// di Bounty Miller//
Qualche tempo dopo la pubblicazione di questo doppio album, Art Bakley disse: «In quelle sessioni registrate dal vivo al Birdland c’era l’essenza e la sintesi del bop e tutto ciò che ognuno di noi avrebbe fatto negli anni a venire». Si potrebbe aggiungere che questo incontro al vertice sancì l’inizio ufficiale di quello che avremmo poi chiamato hard bop, soprattutto queste registrazioni definirono le linee programmatiche della futura attività dei Messengers, a prescindere dal cambio o dall’alternarsi di collaboratori a vario titolo. Tutto fu scritto e sancito in una fredda notte del febbraio 1954, quando Alfred Lion convocò Rudy Van Gelder invitandolo a portare il suo studio mobile al Birdland per la ripresa live di un set con Clifford Brown alla tromba, Lou Donaldson al sax alto, Horace Silver al piano, Curly Russell al basso e Art Blakey alla batteria, mentre a Francis Wolff venne affidato il compito di documentare l’evento con le sue straordinarie foto.
Originariamente, le nove tracce registrate quella notte vennero pubblicate su tre dischi da 10 pollici. Due anni dopo, con l’aggiunta di una take alternativa, «Quicksilver», di Horace Silver, il disco venne rieditato nel più moderno formato LP a 12 pollici aggiunta. Nel 1975, con tre brani in più e la take alternativa di «Wee-Dot», le sessioni vennero pubblicate su due album separati. Il secondo volume contiene anche una famosa dichiarazione, sempre di Art Blakey, il vero preambolo ai futuri Messengers, una sorta di vaticinio predittivo: «Resterò sempre con i giovani. Quando questi diventeranno troppo vecchi, ne prenderò altri più giovani. Tutto ciò mantiene la mente attiva».
Oggi grazie alla Jazz Images, tutto il materiale di quelle sessioni compare su uno splendido doppio album getfolder di notevole qualità sonora, arricchito dalla foto iconiche di Wolff. Per dirla senza tante perifrasi, Blakey e soci, quella notte al Birdland fecero bingo con alcune inarrivabili versioni di classici come «Now’s The Time» e «Confirmation» «Mayreh» e «The Way You Look Tonight».
Dopo l’introduzione di Pee Wee Marquette «Split Kick» si caratterizza com un potente vettore hard bop già definitivo, con Brown e Donaldson che rivoltano le linee melodiche con ludico approccio per quello che appare come un nuovo e coinvolgente gioco di ruolo. «A Night in Tunisia», srotolata per quasi dieci minuti, stabilisce il concetto di improvvisazione libera sulla distanza brevettata da Blakey. «Once in a While» mette in risalto l’eccelso talento di Clifford Brown che secerne malinconia e liricità, aggiungendo un tocco signorile ad una melodia a presa rapida intagliata sugli accordi a raffica e sul tempo assai mutevole fornito dalla retroguardia. «Blues» è un’improvvisazione silveriana che decreta quelle che saranno le nuove regole d’ingaggio del futuro hard bop, con Lou Donaldson e Clifford Brown i quali dimostrano di aver appreso subito la lezione sviluppando assoli da manuale, senza temere i cambi repentini di chiave operati dal pianista.
«Wee-Dot» di J.J. Johnson, dove Brown è il magister assoluto, e «Quicksilver» di Horace Silver sono proposte anche attraverso le take alternative, ma l’edizione master di «Wee-Dot» mette in luce l’estro ed il talento ritmico di Blakey, al pari della versione alternativa di «Quicksilver», entrambe proposte su un tempo più veloce.
Questa storica registrazione dal vivo rappresentò il primo passo di Blakey verso una svolta epocale, che avrebbe caratterizzato il tipico sound di casa Blue Note. Le varie performance stabilirono i quattro punti cardinali di riferimento del nuovo bop. La recente edizione Jazz Images di «A Night at Birdland» su doppio vinile potrebbe essere un’occasione per scoprire o riscoprire uno dei documenti più importanti della storia del jazz moderno.
