// di Bounty Miller //
Sonnt Stitt non è un epigono, ma è un coevo di Parker, il quale ha saputo solo osare di più. Stitt si mise a suonare anche il sax tenore per non essere additato e cercò di cambiare stile. E’ stato un musicista molto concreto e duraturo, non ha mai fatto in modo che il genio si esaurisse presto in se stesso per auto-distruzione. Parker da un punto di vista tecnico era superiore, anche perché molte delle intuizioni sul contralto sono attribuite a lui. E questo affascina soprattutto i sassofonisti. Del resto, chi oserebbe dire il contrario, allontanandosi dall’aura mediocritas e dal comune sentire, dalla filastrocca imparata a memoria sul jazz e i suoi fardelli e, magari, sfidando una gragnola di colpi da parte degli intellettuali della Brianza e della Tiburtina.
Dal punto di vista artistico, che è una definizione molto più ampia, Parker non era superiore a Stitt, decisamente no, ossia nella complessità dell’esecuzione, dal sapersi porgere al pubblico, nel saper interpretare non solo se stesso, nel saper costruire uno stile e scrivere il jazz su carta millimetrata e non solo emettere un’eruzione vulcanica di lava sonora che spesso andava dispersa e si spegneva sul terreno sul quale era caduta. Bird è stato un genio, ma non era artisticamente superiore a Stitt. Charlie Parker era un istintivo ed auto-lesionista, non ha saputo mai vendere bene la sua immagine, costruire le basi per un post-Parker. la sua spettacolare e competitiva lezione musicale ha alimentare solo la predisposizione imitativa di una lunga sequela di emuli, epigoni e replicanti. Il dopo Parker in verità non esiste, anche se in tanti hanno suonato e con profitto il sax contralto, ciò che viene dopo Parker, si chiama Coltrane e post-Coltrane: la storia recita così. E’ la mitologia creata intorno a Bird, attorno ad una vita spezzata anzitempo e vissuta ad alta velocità che hanno fatto il personaggio, cioè l’artista, che è cosa ben diversa dal musicista tecnicamente geniale, imprevedibile, burrascoso, ribelle, auto-distruttivo che lo rende e lo rendeva affascinante. Nessuno mette in discussione la grandezza di Charlie Parker, non vedo perché bisognerebbe sminuire Sonny Stitt.
SONNY STITT, NOW AND FOREVER!
All’interno di ogni espressione artistica dell’umano ingegno si è sempre cercato il successore di qualcuno, il continuatore, l’allievo prediletto del genio di turno. Un estenuante esercizio retorico reiterato soprattutto dagli addetti ai lavori e dai critici di settore, al fine di avere una giustificazione per riempire le pagine dei giornali o avere uno spunto per scrivere un libro sull’argomento. Nel corso della storia ci sono stati, in ogni ambito, artisti dalle caratteristiche uniche ed inconfondibili, per questo geneticamente non replicabili. Per intenderci, se colui che viene indicato come «genius» fosse o fosse stato facilmente rimpiazzabile, che genio sarebbe o sarebbe stato? Un giornalista, una volta, cercò di far dire a Sonny Stitt di essere il nuovo Charlie Parker; questa fu la rapida risposta di Sonny. «Io non sono un nuovo Bird, amico! E nemmeno Cannonball Adderley. Nessuno è Bird, Bird è morto!» Sonny Stitt ha vissuto all’ombra di Charlie Parker più a lungo di chiunque altro e fu il costante confronto tra il suo lavoro sul contralto e quello di Bird, a farlo migrare sul sax tenore per un certo periodo. In tale ambito, riuscì perfino a sviluppare un suono baritonale.

Pubblicato dall’etichetta Impulse! nel 1963, “Now” rientra nella transizione dal sax alto al sax tenore, un passaggio necessario – come già detto – per liberarsi dell’onta di essere additato come un clone di Charlie Parker. Le similitudini tra Parker e Sttt restano evidenti nell’articolazione e nel fraseggio, ma alla fine sono solo un ozioso gioco al massacro operato da certi critici: il percorso di Stitt e molto più ricco e variegato, anche per durata sul campo. “Now” è praticamente senza contralto, usato su una sola melodia, “Never-Sh!” Inoltre, l’esibizione la quasi frenetica e competitiva diteggiatura ad alta velocità ed il lavoro abbagliante con cambi di accordo che avevano caratterizzato le prime uscite di Stitt qui sono praticamente assenti. La scelta dei brani consente al sassofonista di portare sul tavolo da gioco la sua capacità di muoversi agevolmente all’interno di scenari molteplici: “Surfin” risulta spazioso e coinvolgente con un tratto melodico a presa rapida, mentre “Estralita” si pregia di una fervida immaginazione nella fase improvvisativa; il timbro e l’iperbole creativa di Stitt lasciano il segno in una succosa ballata come “I’M Getting Sentimental Over You)”. La sezione ritmica è di prim’ordine: Hank Jones al piano, Al Lucas al basso e Osie Johnson alla batteria. La sinergia dei sodali con Stitt è telepatica. Soprattutto Jones mostra un’impareggiabile abilità al pianoforte, rivitalizzando melodie come “Please Don’t Talk About Me When I’m Gone”. “Now è una voce significativa nella sconfinata discografia di Sonny Stitt ed evidenzia la sua forte autonomia dallo stile parkeriano.
Anche se Stitt e Parker sembravano simili nel concept del sax contralto, alla fine risulta che Sonny fosse meno influenzato da Bird di quanto non sembrerebbe. In primo luogo, Stitt era nato solo tre anni dopo Parker, il 2 febbraio 1924, ma aveva un aspetto più giovanile, in contrapposizione a Charlie, nato il 29 agosto 1920, che aveva l’immagine di un musicista maturo, tanto da far pensare che potesse influenzare un uomo molto più giovane, ma solo in apparenza. In secondo luogo, Miles Davis ricorda di aver ascoltato Sonny con la band di Tiny Bradshaw nel 1942 e che Stitt stava già usando il suo particolare stile. Lo stesso Sonny disse di non aver ascoltato i dischi che Parker aveva realizzato con Jay McShann fino al 1943 e quando alla fine s’imbatté in Bird, a Kansas City nello stesso anno, i due sassofonisti suonarono insieme per un’ora. «Sembri davvero come me», avrebbe detto Parker a Stitt dopo la sessione.
La vexata quaestio nasce dal fatto che Sonny Stitt fu contattato per esibirsi in concerti, tributi dedicati a Bird come il concerto dell’Indipendence Day del Newport Jazz Festival del 1964, dove Stitt, insieme a Howard McGhee e J.J. Johnson, formò la prima linea per un set dedicato alla memoria di Charlie Parker. Questo gruppo, in seguito, con una sezione ritmica diversa arrivò in Europa, proponendo la musica di Bird. Il contralto di Sonny è, in qualche modo, più energico e più diretto di quello di Parker, nel senso che è meno interessato al fraseggio interlocutorio e tende anche ad evitare le abili ambiguità ritmiche con cui Parker sembrava divertirsi. Michael James una volta ha spiegato che «anche lasciando da parte le differenze strutturali, lo stile di Stitt è stato molto più simmetrico, mai così avventuroso ritmicamente». La forza di Stitt, la lunghezza del fraseggio e la precisione sicura delle dita lo contraddistinguono come artista dal talento eccezionale, il quale non avrebbe bisogno di camminare all’ombra di Charlie Parker, ma la storia del jazz è anche questo, spesso le cose più belle, vanno cercate nei meandri bui ed adombrati.