// di Francesco Cataldo Verrina //

MeVsMyself è un progetto di bilocazione artistica, dove le forze centripete e centrifughe di una personalità creativa non convenzionale si scontrano in un perenne divenire. Il Gran Coribante di questa rito alchemico apparentemente instabile, fatto di contrasti di gioco delle alternanze tra sinonimi e contrari, è Giorgio Pinardi, artista sperimentale, scevro da vincoli di stile e di genere, musicalmente cosmopolita, che tenta una conciliazione tra il moderno e l’antico, il sacro ed il profano.

Il titolo dell’album e le immagini della copertina dell’album non sono casuali: “Aiòn allude alla forza vitale e all’eternità dell’antichità greca” – Così il musicista descrive la collocazione storico-geografica – “Le immagini dell’artwork sono la rappresentazione del Tempo e delle forze vitali dell’individuo, intese come potenziale superiore insito in ognuno di noi. Una dimensione dove ogni evento è destinato a ripetersi in singoli cicli identici, eternamente. Ho trovato adatto questo titolo pensando che lavoro su stratificazioni di loop, contrapposti a momenti totalmente liberi e spontanei di creazione melodica, oltre allo sviluppo del potenziale musicale anche non consapevole di ognuno di noi. Per la scelta delle immagini, copertina compresa, posso dire che vedo questo lavoro come una continua contrapposizione duale tra moderno e antico, tradizione e stili contemporanei, tecnologia e suoni acustici della Voce. Ho trovato molto adatto inserire immagini di me ‘selvaggio’ e di me ‘moderno, elegante’ per evidenziare questa contrapposizione; stessa cosa per la chimera sul retro e la copertina, dove appaio moderno in un contesto antico. Le foto sono tutte scattate nel giardino dei Mostri di Bomarzo, scelta assolutamente non casuale.

Aiòn” è il terzo appuntamento con la discografia per MeVsMyself, dove lo sperimentatore milanese, Giorgio Pinardi, tenta di esprimersi attraverso tutte le possibilità della voce umana, usata come uno strumento a volte ritmico, altre melodico-armonico, dove le culture vocali, vicine e lontane, orientali ed occidentali si fondono e si confondono, si sovrappongono e di si contrappongono, trovando sempre un punto di contatto, una sorta di break-even-point, un punto di pareggio e di bilanciamento. Il costrutto vocale viene costantemente implementato attraverso l’apporto della tecnologia, che ne ampia lo spettro espressivo e comunicativo. L’elettronica distillata nello studio Panidea da Paolo Novelli, ingegnere del suono e co-arrangiatore dell’opera, aggiunge all’esplorazione canora di Pinardi, una sorta di guida ideale, canalizzandone le libere improvvisazione. Vocalità multistrato ed ed elettronica coabitano in sorta di equilibrio primordiale, che dalla profondità emerge, come da un magma sonoro, solidificandosi progressivamente in un costrutto nitido e cristallino.

Aiòn” è imperniato su nove tracce tematiche, inedite ed originali. L’opener “Yelbongura” è un termine in uso presso i Dagara in Africa occidentale, tra Ghana, Burkina Faso e Costa d’Avorio, il quale indica “cose che la conoscenza non può mangiare”. Il brano si sostanzia attraverso un melting-pot di stili antifonali africani, gospel e blues segnato a tratti, quasi con cadenza metronomica, da una serie di vocalizzi. “Sgriob”, cala il fruitore in un’atmosfera diversa con un effettistica che emula e simula una chitarra elettrica simil-hard-rock a cui la voce fa da contrappunto. Spiega Pinardi: “Sgriob è una parola gaelica che descrive il prurito che invade il labbro superiore prima di bere un sorso di whisky. Mentre questi due brani prendevano forma, sentivo che questa musica aveva una sorta di gusto, un mix di sapori da scoprire ma non da descrivere”.

Hyggelig”, il cui titolo deriva dalla parola danese “hugge”, significa “abbracciare” e fa riferimento al “sentirsi a proprio agio, creando un’atmosfera accogliente e conviviale che favorisce il benessere“. Il componimento si sostanzia attraverso vampate di soul-funk con ricami di scat, cambi in falsetto e altre modulazioni vocali. La traccia successiva segue le medesime coordinate: “Leys”, come specifica Pinardi sta “a indicare l’intersezione e l’incontro di energie ed è proprio ciò che è successo durante la creazione di questi due componimenti, mettendo in evidenza analogie e differenze tra generi musicali diversi”.

Le successive tre esplorazioni sonore rincorrono differenti suggestioni. In una pozione di stilemi e di moduli espressivi il costrutto melodico emerge con maggiore facilità, creando una piacevole tensione superficiale. “Waldeinsamkeit” è una locuzione tedesca che corrisponde al “sentirsi persi e in connessione con la natura”; l’effluvio esotico di “Rwty” prende spunto dall’antico nome egizio della Sfinge, raccordo tra il mondo degli uomini e quello delle ombre; in un intricato labirinto di suggestioni e cadenze ritmico-vocali compare sullo sfondo “Kamtar”, la città dell’epico Ermete Trismegisto, mitico personaggio “che incarnava l’interrelazione tra il terreno e il trascendente”.

Il motore mobile di Pinardi, che agisce ad energia costante come alimentato da una dinamo, tenta un approdo sicuro senza mai naufragare nel prevedibile: “aPHaSia” e “Nèkya”, “sono due motivi che mirano a sollecitare gli strati più profondi della psiche” – sottolinea ancora Pinardi – “attraverso una tessitura elettronica che fa da base per l’iterazione vocale”. “Aiòn” di MeVsMyself, prodotto da AlterJinga, è un disco dematerializzato, un universo inesplorato che si apre, recidendo tutti gli astringenti confini spazio-temporali e le normali reazioni chimiche tra i vari elementi sonori. “Aiòn” è tutto questo, ma anche molto di più.

Giorgio PInardi