Consolmagno / Salvatori / Spinaci – “Flowing Spirits”, 2012
// di Irma Sanders //
“Flowing Spirits” è un album che sin dal primo ascolto sprigiona una magia attrattiva; pur non muovendosi sul classico binario del jazz mainstrem, possiede tutti i crismi di una pozione maliarda ed incantevole, fatta di sonorità meticce, dove il Sud del mondo incontra alcuni assunti basilari della tradizione Nord-Afro-Americana: Peppe Consolmagno è un artista figurativo del suono, le sue percussioni sono colori naturali provenienti da ogni angolo della terra, in grado di creare un substrato sonoro prolifico e ricco di essenze, in cui anche il jazz trova il suo naturale terreno di coltura, germogliando con estrema facilità.
Fuori da ogni schema del tipico line-up jazz, bastano una chitarra flemmatica e sinuosa ed un sassofono, in grado di rubare l’anima più mite di Coltrane, per tracciare un armonioso viaggio esplorativo alla ricerca di un altrove fatto di ritmi e melodie dal sapore ancestrale e moderno al contempo. Il percussionista Peppe Consolmagno, il sassofonista Nicola Salvatori ed il chitarrista Simone Spinaci sono i tre protagonisti di un album non convenzionale, ma dal forte impatto emotivo, nato il 3 settembre 2011 da una sessione dal vivo al Festival del Jazz Village di Pesaro, dove una sorta di poesia sonora viene trasfigurata in miscuglio di jazz aperto alla contaminazione etnica, attraverso un linguaggio proteiforme e ad ampio spettro, soprattutto non facilmente geolocalizzabile o contenibile in angusti confini spazio-temporali.
“Flowing Spirits” è un concentrato di post-bob minimalista al lime tropicale, dove gli “spiriti” inseguono orizzonti lontani e spazi infiniti. L’album si muove e si sviluppa per sincretismo a partire dall’iniziale “Spiritual” di John Coltrane, che emana qualcosa di fascinoso, pur nella sua semplicità. Il brano è suonato in maniera precisa e lineare, ma non calligrafica, ma soprattutto eseguito con uno stile che mostra lo spirito di Sonny Rollins mentre aleggia nell’aria. Il tenore di Salvatori scivola senza attrito su piacevole tappeto percussivo, mai invadente, riprendendo l’originale linea ritmica. Uno dei più riusciti punti di fusione, tra Oriente ed Occidente, Sud e Nord si raggiunge in “Lion Heart”, firmata Consolmagno, che trasporta l’ascoltatore verso luoghi remoti ed inusitate atmosfere.

L’hang-drum utilizzato da percussionista diventa il motore mobile del brano, così come la sua voce usata in maniera quasi tribale. L’attacco iniziale della terza traccia crea un momento dei suspence, fino all’arrivo del sax: “Lonley Woman”, preziosa gemma prelevata dallo scrigno di Ornette Coleman, viene eseguita senza condizionamenti ed estrema libertà concettuale, senza che l’essenza ne venga alterata. “Baurimbé”, sempre di Consolmagno, è una potente e vibrante progressione dal sapore ieratico, un tropical-arabescato dove la luce del Caribe si fonde alla seta d’Oriente. “Tema Dei Sireni”, componimento originale scritto da Salvatori e Spinaci, costituisce uno dei momenti più impattanti dell’album per la sua incisività, dove un sax pastoso e convincente si dipana sotto i colpi di una chitarra dal pizzico funkeggiante, divisa nel doppio compito ritmico-melodico e l’incedere di una ragnatela di percusioni quasi soffiate che tagliano l’aria come la lama di un coltello.
Molto suggestiva l’atmosfera di “Segredo da Note” che sottolinea le abilità tecniche e stilistiche del percussionista con il berimbau. “Brother Wind” di Jan Garbarek, capolavoro dal sapore atavico, diventa un’escursione mistica in uno scenario da fiaba metropolitana, a tratti fumettistico o cinematografico. Le ritmiche di Consolmagno creano quasi una dimensione tridimensionale della musica con una forte impronta etnica e improvvisativa, facendo di “Flowing Spirits” un disco dalle caratteristiche uniche e forse irripetibili; un documento prezioso da custodire per i posteri ad imperitura memoria, ed ancora una volta grazie alla lungimiranza della Red Records. Eccellente il lavoro di post-produzione su quella che è una registrazione live, proposta con tutta la qualità di un album realizzato in studio.