garzone e Ralph Lalama; un perfetto incastro di fiati punteggiato dalla batteria di Lewis Nash; “Abstractions on 52nd Street”, nasce dall’abbellimento, da una sorta di libera ispirazione, da parte di Lovano della linea melodico-armonica di Thelonious Monk contenuta in “52th Street Theme”, mentre “Embraceable You” di George Gershwin, orchestrato da Willie “Face” Smith, viene eseguito con delicatezza e senso della misura. Da segnalare la presenza di Gary Smulyan al sax baritono, Steve Slagle al sax alto, Tim Hagans e Conrad Herwig suonano la tromba e il trombone, rispettivamente, mentre Dennis Irwin gestisce il basso.

Come molti altri dischi di Lovano, questa operazione non che può che sedurre ed ammaliare tutti gli appassionati di jazz mainstream, non solo i nostalgici. “52th Street Theme” del Joe Lovano Nonet è una connessione diretta privilegiata con la tradizione aggiornata con delicatezza, stile, buon gusto, e senza calcare troppo la mano. La scelta dei classici è astuta, studiata in maniera millimetrata e mercuriale, mentre gli originali di Lovano sono basati su strutture bop e per nulla dissimili da quelle dei suoi idoli di riferimento. Un disco Blue Note facile, elegante immediato e fruibile. Purtroppo esiste solo in CD.

Joe Lovano