// di Guido Michelone //

Ecco l’analisi di Enrico Merlin: «Frank Sinatra: Live At The Sands, With Count Basie Orchestra, conducted by Quincy Jones. Stampa Italiana Reprise orignale del 1966. Una gioia!!! Uno Splendore!!! Una bellezza senza pari! Non so cosa darei per avere l’integrale delle registrazioni effettuate in questa occasione. Un album doppio non è abbastanza. Sinatra in super forma – straordinari anche il monologo sulla sfiga (se io e Mr. Basie andiamo al Gran Canyon, lo troviamo chiuso…) e sull’amico e compagno di bevute Dean Martin (assolutamente non politically correct… – oggi sarebbe impensabile una roba così) e l’orchestra suona alla grandissima! Il duetto con il sassofonista in «I’ve Got a Crush on You» è una delle pagine più esilaranti della storia della musica e dello spettacolo».

Ecco cosa ho scritto di questo disco nel mio libro 1000 Dischi per un secolo, 1900 – 2000.

La sezione ritmica di Count Basie attacca, l’annunciatore presenta l’orchestra, che esplode senza pietà nel main riff, quindi stentoreo declama: «A man and his music […] And the man is Frank Sinatra!». The Voice entra e dopo una battuta che scatena l’ilarità del pubblico, attacca il tema di «Come Fly With Me». Basterebbe l’approccio ritmico di Sinatra nell’esposizione tematica di questo brano, sull’incomparabile impianto swing dell’orchestra di Basie (arrangiata e in questo caso diretta da Quincy Jones), per fare di questo disco uno degli indispensabili di ogni collezione.

Nel corso del concerto Sinatra dimostra grande senso dell’umorismo, interagendo spesso con i membri dell’orchestra, e dimostrando totale controllo del mezzo espressivo, entrando e uscendo con disinvoltura e incredibile rapidità dalle varie situazioni (testo-gag-testo). Splendida lo scambio con il sassofonista in «I’ve Got A Crush On You». Segue «I’ve Got You Under My Skin», che Quincy riorganizza sulle dinamiche dell’arrangiamento originale di Nelson Riddle (→ Songs for Swingin’ Lovers). Alcune delle canzoni più intimistiche («One For My Baby» o «Angel Eyes»), peraltro straordinarie interpretazioni vocali, vedono la partecipazione di Bill Miller, uno degli abituali pianisti di Sinatra. L’interplay tra Sinatra e l’orchestra di Basie è di altissimo livello e mette ulteriormente in evidenza la pronuncia perfetta (sia ritmica, che dei testi) del cantante. Chi conosce bene l’inglese potrà apprezzare l’estremamente contagiosa ironia del lungo monologo centrale in cui Sinatra racconta delle sue origini italiane, scherza impietosamente sul perenne stato alcolico dell’amico Dean Martin e deride l’altro compagno di tante avventure, Sammy Davis, Jr. At The Sands è una delle poche ragioni per ringraziare Las Vegas.

Frank Sinatra e Count Basie