// di Francesco Cataldo Verrina //

Molti li hanno conosciuto a partire dal 1971 come The Cruseders, quando erano migrati verso un territorio di caccia molto diverso che strizzava l’occhio e l’orecchio alla fusion leggera ed allo smooth jazz, fino ad approdale nel 1979 ad una soul-pop-dance di lusso con l’introduzione nei loro dischi di prestigiose voci: una su tutte quella di Randy Crowford. The Jazz Crusaders, prima del pentimento sulla via del dollaro e i dissapori interni, avevano dato alle stampe ben 18 album di ben altra struttura e sostanza in quel crocevia tipico della Costa Ovest che si nutriva di bop intriso di soul, blues, funk ed accenni di cool.

Nacquero come una sorta di risposta ai Jazz Messengers di Art Blakey, adattata ad un contesto sonoro più vicino alle prerogative ed alle aspettative della Jazz Pacific Records che nel 1961 li scritturò con un buon contratto. A differenza dei Messaggeri dell’hard-bop di Balckey, che erano un laboratorio aperto con professionalità molteplici intercambiabili, i Jazz Cruseders furono una struttura chiusa, un concept organizzativo più vicino al rock o al soul, un formazione stabile, intorno alla quale giravano occasionali collaboratori. Questo fu uno dei limiti, e poco propedeutico, alla loro durata nel tempo. Troppe anime inquiete all’interno della compagine e desiderose di avere una leader-ship riconosciuta, molte le frizioni tra Felder, Henderson e Sample, nonostante un’antica amicizia li legasse sin dai tempi del liceo. Si sa che il successo e il denaro cambiano molto i sentimenti delle persone.

Storicamente, The Jazz Crusaders erano un nucleo base formato da quattro elementi alla perenne ricerca di un bassista: Wayne Henderson trombone, Wilton Felder sassofono tenore, Joe Sample piano e Stix Hooper batteria, i quali avevano iniziato a lavorare insieme in varie situazioni, a Houston in Texas, intorno al 1953, sin dai tempi delle scuole superiori. Dopo aver lasciato il Texas ed essersi stabiliti a Los Angeles, nel 1961 realizzarono il loro primo album, “Freedom Sound”, che impressionò molto i critici, che iniziarono iniziarono a parlare di “aggressivo nuovo gruppo texano, saldamente radicato nella tradizione ed inevitabilmente cresciuto a pane e blues”.

The Jazz Cruseders

Il secondo album, “Lookin Ahead”, dimostrò definitivamente che The Jazz Crusaders non era semplicemente un gruppo di giovani in erba, che proponeva una libreria standardizzata di melodie accattivanti e ben organizzate, ma un’unità compatta caratterizzata da un notevole grado di maturità artistica con un solido e rodato rapporto d’insieme, finalizzato ad una rappresentazione collettiva di alto livello. Sebbene il successo commerciale, il gradimento di pubblico e di critica si siano rinnovati nel tempo, i loro primi due album, contenuti in questo doppio vinile, si sostanziano come le due pietre miliari in assoluto della loro carriera, irripetibili per spunti creativi, inventiva ed interpretazione

La musica è quasi tutta giocata su abili scambi ed interplay a base di blues suonato con energia e disinvoltura. Molto marcata la componente melodica e lirica in linea con il jazz moderno all’epoca, nello specifico quello proveniente dall’Ovest. Wilton Felder, sassofonista di vaglia, si colloca sul lineage dei maggiori tenori Texani, come Harold Land e Curtis Amy. Felder interpreta il sax tenore in maniera vivace e vigorosa, sostenuto in prima linea da Wayne Henderson al trombone, capace di emettere un suono pieno, quasi fruttato, con molte più variazioni tonali rispetto alla maggior parte dei trombonisti dell’epoca. I due strumenti a fiato si fondono insieme per produrre un suono completo. Entrambi possiedono un tecnica molto sviluppata: se fossero rimasti legati al jazz mainstream, avrebbero avuto maggiore considerazione da parte dei libri di storia. Joe Sample al piano risulta leggermente più defilato e scolastico; ha uno stile semplice e swingante, una miscela di Oscar Peterson e Wynton Kelly, ma manca della tecnica travolgente di Peterson e della straordinaria capacità di Kelly di posizionare nel punto giusto una nota in più per aggiungere quell’elemento di varietà e ricchezza armonica.

Gli assoli di Sample nascono da una successione di accordi di blocco. Stix Hooper, batterista eccellente, si mostra costantemente diretto ed eminentemente adatto all’economia sonora del gruppo. Il bassista Jimmy Bond, che appare in entrambe le sessioni, fornisce una solida base ed un ottimo drive a tutte le progressioni dei solisti. Su due tracce è presente anche il chitarrista Roy Gaines, ma il suo apporto risulta secondario ed è solo un arricchimento formale. Nel primo album i Jazz Crusaders riescono a garantire una facile accessibilità di fruizione, attraverso l’equilibrio creativo ed una sapiente mescola di soul, cool jazz e bop; Oltre alla loro versione di “Theme From Exodus”, si misurano su vari componimenti originali di Felder, Henderson e Sample. Felder, principale voce solista, appare fortemente coinvolto nel groove con un vibrato molto veloce che aggiunge eccitazione al suo modo di suonare; il trombone di Henderson si muove nel solco della tradizione di J.J. Johnson, ma senza complessi. Il prodotto finale, sancito da una buona intesa con la sezione ritmica, risulta florido, armonioso e ben costruito, raggiungendo presto la forma di un’identità personale.

La seconda sessione dei Jazz Crusaders si caratterizza soprattutto per l’introduzione di Wayne Henderson in “The Young Rabbits”, il più noto dei sette originali eseguiti, insieme a “Song of India” e “Tonight” di Leonard Bernstein. Il front-trombone-tenore creato da Felder e Henderson, unitamente al funk a presa rapida dispensato del piano di Joe Sample ed al perpetuo foraggiamento ritmico garantito dal batterista Stix Hooper e del bassista Jimmy Bond, resero il gruppo immediatamente riconoscibile e sostenuto sin dall’inizio da un folta schiera di cultori. La ristampa di questo doppio vinile contenete i primi due album di studio dei Jazz Cruseders, “Fredom Sound” e “Lookin Ahead”, con l’aggiunta di quattro bonus-track, registrate dal vivo nel 1962, potrebbe essere una buona occasione per aggiungere due tasselli importanti alla vostra ricca collezione di dischi jazz.