// di Bounty MIller //
Stefano Sabatini è un pianista dalla notevole cifra stilistica , dotato di un tocco jazzistico sopraffino, arricchito da elementi che rimandano al classicismo euro dotto. L’album, uscito nel 2012 per l’Alfa Music, in quest’epoca di vacatio legis, a mio avviso, andrebbe riproposto all’attenzione del pubblico: in otto anni ci sono almeno altre due generazioni che si sono affacciate al jazz mainstream con marcato interesse verso la formula del piano trio. Quando Sabatini pubblicò “Heart & Soul” era già un musicista con una consumata esperienza e una consolidata statura artistica.
L’arrivo del settimo album rappresentò un punto fermo nella sua lunga carriera ed una svolta verso la maturità artistica, quella di uomo e di jazzman a 360 gradi. Stefano si apre al mondo e mette a nudo al sua anima, infilando fra le note sentimenti ed elementi di vita vissuta, senza pudore o reticente, mentre il racconto si dipana attraverso otto tracce, sei originali di suo pugno con l’aggiunta di “Turn Out The Stars” di Bill Evans, brano dal fascino universale e senza tempo e “L’arcobaleno”, proveniente dal mondo della canzone italiana, con la firma di Mogol e Gianni Bella. Sabatini è accompagnato da due esperti sodali: Luca Pirozzi al contrabbasso e Pietro Iodice alla batteria. Il triunvirato si muove in maniera sinergica, con un fare quasi telepatico: dopo anni di fattiva collaborazione l’intesa è perfetta; ciascuno percepisce a fior di pelle ogni singolo movimento dell’altro o dell’uno e viceversa.
Pirozzi a tratti si affaccia sulla prima linea, divenendo una sorta di solista in seconda, le note del suo basso sono melodiose ed avvolgenti, assecondando e ripetendo alla perfezione il cammino melodico-armonico suggerito dal band-leader, mentre dalle retrovie Pietro Iodice assicura un equilibrato apporto ritmico ed un timing preciso e calibrato, esuberante, ma non invadente e con un tocco da manuale. Tutto l’album gioca sul filo dell’eleganza formale, ma è in grado di penetrare nell’alveo di sentimenti con un lirismo perforante, attraverso un suono a tratti energico e vibrante, che in alcuni frangenti appare volatile, spaziato ed onirico, mentre le emozioni per il fruitore grondano a cascata. Un ottimo esempio di piano trio dal concept contemporaneo, ma fortemente ancorato ai valori sintattici della tradizione jazzistica.

Partendo dall title-track “Heart & Soul”, si avverte subito il desiderio di ricerca di uno spettro melodico assai ampio e fruibile, che si evidenzia grazie ad un flusso sonoro straordinariamente omogeneo, in cui gli strumenti si integrano e si amalgamano quasi per incanto. Due gli elementi caratterizzanti di ognuna delle otto tracce, comprese le due cover riarrangiate: la ricerca della bellezza e la valorizzazione della melodia, senza mai scadere nel banale, come elemento di contatto e di relazione il mondo esterno. Sul versante compositivo Sabatini evita accuratamente di scivolare nella trappola del calligarfismo e del citazionismo a presa rapida, schivando perfino gli orpelli inutili ed andando al cuore della creazione, attraverso un’ottima tecnica di montaggio che, in fase di esecuzione, risalta in tutta la sua originalità.
Parliamo di musicisti con uno score esperienziale elevato e con una maturità esecutiva consolidata. Bastano le prime note dell’iniziale “Sweet And Tender”, per accorgersi che sarà difficile liberarsi dalle spire di quello che sembra un perfetto ingranaggio melodico-armonico, una ballata mid-range, che dispensa piccole schegge di emozioni fuse a caldo. “Ups And Downs”, gioca su un veloce movimento up-tempo, con una sorta di “discese ardite e risalite”, tanto per citare ancora Mogol. Il flusso del piano è limpido, scorrevole e zampillante. “Heart And Soul” è un’intensa ballata soulful, che squarcia la notte e scioglie il freddo dell’anima. “Mr F” produce un differente senso dell’orientamento sonoro, più metropolitano ed a tratti funkoide. “Magic Rainbow” è un affresco di colori cangianti, ricco di archetipi melodici ed spunti quasi elegiaci, una quiete apparente dopo una tempesta di vita. “Turn Out The Stars” di Bill Evans è restituita al mondo degli uomini senza complessi d’inferiorità ed arricchita di nuova linfa vitale. “Mirrors” si distingue per sua originalità compositiva, basata su cambi di tempo e ripetute variazioni melodiche. In chiusura la ripresa di “L’ Arcobaleno” che, preceduta da un piccolo intro, viene riproposta con la tecnica dei grandi standard jazzistici: riportata all’essenziale ed a tratti quasi reinventata.
“Heart And Soul” è un album dominato da un solido senso costruttivo della frase sonora, da una ricercata verve melodica arricchita da ottimi arrangiamenti e da soluzioni armoniche mai banali e prevedibili. L’esposizione di Sabatini e dei due sodali richiama il pianismo jazz di alta scuola, fatto di modernità e tradizione in simbiosi mutualistica, fluido e dinamico nella fase improvvisativa, nonché lirico nell’atto contemplativo.
Mostra meno