// di Irma sanders //
Qualcuno sostiene che l’ultima frontiera del jazz, sia il jazz latino, normalmente riproposto sotto nuove sembianze e con un aspetto meticcio, dove razze sonore si mescolano in un crogiolo di ritmi che rispettano la struttura narrativa del jazz, ma lo depurano, oltremodo, di quella patina sbiancata di classicismo europeo. “Yesun” è il nono album del pianista Roberto Fonzeca, che del jazz possiede imprinting, ma che non rinuncia a raccogliere gli aromi ed i colori della sua terra natia ed a trasfonderli con leggerezza, talvolta disimpegno, nel tessuto connettivo del jazz moderno.
Fonseca non tenta di sfondare nuovi varchi, agendo sulla leva della sperimentazione, nonostante la mescolanza di stili e di influenze potrebbero farlo sembrare un perfetto incubatore di nuove tendenze, sia pure non oppositive al linguaggio sostanziale del jazz. Un po’ di mambo, qualche grammo di rumba, un po’ di reggaeton, qualche stilla di hip-hop, e la sua musica chiama il popolo a raccolta per una grande festa dell’anima. Tra le perle dell’album, si segnalano; “La Llamada”con un’interazione perfetta tra Fonseca, il bassista Yandy Martínez Rodríguez, e il batterista Raul Herrera, un infuso di romantico nostalgismo latino, suffuso ed a tratti velato di mistero; “Cadenas” mostra un piglio più scanzonato, con qualche rimando a Stevie Wonder ed al Chick Corea più ispanico, mentre la vocalist/rapper Danay Suárez gioca sulle sfumature più emotive e coinvolgenti; “Vivo” si pregia dell’eccellente sassofono di Joe Lovano che sviluppa una variegata linea melodica stile bop, che s’inerpica progressivamente con nitidezza, mentre il tono crescente lascia lievitare la maestosità dell’arrangiamento; “Mambo Pa La Niña”, nasce dal perfetto incastro organ-trio, soul funk e salsa, arricchito dalle mirabolanti cinconvoluzioni di Fonseca; “Kachucha” trasporta tutta la ciurma verso un happenngi sonoro che ha tutto l’aspetto estetico ed estatico di un dance party.
Oltre a Joe Lovano, fra le special guest sono presenti il trombettista Ibrahim Maalouf, la cantante cubana Danay Suarez ed il gruppo vocale Gema 4.“Yesum” del pianista cubano Roerto Fonzeca forse è la sintesi del jazz del terzo millennio che, al rispetto al jazz, è solo un piacevole altrove, una terra di confine, che potrebbe essere altro dal solito, ma che in fondo non lo è. Il jazz adesso è questo, forse un ritorno alle radici tribali, attraverso una profondità immaginativa che lo libera dagli eccessi sbiancanti e lo conduce nell’alveo originario del ritmo.
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