Angelo Adamo – My Foolish Harp”, 2009
// di Bounty Miller //
Angelo Adamo è un personaggio fuori dagli schemi, certamente fuori dall’iconografia classica del musicista: astronomo, giornalista e divulgatore scientifico per mestiere, jazzista, forse, per diletto, ma tutto ciò non è una deminutio capitis, tutt’altro, questo suo essere proteiforme lo colloca in un condizione privilegiata, ossia il poter pensare ed organizzare un set di elevato qualitativo, senza l’assillo di chi è sottoposto all’urgenza e alle scadenze contrattuali della musica come unica fonte di sussistenza e d’ispirazione. Oltremodo, lo strumento suonato da Adamo, l’armonica, non è proprio tra i più comuni usati nel jazz. “My Foolish Harp” nasce da un’idea a lungo covata negli anni e realizzata con alcuni vecchi compagni di studio, storici collaboratori ai tempi delle prime esperienze musicali ed alcune pregevoli partecipazioni speciali come quella del trombettista Fabrizio Bosso, i cantanti Paola Arnesano e Renato Geremicca, il flautista Roberto Barbaro, il trombettista Fabrizio Bosso e, soprattutto, Roberto Ottaviano al sax soprano, unitamente alla chitarra di Guido Di Leone, al contrabbasso di Giuseppe Bassi, alla batteria di Alessandro Minetto.
Adamo evidenzia subito le sue doti di strumentista senza complessi d’inferiorità, elevando la sua armonica cromatica a strumento di prima fila e reggendo bene il raffronto con gli altri strumenti tradizionalmente più adatti a muoversi sul terreno jazzistico. Adamo lo fa da vero solista, da autentico front-liner, mentre i suoi sodali restano sullo sfondo ad operare dalle retrovie. E’ lui, da perfetto band-leder, che detta i tempi e i modi, non per desiderio di dominio, ma per rendere l’insieme armonico e fluente. Non a caso, a Bosso ed, a tratti, al batterista Alessandro Minetto vengono concessi spazi autonomi per l’improvvisazione. Splendido il soprano di Roberto Ottaviano in “Muzzy il gatto,” unica traccia firmata da Adamo (insieme a “La Mela di Carmela”), in cui le regole d’ingaggio e lo schema vengono in parte sovvertiti e dove armonica e sax s’intrattengono un dialogo a due voci da manuale. Fra i tanti standard scelti per l’occasione, sono da segnalare due ottimi componimenti, “Del Bottom” e “Apple Juice firmati dal chitarrista Guido di Leone. My Foolish Harp” è un lavoro di stampo tradizionale, ma innovativo per i suoni e sviluppi solistici, soprattutto nel concept, dove l’armonica conduce la progressione sonora in una dimensione quasi inedita, a volte sospesa tra il fiabesco ed il sapore di antiche narrazioni, attraverso la ricchezza di sfumature, i ricamati assoli, la prontezza espressiva con la quale vengono eseguiti.
Un jazz dal gusto mediterraneo che colpisce per la finezza della ricerca e per l’originalità dei temi riportati in auge, dove l’armonicista mette a segno una serie di memorabili performance, con elevate punte d’eccellenza, quali “My Foolish Heart”, “How Insensitive” e due differenti versioni di “My One and Only Love”, una prima strumentale ed una seconda cantata da Geremicca, vera ciliegina sulla torta dell’album. Ottime anche “Nardis” e “Blue In Green”, di Miles Davis, “Dolphin Dance” di Herbie Hancock ed rinverdita versione di “Sea Journey” di Chick Corea, arricchita dalle pregevoli ed accattivanti escursioni vocali di Paola Arnesano.
“My Foolish Harp un album non convenzionale, ma estremamente fruibile, che non conosce momenti di stasi e di cedimento, armonicamente e melodicamente mainstream, a tratti bop a volte cool, forte delle inedite circonvoluzioni dell’armonica a bocca Angelo Adamo e dei suoi ottimi compagni di cordata, tutti ben disposti al dialogo sonoro e all’interscambio finalizzato allo sviluppo del progetto. Registrato allo Studio Modula B Recording di Casalecchio Sul Reno (BO), il 26 e 27 aprile 2008, “My Foolish Harp” è un’altra brillante intuizione di Sergio Veschi e della Red Records.
